«Cento donne per Clinton»

«Cento donne per Clinton» L'ex capo della sicurezza: «Fui io a procurargliele quando era governatore» «Cento donne per Clinton» Nuovo scandalo, trema la Casa Bianca LA STORIA SEGRETA DEL PRESIDENTE AWASHINGTON LTA tensione alla Casa Bianca e nelle redazioni dei giornali della capitale, che domani riceveranno la nuova puntata di Decamerone a Little Rock, provveduta ancora una volta dal mensile conservatore ((American Spectator». La nuova puntata, che «La Stampa» è in grado di anticipare, sostanzialmente ricalca e conferma la prima, ma con alcuni elementi di novità. A parlare, innanzitutto, è un'altra delle guardie del corpo dell'allora governatore Bill Clinton, quello che per un certo periodo è stato il capo di tutto il gruppo e godeva di una particolare familiarità con la Prima Famiglia dell'Arkansas. L. D. Brown, questo è il suo nome, porta approssimativamente a 100 il numero delle donne che ha contattato per conto di Clinton, per poi servirgliele nel letto. Ricorda l'abitudine poco femminista del progressista Clinton di classificare tutte le sue conquiste femminili con un voto da 1 a 10. Racconta come Clinton stesso gli confidò che spesso fumava marijuana per godersi meglio il sesso. Conferma, come testimone oculare, che Hillary aveva una relazione con il collega Vincent Foster, suicidatosi nel luglio scorso, e aggiunge che Bill sapeva. Infine dettaglia ie minacce subite da tutti i «trooper» che hanno parlato (ormai sono 5) e le indebite promozioni ricevute dai tre che non hanno parlato. Brown è già stato convocato come testimone dal procuratore speciale per il caso Whitewater, Robert Fiske. «Love and Hate in Arkansas, L. D. Brown's Story» (Amore e odio in Arkansas, la storia di L. D. Brown) parte dal racconto di un'altra ragazza, Joyce Miller, che ricorda di essere stata avvicinata da una guardia del corpo di Clinton: «Il governatore vorrebbe conoscerti». In questo caso la guardia del corpo non era né Larry Patterson né Roger Perry, gli autori delle rivelazioni del dicembre scorso, ma Brown, la pri¬ ma reazione del quale, appena avvicinato dal giornalista, è stata: «Oh, merda». Subito dopo ha raccontato che aveva già ricevuto forti pressioni a tacere dalla Casa Bianca, la solita Betsy Wright. Ma le minacce potevano poco su Brown, perché, anche se aveva deciso di tacere, il suo rapporto con Clinton era ormai comunque irrecuperabile. I due, che a quanto sembra erano particolarmente amici, ruppero nell'85 su una questione sindacale e, per vendetta, Clinton cercò di far in- eliminare Brown con un'accusa che non resse poi alla prova dell'indagine. Brown ha confermato tutti i racconti di Patterson e Perry sulle amanti che Clinton aveva a Little Rock e sulla sua abitudine di far contattare le ragazze che gli interessavano dalle guardie del corpo. «Solo il 10% del nostro tempo - dice Brown - era dedicato alla protezione del governatore, il resto era consumato in procurare appuntamenti, portarvi Clinton e la ragazza, tenere d'occhio i movimenti di Hillary per evitare scenate». Ma Brown, anche con una punta d'invidia, era visto dagli altri come «il cocco di Clinton»: tra di due c'era una grande complicità e Brown confessa apertamente di aver approfittato di quelli che chiama «i resti» di tutto il materiale che procurava al governatore. Di conseguenza c'erano scambi di confidenze. Clinton, come è ormai noto, amava commentare le sue imprese, come quella volta a Boca Raton, Florida, in cui una ragazza procurata da Brown acconsentì a chinarsi per una mez- z'ora sul grembo del governatore in una macchina e, a lavoro finito, Clinton uscì contento, commentando: «Che grande po..». Così Clinton confidò a Brown che aveva una storia con Gennifer Flowers e una con l'ex Miss Arkansas Sally Perdue. Aggiunse che, quando l'andava a trovare nel suo appartamento, fumava marijuana, perché poi «il sesso era più bello». In campagna elettorale Clinton aveva ammesso di aver fumato erba «solo una volta o due a Londra da studente, ma senza inspirare». Sembra che quasi vent'anni dopo abbia imparato a inspirare. Brown e la moglie Becky, che era la baby-sitter di Chelsea, erano di famiglia nella casa del governatore. Ci sono state parecchie cene insieme a casa e fuori. La guardia del corpo dice di aver visto mille volte «intensi baci sulla bocca, toccamenti espliciti, abbracci appassionati e anche di più» tra Hillary e Foster. Una sera, all'Orientai Barbecue di Little Rock, cenarono assieme tre coppie più Brown: i Clinton, i Foster, e un'avvocatessa promossa giudice da Bill, accompagnata dal marito. L'avvocatessa è l'unica amante di Bill di cui Hillary sapesse, la destinataria dell'hillariano: «Cosa ci fa qui quella puttana?», quando la prima coppia lasciò più di un anno fa l'aeroporto di Little Rock per Washington; e anche la destinataria di lunghe telefonate notturne del governa¬ tore, rintracciate dal «Los Angeles Times». Dopo la cena, le tre coppie decisero di camminare per una ventina di minuti, davanti gli ignari (la signora Foster e il marito dell'avvocatessa), subito dietro Hillary e Vince, che con una mano «le strizzava il sedere» e dietro Bill e la sua fiamma che si davano da fare anche camminando. Problemi della coppia aperta: tutti e due sapevano di almeno un tradimento dell'altro, ma la rabbia, soprattutto da parte di Hillary, poteva nonostante tutto esplodere in ogni momento. Si discuterà ancora una volta in America se sia giusto pubblicare queste cose. Qualcuno sosterrà anche che si tratta di falsità inventate da reprobi a scopo di lucro. Ma Brown non intende scrivere nessun libro, semmai vuole solo vendicarsi. Fu proprio Patterson a raccontargli, anni dopo, che quando Clinton tentò senza successo di infangare Brown, era stata Hillary a spingerlo: «Bisogna inchiodare quello stronzo», Patterson la sentì dire. D'altra parte, i tre «trooper» che non hanno parlato, hanno tutti ricevuto generose e immeritate promozioni, compreso Buddy Young, diventato capitano nonostante fosse finito nei guai perché faceva aggiustare le macchine del corpo da una carrozzeria da lui posseduta di nascosto. Paolo Passarmi L'uomo testimonierà nell'inchiesta per il caso Whitewater «Bill mi confidò che spesso fumava marijuana» «E sapeva che Hillary aveva una relazione con un mio collega» A sinistra. Bill e Hillary Clinton. A fianco, Vincent Foster, la guardia del corpo morta suicida; a destra, il procuratore Robert Fiske