Gigliola sposa in carcere l'ultimo amore
Dopo ventun anni Condannata a 26 anni per l'omicidio di Cesare Brin, farmacista di Cairo Montenotte Gigliola sposa in carcere l'ultimo amore La cerimonia si svolgerà sabato alla Giudecca di Venezia L'uomo ha tentato di salvarla con la sua testimonianza «Sposarmi di nuovo? Basta uomini. Sono una disgrazia». Diceva così, Gigliola, non troppo tempo fa, estate '89, aula grande del Tribunale di Savona. E diceva anche: «L'unico amore della mia vita resta Pino Giustina il mio primo marito». Poi piangeva. Ma il tempo fa in fretta a cancellare parole e promesse. Gigliola Guerinoni, condannata a 26 anni per l'omicidio di Cesare Brin, storia di sangue e di sesso nella tetraggine della Valbormida, a Cairo Montenotte, ora ha deciso che nella vita possono esistere altri amori e che ci si può sposare di nuovo. Così, sabato prossimo, a Venezia, nel carcere femminile della Giudecca, si unirà in matrimonio con Luigi Sacripanti, bolognese e grande amico di vecchia data, da 21 anni addirittura. Non è mai tardi per scoprire l'amore. Sacripanti è anche l'ultimo teste accorso in difesa della Gigliola. Raccontò ai giudici che la Guerinoni aveva sì colpito il suo amante Cesare Brin a bottigliate, ma che il colpo finale l'aveva dato qualcun altro. Risultato: lei s'è beccata una querela, e per ora nessuno parla di riaprire il processo per omicidio. I giudici non le hanno mai creduto. Questo è un po' il destino della Guerinoni e di tutti quelli che prima o dopo han cercato di prendere le sue difese. Lei diceva che era innocente e loro la condannarono; ripeteva che Ettore Gerì, il suo convivente, non c'entrava niente con l'omicidio, e loro condannarono pure lui (15 anni); dichiarava che il suo unico, vero amore era Giustini, e quelli addirittura la processarono dopo pochi mesi per aver ucciso anche lui (assolta con formula piena, questa volta). In compenso, Gigliola, ex infermiera, gallerista, bellezza paesana capace di circondarsi di una incredibile corte dei miracoli (dall'anziano convivente al primo marito pittore malato di cuore, al nobile decaduto), ha sempre trovato grandi estimatori fuori dalle aule di giustizia. Lettere di spasimanti, movimenti di solidarietà, testimoni di difesa spuntati un po' dovunque. Un tossicodipendente che qualche tempo fa cercò di convincere i magistrati che lei era innocente e che lui conosceva nuove verità su quel delitto. La figlia Soraya che cambiò versione un po' di volte. E poi, Luigi Sacripanti, appunto: «La sera del 12 agosto 1987 c'ero anch'io in casa di Gigliola. Quando sono arrivato Brin era già stato ucciso. Litigarono, e lei lo colpì prima con la bottiglia dell'acqua minerale e poi con quella dell'olio. Ma quando vide il farmacista accasciarsi sul pavimento chiese aiuto ripetendo "Non morire, non morire". E a questo punto un terzo uomo che era con noi impugnò un pezzo di marmo e finì Cesare Brin». Ma negli ultimi tempi non sono saltati fuori solo testimoni poco o tanto inaffidabili, mentre lei si dava un gran daffare per giurare al mondo che ormai viveva nello spirito del ritrova¬ to Vangelo: «E se mi spiegano come si fa vorrei donare il mio rene a chi ne ha bisogno». Gigliola ha raccolto libri, pubbliche dichiarazioni d'amore, lettere, e un corteo di buoni samaritani. Come Nicola Paolozza, proprietario di un laboratorio di analisi mediche a San Marco dei Cavoti (Benevento), sposato e padre di due figli, che quattro anni fa ha preso carta e penna e ha mandato messaggi di comprensione e di stima alla Gigliola. E poi è andato fino in carcere per conoscerla. «Ricordo che ero al mare con i miei quando il dramma Guerinoni esplose. Tutti a darle addosso, a sbatterla in prima pagina come il mostro del momento. Io dissi a mia moglie; vado a trovarla, e lei che pure non era d'accordo mi lasciò fare. Così, ho incontrato la Guerinoni e ho stabilito con lei un ottimo rapporto di amicizia. Ho conosciuto una donna in difficoltà, un grande personaggio». Luigi Sacripanti, invece, la conosceva già da un pezzo. Amici dal 1973, quando la Gigliola faceva l'infermiera e molto prima che sulla sua strada arrivasse Cesare Brin, farmacista ricco e monarca popolare a Cairo Montenotte, perché aveva fatto il presidente della squadra di calcio e l'aveva portata in alto. Se l'amava sin da allora, il signor Luigi Sacripanti deve aver avuto una bella pazienza. Ma alla fine l'ha avuta vinta. A celebrare le nozze, con rito civile, dovrebbe essere il presidente del quartiere della Giudecca, Zoia Foffano. La direttrice del carcere, Gabriella Straffi, non smentisce: «Finora non mi è arrivata ancora la richiesta. Però è da qualche mese che gira questa voce». Gli avvocati confermano. Auguri. [r. cri.] Dopo ventun anni di amicizia il colpo di fulmine Gigliola Guerinoni e (nella foto piccola) la figlia Soraya
Luoghi citati: Benevento, Cairo Montenotte, San Marco Dei Cavoti, Savona, Venezia
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