La tragedia di chiamarsi Stalin di Cesare Martinetti

IL CASO. Tutti i documenti sul dramma segreto di Vasilij, secondogenito del dittatore, in un libro che sta per uscire a Mosca IL CASO. Tutti i documenti sul dramma segreto di Vasilij, secondogenito del dittatore, in un libro che sta per uscire a Mosca La tragedia di chiamarsi Stalin Vita e morte di un figlio alcolizzato e dissoluto MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Alcolizzato, rissoso, infantile, iporprotetto, super-raccomandato, insolente, arrogante, donnaiolo, irascibile, sperperatore dei beni del popolo. E, per finire, antisovietico. E' dura la vita dei figli dei grandi. Quando poi il babbo si chiama Stalin, le cose diventano ancora più complicate. Vasilij, il figlio più disgraziato del dittatore georgiano, cosi riassumeva la sua infanzia in una lettera al comitato centrale del partito del 23 febbraio 1955: «Mia mamma e morta quando ero ancora bambino e ho potuto vedere solo raramente mio padre... Sono cresciuto con le guardie del corpo, gente di scarsa moralità e moderazione... Ho cominciato presto a bere e a fumare, a scuola studiavo alla meno peggio, sono diventato tenente alla scuola d'aviazione e da allora in poi tutti i rari incontri con mio padre si sono trasformati in dibattiti sugli aerei militari...». Il povero Vasilij, secondo figlio di Iosif Stalin (il primo, Yakov, è morto prigioniero in guerra, la terza, Svetlana, vive tuttora a Londra dopo un'intensa vita di disgraziate peripezie), scriveva questa lettera dal carcere, dov'era stato rinchiuso subito dopo la morte del padre, a scontare dissolutezze e privilegi che l'avevano accompagnato per tutta la sua disperata esistenza. Vasilij Stalin chiedeva di essere liberato. Ma la vendetta per essere stato figlio di tanto padre è stata impietosa: rimase in carcere fino al '61, poi fu confinato a Kazan e un anno dopo morì attaccato alla bottiglia, la sua compagna di vita. Squarci e brandelli di quella storia lontana ricostruita su lettere e documenti inediti emergono ora per la prima volta dal pozzo dei segreti sovietici. Vladimir Denisov, topo d'archivio, li ha raccolti in un libro, Stalin nell'abbraccio della sua famiglia, di prossima pubblicazione, che La Stampa ha letto in anteprima. «...Badi che Vasja non faccia mascalzonate. Non gli lasci fare di testa sua... se non vorrà ubbidire alla Fra «Hotel» e «plas» che sciattezza in tv Evviva il sindaco di Pavia: condivido pienamente il plauso del lettore Fabrizio Manfredi e la sua deplorazione per la sciatta superficialità dei dicitori di radio e tv. Una parola ha l'aria straniera? Non può essere che inglese! Ed ecco il latino plus pronunciato plas (è di moda accostare quest'avverbio al nome di detersivi, creme cosmetiche, shampoo ecc. per esaltarne l'efficacia , per es. «Bio Presto Micro plus»); ecco la notizia dell'attentato al Semiramis Hotel; ecco il dépliant accentato sdrucciolo; ecco la crème càramel... ma che ci si può aspettare, se proprio in questi giorni su Rete 4 si legge a tutto schermo l'annuncio dell'imminente programma «Chissà chi lo/à (sic)»? Il malvezzo è almeno trentennale: ricordo una remota trasmissione radiofonica (intitolata - mi pare - «Un oggetto al giorno») in cui si faceva con molto garbo la storia di oggetti di uso comune. Venuto il turno del cucchiaio, l'ineffabile lettrice informò che già i Romani usavano tale attrezzo, anzi distinguevano tra un cucchiaio di forma allungata - lingula - e un altro, arrotondato, cochlear: solo che quest'ultimo venne presentato anglofonamente codia (rendo l'idea anche senza usare la grafia fonetica internazionale?). Eppure la gentile signora sapeva di essere in un contesto latino. Non c'è motivo di prepararsi ad accogliere gli asini del 21° secolo... il 20° ne è già abbondantemente fornito; e non può essere che così, visto l'andazzo sempre più tuttologico della nostra povera scuola. Nel settembre del '91, scrissi alla Stampa (era il periodo in cui si avviava la riforma della scuola elementare, con i moduli e la sperimentazione) portando qualche esempio e facendo al- Otto giugno 1938. Stalin stesso scrive a Martyshin, insegnante di Vasja: «Le rispondo con ritardo perché ero sovraccarico di lavoro... Vasilij è un ragazzo viziato da varie comari e comarelle che gli ricordano in continuazione che lui è "il figlio di Stalin"... Il mio consiglio è: sia più rigoroso con lui, non abbia paura delle sue continue minacce di suicidio, è un ricatto... non ho tempo per occuparmi personalmente di Vasilij, ma prometto di tanto in tanto di prenderlo per la collottola...». Martyshin gli risponde pochi giorni dopo: «Vasilij è molto dispiaciuto per il Suo disappunto... mi ha confidato che sarebbe pronto a fare qualsiasi cosa per recuperare la Sua fiducia...». Pochi mesi dopo entra nella scuola militare aeronautica su un tappeto di privilegi. E' addirittura Lavrentij Beria, famigerato capo della polizia politica, a scrivere a bambinaia o comincerà ad offenderla, lo tenga a bacchetta...». E' il 12 settembre 1933. Stalin scrive queste righe a Efimov, l'amministratore della dacia di Zubalovo dove ha sistemato i figli dopo il misterioso suicidio della moglie, Nadezhda Alliluieva, al Cremlino. Vasilij, detto Vasja, ha appena dodici anni e comincia la sua disperata ricerca d'affetto. «Buongiorno papà - scrive il 26 settembre 1934 sto abbastanza bene... sono nella prima squadra di calcio della scuola, ma ogni volta che devo andare a giocare mi fanno delle storie e mi dicono che senza il tuo permesso non si può. Scrivimi se posso giocare o no e... mandaci delle pesche». Un anno dopo il 22 settembre, l'amministratore della dacia Efimov non osa scrivere a Stalin, ma affida il suo messaggio preoccupato a Vlasik, capo delle guardie del corpo: «Vasja studia male... ieri non ha voluto andare a scuola dicendo che aveva la febbre, ma non s'è fatto visitare dal medico... ha una grande passione per il calcio». Un ottimo pilota LETTERE AL GIORNA Stalin ciò che gli riferiscono le spie: «Per Vasja il comando della scuola ha fatto una serie di eccezioni... è stato alloggiato non nel convitto allievi, ma nell'albergo nell'unica stanza con la radio... mangia alla mensa ufficiali dove gli cucinano piatti speciali». Dalla scheda sulle caratteristiche personali di Vasilij Stalin, datata 17 febbraio 1939: «...arriva in ritardo alle lezioni, si presenta sulla pista di volo con la barba lunga, contesta le disposizioni del maresciallo... è insolente con i compagni». Ma è un bravo pilota: il 20 febbraio l'allievo Stalin passava l'esame di pilotaggio con voto «ottimo». Il 4 marzo 1941 Vasilij manda questo biglietto a Stalin: «Caro papà, come stai? Il 22-23 febbraio sono stato a Mosca... e volevo tanto vederti, ma mi hanno detto che eri occupato...». L'esistenza di Vasilij si infila in un tunnel da cui non uscirà più. Il 4 aprile 1943 viene ricoverato nell'ospedale del Cremlino ferito da schegge di granata. Operazione di guerra? No. Il compagno Vasilij insieme con i suoi amici e le sue ragazze aveva organizzato una bella cato «un grande danno materiale allo Stato sovietico». Milioni di rubli sperperati nel periodo in cui era comandante militare del distretto aeronautico di Mosca. E' accusato di «furto e spreco della proprietà statale», «attacchi ostili e calunnie antisovietiche», di aver tentato di stabilire contatti con giornalisti stranieri per «dare interviste sulla situazione sua e del Paese dopo la morte di Stalin». Vasilij si riconosce colpevole, accetta il carcere con disperazione (pubblichiamo qui a lato alcuni stralci della sua lettera a Krusciov), viene liberato solo il 28 aprile 1961. Ha solo 40 anni, ma ne dimostra il doppio. Il 19 marzo 1962, da Kazan dov'è stato confinato, il Kgb manda questo telegramma a Krusciov: «Alle ore 13, è morto Vasilij Iosifovich Dzhugashvili (Stalin)... La morte è dovuta all'abuso di alcol... nonostante gli ammonimenti dei medici si ubriacava sistematicamente... Riteniamo opportuno seppellirlo a Kazan senza onori militari e informare della morte solo i parenti stretti». pesca sul fiume, non con canne e reti, ma con le bombe prese in armeria. Uno dei suoi amici è morto, lui e il pilota Kotov sono rimasti feriti. A 22 anni, Vasilij Stalin è un uomo finito. Il 26 maggio 1943 viene destituito da pilota per «ubriachezza e dissolutezza». Il 14 giugno del '41 un capitano della «sicurezza» scriveva a Mosca che «il tenente maggiore Stalin quasi ogni sera è ubriaco fradicio con i suoi amici». Sperperati rubli a milioni Pochi anni dopo Vasilij è un uomo fisicamente distrutto. Lo rivela l'«appunto confidenziale» indirizzato a Stalin dal non meglio identificato compagno Egorov: «...ritengo mio dovere informarla che Vasilij soffre di esaurimento nervoso, gastrite cronica e anemia. Causa di tutto è un abuso straordinario di alcol...». Vasilij viene arrestato nell'aprile del '53, un mese dopo la morte di Stalin. Nell'interrogatorio del 9-11 maggio riconosce di aver re¬ Cesare Martinetti ALE

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