I jet Nato fermano l'assedio a Gorazde

E' il primo attacco al suolo degli aerei dell'Alleanza. Il generale Mladic tra le vittime? E' il primo attacco al suolo degli aerei dell'Alleanza. Il generale Mladic tra le vittime? I jet Nulo fermano l'assedio a Coroide «Gli F-16 hanno colpito il comando serbo» ZAGABRIA. Due caccia americani F-16 hanno bombardato alle 18,26 di ieri sera le postazioni dell'artiglieria pesante serba intorno a Gorazde, l'enclave musulmana della Bosnia orientale proclamata zona protetta dall'Onu che i serbi attaccano con violenza da dieci giorni. Almeno due carri armati serbi sono stati distrutti nell'attacco. Uno dei bersagli era un posto di comando serbo fuori dalla città, in cui secondo fonti indipendenti sarebbero rimasti uccisi 15 uomini, e fra le vittime potrebbe esserci lo stesso comandante serbo-bosniaco Mladic. E' la prima volta che in Bosnia la Nato colpisce obiettivi di terra (l'unica azione precedente aveva avuto per bersaglio due aerei dell'ex Jugoslavia). I serbi hanno risposto con la contraerea senza fermare i jet. In seguito al raid sono cessati i bombardamenti contro Gorazde. «L'azione militare della Nato è un aperto atto di aggressione contro il popolo serbo. Ieri hanno attaccato bersagli civili» ha dichiarato il comandante in capo del cosiddetto corpo d'armata erzegovinese che ha guidato l'offensiva serba contro Gorazde. Ma fino a tarda sera non c'è stata nessuna reazione ufficiale delle autorità serbo-bosniache. Il leader Radovan Karadzic non era reperibile. Silenzio assoluto anche da parte della tv serba di Banja Luka e dei media di Belgrado. L'intervento aereo della Nato è stato richiesto dal generale Michael Rose, comandante delle forze di pace dell'Onu stazionate in Bosnia, per proteggere gli osservatori militari dell'Onu e il personale dell'Alto commissariato per i profughi e della Croce Rossa internazionale che si trovava a Gorazde sotto il fuoco dell'artiglieria pesante serba. «Dopo tre giorni di inutili trattative con i serbi per far ritirare i loro soldati da Gorazde l'Onu ha deciso di agire. I serbi hanno immediatamente cessato il fuoco. Questa è la prova che capiscono soltanto la forza». Il primo commento al raid della Nato è stato quello del premier bosniaco Haris Silajdzic. Dopo dieci giorni di violenta offensiva, le truppe serbe sono entrate ieri a Gorazde sfondando le linee della difesa musulmana sulla sponda destra della Drina. Fuggendo davanti ai carri armati serbi, quindicimila persone si sono riversate nella parte occidentale della città attraversando, sotto una pioggia di granate, gli unici due ponti rimasti in piedi o usando imbarcazioni improvvisate. «Dalle finestre del nostro ufficio possiamo vedere i combattimenti in strada e la fuga disperata della gente mentre tutt'intorno sfrecciano proiettili di ogni genere», ha dichiarato la portavoce dell'Alto commissariato per i profughi a Belgrado, Lyndall Sachs. I serbi, che hanno preso uno dei punti più alti di Gorazde, hanno continuato a sparare sulla parte occidentale della città. Decine di cadaveri sono rimasti per terra nelle strade di Gorazde, dove, negli ultimi giorni, ci sono stati più di cento morti, mentre i feriti sono più di quattrocento. Per impedire ai serbi di avanzare nella parte occidentale della città, i musulmani hanno minato tre cisterne piene di formalina e di etanolo e hanno minacciato di farle saltare in aria distruggendo tutta Gorazde. Intanto, a Tarcin, cittadina bosniaca 25 km a SudOvest di Sarajevo, 600 civili musulmani hanno occupato il carcere locale dove sono detenuti 250 prigionieri di guerra serbi. «Se i miliziani serbi non si ritireranno da Gorazde, uccideremo tutti i prigionieri», hanno minacciato. A detta della polizia di Tarcin, si tratta di profughi di Gorazde. Sono entrati nella prigione dopo aver disarmato i guardiani. Hanno preso in ostaggio i detenuti serbi, ma fino al tardo pomeriggio non si sono sentiti colpi di arma da fuoco. Che la situazione a Gorazde fosse più che drammatica è stato confermato ieri dall'inviato speciale americano Charles Redman giunto a Sarajevo per incontrare il presidente Izetbegovic e le autorità serbo-bosniache di Pale. «La situazione è molto seria. Bisogna fare qualche cosa», ha dichiarato Redman. Intanto da Washington, il segretario di Stato Christopher annunciava che gli Usa erano pronti a intervenire con i loro cacciabombardieri se l'Onu lo avesse richiesto. «Gli aerei sono pronti, abbiamo il mandato per un'azione militare di appoggio ai Caschi blu», ha detto Christopher. In mattinata, nella capitale bosniaca, Izetbegovic e il premier Silajdzic hanno convocato una conferenza stampa per chiedere ancora una volta l'intervento aereo della Nato. Mentre le forze di pace dell'Onu hanno smentito che i serbi abbiano usato armi chimiche negli attacchi dei giorni precedenti a Gorazde, il vicepresidente bosniaco Ejup Ganic ha insistito, affermando che ci sono migliaia di vittime in uno dei sobborghi a Sud della città. «Si tratta di puro genocidio di fronte agli occhi della comunità internazionale che non fa nulla per fermarlo», ha detto. Per tutta la giornata si sono susseguite le notizie sempre più drammatiche da Gorazde. Il gen. Rose che in mattinata era partito da Sarajevo per recarsi al comando della Nato a Bruxelles, ha interrotto il suo viaggio a Spalato ed è rientrato nella capitale bosniaca.- A quel punto è diventato chiaro che qualcosa stava per accadere. Di fronte alla gravità della situazione a Gorazde, Rose non ha più esitato. Ha chiesto l'intervento della Nato. Ed ha avuto il consenso dell'inviato speciale del segretario del generale dell'Onu per l'ex Jugoslavia, Yasushi Akashi che ha il mandato di decidere. Pochi minuti dopo i cacciabombardieri alleati sono decollati. Ingnd Badurina Distrutti 2 tank degli aggressori Belgrado: avete ucciso dei civili LA BATTAGLIA DI GORAZDE CISTERNE 0 MINATE g CONTENENTI k Distrutti 2 tank degli aggressori Belgrado: avete ucciso dei civili Il generale Mladic, temuto capo di stato maggiore dei serbi di Bosnia Miliziani serbi tengono sotto tiro Gorazde dalla collina che domina la città musulmana