Alla radio più utenti e meno potenti la libertà non è una saponetta

Alla radio più utenti e meno potenti; la libertà non è una saponetta Alla radio più utenti e meno potenti; la libertà non è una saponetta Né è molto un mese, per giudicarla. Ogni mezzo di comunicazione di massa (e la radio più di tutti) funziona grazie all'affezione che riesce a generare nel pubblico col tempo, e dunque anche minimi cambiamenti possono essere traumatici, finché non si radicano nelle abitudini a loro volta. Credo che lo stesso sia capitato alla Stampa, quando si ò rivoluzionata la grafica e si sono modificate rubriche gloriose quali «Specchio dei tempi». Colpire abitudini radicate può essere doloroso, ma quando le abitudini radicate si chiamano lottizzazione, sprechi e dubbia qualità, vanno conservate? Bisogna lasciare angoli di vecchio che disavanza, per far contenti tutti? E magari salvare con la capra anche alcuni cavoli, amari? Da un lato ho qualche lettera che lamenta lo spazio dato ai giovani nel pomeriggio di Radio Due. Dall'altro lato ho i dati che mi dicono che l'ascolto radiofonico generale del pomeriggio è formato in maggioranza schiacciante da giovani. A controprova, i vecchi programmi Rai del pomeriggio totalizzavano ascolti che sarebbe generoso chiamare mediocri. Per migliorare gli ascolti, e rendere con ciò le reti autosufficienti, ci si rivolge al pubblico che c'è o a quello che non c'è? Sapendo che personaggi come Fabio Fazio o Leila Costa sono tutt'altro che sgraditi anche al pubblico più maturo, li si chiama a fare un'offerta di musica e intrattenimento di qualità, oppure no? Ripeto: tre mesi per costruire e un mese per farsi giudicare. E' fisiologicamente normale che alcuni dettagli (il pomeriggio su una rete è quasi un dettaglio, in rapporto a tre palinsesti di ventiquattro ore l'uno) non vadano. Ma oltre a una fisiologia c'è una patologia delle obiezioni. N.on è affatto vero che si punti solo sui giovani e sul rock. Il Terzo canale è interamente dedicato a letture di libri, dibattiti, interviste e approfondimento. Se ci sono difficoltà a ricevere Radio Tre è perché nei passati trent'anni i soldi sono serviti a costruire studi meravigliosi come astronavi, e non a potenziare il segnale. Ora si è invertita la tendenza e la diffusione di Radio RISPONDE O.d.B. mm<m. trasformi, invece, in un pungolo feroce, che ti spinge a fare, a muoverti, a lottare, perché quando perdi la voglia di lottare, allora sì, che sei morto, anche se continui a respirare. Quindi, lotta, Francesco, casca per terra, butta fuori sangue e sudore, piangi e urla, fai sentire al mondo che sei vivo e che, per ogni segno che ti lascia la vita, sei disposto a fartene un altro, pur di andare avanti». Egr. sig. Del Buono, tramite lei, vorrei parlare al sig. Francesco di Trento che cerca un motivo per vivere (Io Stampa, 23 marzo 1994). Premetto che anch'io ho meno di quarant'anni, da poco ho ripreso a lavorare dopo un lungo periodo di disoccupazione, ho perduto la famiglia e sono senza una lira, quindi, non ho niente da invidiarti (permetti che ti dia del tu, Francesco?). Tutte le mattine trovo un buon motivo per vivere? Davanti allo specchio, mentre mi faccio la barba e mi lavo i denti (anch'io ho passato un momento durante il quale queste cose semplici mi pesavano). Stefano Leonetti, Torino cere ortare ita «Se non ho capito male, hai una famiglia, dei figli; adoperali (so che il termine è brutto, ma sto scrivendo di getto): apriti a loro, alla tua compagna, ai tuoi amici e alla gente che ti vuole bene. La tua vita sono loro, tu non sei altro che un viso che si guarda allo specchio e dice a se stesso: ok sono forte, ho degli affetti e della gente che si aspetta da me grandi cose (o anche piccole cose, quello che riesci a fare) e non posso deludere loro come non posso deludere me! lo sono sicuro che ce la fai e solo per questo ti voglio bene anch'io! Se ti va, scrivimi, l'indirizzo lo lascio al caro OdB...». Odb ringrazia per la collaborazione. GENTILE signor Leonetti, continuo a trascrivere la sua lettera che non è rivolta a me (tengo a informare i lettori distratti), ma al signor Francesco di Trento che, a sua volta, aveva scritto alla madre di Davide di Torino preoccupata per aver messo al mondo un figlio (La Stampa, del sette marzo 1994). accuse preventive di sionismo (mala tempora currunt). Quando è finito, abbiamo ricevuto molte telefonate dispiaciute, e richieste di replica. Sento che ad alcune trasmissioni pensate per i giovani intervengono persone di tutte le età. Leggo perplessità e luttuosi rimpianti per la scomparsa di trasmissioni che sono sempre cadute nel silenzio. So che l'autorevole collaborazione alla Radio di alcuni giornalisti è stata interrotta per motivi economici. Quando le vecchie abitudini vengono meno, mi dico, dispiace proprio a tutti. Aldo Grasso direttore dei programmi di Radiorai L'antisemitismo e Mussolini Nella recente campagna elettorale, Gianfranco Fini ha limitato la sua stima per il fascismo al periodo sino al 1938. Ora leggo il «Diario 1938» di J. Goebbels e apprendo, alla data del 16 febbraio: «Roma protesta contro l'antisemitismo razziale. Parla di "lealtà" dei suoi ebrei. In questo Mussolini è miope e incoerente». Subito dopo Mussolini cambiò idea e si allineò a Hitler, per compiere «un errore diventato orrore», come spesso ha ripetuto lo stesso Fini, il quale, tuttavia, ora svela di ritenere «Mussolini il più grande statista del secolo»: opinione quanto meno discutibile. Cesare Cesari, Bari Perdonami per questo mondo Ad un/una nipote in arrivo: Mancano pochi giorni e sarai tra noi ma, prima che tu veda la luce, voglio chiederti di perdonarmi. Stai per aprire gli occhi in un momento molto triste in cui la parola Libertà è venduta come una saponetta, suona bestemmia poiché ora più che mai significa privilegio, diventa uno schiaffo in faccia a chi è da sempre in credito di Libertà. Ti chiedo di perdonarmi per non essere riuscito a costruire il mondo in cui ho creduto, in cui in molti abbiamo creduto. Il mondo in cui ha creduto mio padre. Alla memoria ho chiesto anche a lui di perdonarmi se in questi giorni si è concluso il percorso che ha reso inutili le manganellate che ha preso e l'olio che ha ingollato. Io, noi abbiamo trangugiato soltanto delusioni ed amarezze. Lui, loro no. Ci meritavano migliori. Per ora, lo so, ti è impossibile esaudire la mia richiesta ma vorrei te ne ricordassi tra vent'anni. Come sarai? Se il tuo orizzonte culturale spazierà tra un quiz ed uno spot transitando per il Beautiful di turno, se il virtuale ti avrà anestetizzato sino a cancellare il reale, se il mondo che ti sta a cuore comincerà e finirà nella sfera del tuo piccolo Io egoista, se di conseguenza la tua massima aspirazione politica sarà metterti in coda dietro ad un pifferaio, se sarai così mi sarai sempre caro/a ma dimentica tutto questo e buona fortuna. Ma se in te sarà rimasto qualcosa, se crederai che la vita ed Ù mondo possano e debbano valere di più e di meglio, se avrai conservato intelligenza, senso critico, capacità di guardare, riflettere, capire, se avrai voglia di lottare per essere Uomo tra Uomini e non uno zombi ipnotizzato, se sarai così ricordati di perdonarmi se ti costringiamo a ricominciare da capo. Ti abbraccia tuo nonno. Bruno Corna, Andrate (To) Un giornale non è un marito «Se dovete scegliere un giornale, fate come se doveste scegliere un marito: prendete il più ricco!». Troppe volte, nel mese di marzo, questo retrogrado suggerimento scoppiettava fra la pubblicità Tv della Rai, per promuovere la vendita di uno dei tanti settimanali cosiddetti femminili. Un cordiale ringraziamento a chi ha finalmente cancellato la martellante diffusione di un luogo comune così squallido. Paola B. Riboni, Casale Monf.to

Luoghi citati: Andrate, Bari, Casale Monf, Roma, Torino, Trento