Incidente spot insanguinato

Alla televisione spagnola le immagini degli incidenti più gravi Alla televisione spagnola le immagini degli incidenti più gravi Incidente spot insanguinato Campagna choc per la sicurezza stradale UN MONITO ANTIVELOCITA' MADRID AL 25 marzo scorso tutti i media, ma soprattutto la tv, bombardano gli spagnoli con una terrificante ed agghiacciante campagna pubblicitaria della Direción General de Tràfico, «Le imprudenze si pagano carissime», per prevenire gli incidenti stradali che l'anno scorso hanno causato circa 6 mila morti. In tv appaiono 26 spot, ognuno di 60 lunghissimi secondi, in cui i protagonisti di sciagure stradali rimasti gravemente menomati raccontano la causa dell'incidente e poi insistono sulle conseguenze che stanno vivendo in prima persona. Sui giornali o alla radio lo slogan è lo stesso. Ad esempio: non mettersi la cintura di sicurezza può costar caro, una multa di 15 mila pesetas (180 mila lire) o carissimo ed appare la foto di un diciottenne sulla sedia a rotelle, per non essersela messa. Gli spot sono tanto scioccanti che il conservatore Partido Popular, il secondo partito spagnolo, presenterà un'interpellanza in Parlamento per far ritirare l'iniziativa. La campagna divulgativa di prevenzione, definita molto schiettamente dal sottosegretario del ministero degli Interni, Fernando Puig, «testimonianze brutali come la vita stessa» e costata due miliardi di pesetas (circa 24 miliardi), è stata pensata come contributo per sensibilizzare i cittadini sullo sforzo comune per evitare il maggior numero possibile di disgrazie che, tra l'altro, costano all'erario pubblico 14 mila miliardi di lire l'anno. La tecnica pubblicitaria è quella del «reality show». «Non vogliamo spaventare nessuno, bensì informare sulle conseguenze degli incidenti - ha dichiarato una settimana fa Miguel Maria Munoz, direttore del Dipartimento del Traffico -. Mi pare che esista molta più capacità di comunicazione e di poter arrivare alla gente quando è proprio l'interessato che racconta le sue vicissitudini e che spiega come sta cercando di riadattarsi alla vita». Gli interpreti volontari sono ciechi, paraplegici, lesionati al cervello. Nella campagna di quest'anno (la terza: l'anno scorso alcuni attori a pagamento interpretavano un copione simulando incidenti) sono scomparse le scene piene di sangue: i 26 spot sono stati girati in ospedali e centri di riabilitazione e puntano sulle principali cause della dinamica: alta velocità, alcolismo, mancato rispetto del cCodice stradale, mancato uso del casco protettivo. Il «minuto più lungo», e il più drammatico, è quello che vede come protagonista Enrique Peteiro, un ventenne che guidava in preda all'alcol. Non riesce quasi a parlare e lo si capisce con difficoltà. I suoi movimenti sono scoordinati e fan- no subito immaginare ad un grave problema di motricità. Ecco il messaggio, struggente, di Enrique: «Non ritornerò più ad essere il ragazzo che ero prima. Ho perso tutto: la mia fidanzata, i miei amici, la mia famiglia che si è allontanata. E tutto questo per una nottata matta. Se potessi tornare a camminare... Dio mio». Ma anche gli altri fanno accapponare la pelle e, come hanno rilevato i media, spesso fanno cambiare canale ai telespettatori. Le precedenti campagne, secondo Munoz, hanno fatto sì che molti conduttori abbiano cambiato il loro modo di guidare. Durante le vacanze di Pasqua, i morti (114) sono diminuiti del 35 per cento rispetto a quelli dell'anno scorso. Gian Antonio Qrighi Un'immagine di un grave incidente stradale: riproporla dovrebbe servire a guidare con maggior prudenza

Persone citate: Enrique Peteiro, Fernando Puig, Gian Antonio Qrighi, Miguel Maria Munoz, Munoz

Luoghi citati: Madrid