Salieri truce anzi spiritoso

In scena a Verona «Axur Re d'Ormus» in un Oriente da fiaba In scena a Verona «Axur Re d'Ormus» in un Oriente da fiaba Salieri truce, anzi spiritoso Nelpresunto assassino di Mozart si scoprono notevoli capacità brillanti Grandi interpreti vocali, punto debole il direttore d'orchestra Istan Denes VERONA. La rinascita mozartiana degli ultimi anni ha indotto all'esplorazione del mondo dell'opera viennese di cui Antonio Salieri fu uno dei protagonisti. La fama oscura intorno al suo nome, in cui un mito romantico, consacrato da Pushkin, ha identificato l'immaginario uccisore di Mozart, si dissolve come neve al sole all'ascolto della sua partitura più impegnativa, l'((Axur Re d'Ormus» (1788) su libretto di Lorenzo Da Ponte, ora riproposta al Teatro Filarmonico, complice l'attivissimo Istituto Salieri di Legnago che ha organizzato un congresso di presentazione. «Axur» è opera per molti aspetti truce che mette in scena le gesta di un crudele tiranno orientale indotto dalla gelosia a perseguitare il suo soldato più fedele. Così, Atar e la moglie Aspasia ne passano di tutti i colori, finché l'ira della gente che li ama, salvandoli dal rogo, non induce Axur a suicidarsi, lasciando che il suo guerriero venga acclamato re. Ora, nella caratterizzazione del crudelissimo protagonista la musica di Salieri si tiene molto sulle generali, cadendo spesso nel banale: mentre, nel co- gliere la vita sentimentale di Atar e Aspasia, la loro tenerezza e nobiltà d'animo, l'intima sofferenza, la gioia del loro amore, Salieri scrive melodie meno generiche e più commosse, lavora con grande abilità una orchestra in cui primeggiano i fiati, soprattutto i legni, combinati in delicati intrecci di temi e di colori. Ma quello che più colpisce nella partitura è la sua snellezza, la volontà di far scorrere le situazioni in un continuo rifiorire di brevi sezioni melodiche che spingono avanti i lunghi recitativi secondo una tecnica francese e gluckiana, singolarmente applicata ad un libretto italiano. E poi, in «Axur», c'è tutto un lato spiritoso e brillante in cui Salieri riesce assai bene: il personaggio buffo del servo Biscrona, canti, danze, una festa con Arlecchino, Brighella e Smeraldina: c'è, insomma, una fusione dei generi più diversi che mette a fuoco il carattere principale dell'opera viennese, dominata dal cosmopolitismo di Giuseppe II e volta a raffinate contaminazioni drammatiche, letterarie e musicali. L'esecuzione offerta dall'Ente Lirico Arena di Verona era molto soddisfacente sul piano vocale: Simone Alaimo, collaudatissimo in queste parti severe ed autorevoli, è stato un impressionante Axur; Alessandra Ruffini una delicata Aspasia, Giuseppe Morino, sufficientemente commosso ed energico nella parte del soldato Atar. Nei personaggi minori hanno ben figurato Romano Emili (Biscrona), Marcella Polidori (Fiammetta) e Armando Ariostini (Arteneo). Delizioso lo spettacolo guidato dalla regista Susy Attendoh (da una idea di Gianfranco De Bosio) con le scene coloratissime di Emanuele Luzzati e i costumi di Santuzza Cali: ci hanno trasportato in un Oriente da fiaba, pieno di luci, di colori, di trasparenze fantastiche: proiezioni, palloncini colorati, tappezzerie persiane, fantasia di costumi e di gesti ironici. Peccato che il punto debole fosse il direttore d'orchestra Istvan Denes, troppo poco accurato nella concertazione che richiederebbe molte finezze e incerto nel mandare avanti strumentisti e palcoscenico. Ma ciò non ha impedito il successo pieno. Paolo Gailarati

Luoghi citati: Legnago, Verona