Al Sinodo si riparla di celibato di Marco Tosatti

«L'Africa non lo capisce» In Vaticano la prima grande assise sui problemi della Chiesa nel Continente nero Al Sinodo si riparlo di celibato «L'Africa non lo capisce» CITTA' DEL VATICANO. L'Africa entra a San Pietro, con sfarzo di suoni e colori, e si apre in Vaticano il primo Sinodo africano, un'assemblea corale di vescovi, teologi, cardinali e qualche laico destinata a durare quasi un mese: dal 10 aprile all'8 maggio. Un evento storico, segno dell'attenzione della Chiesa di Roma verso il continente in cui si gioca la sfida del 2000 nei confronti dell'Islam, una competizione aperta. Un Sinodo difficile, dove si parlerà, se non prevarrà il timore di qualche «fulmine» vaticano, anche di come sia difficile per gli africani vivere da cattolici rinunciando a tradizioni e costumi antichi di secoli, e dove il celibato, per un uomo, laico o prete non importa, è difficile da capire. Oggi però la basilica di Michelangelo, del Maderno e del Bernini vedrà qualche cosa di assolutamente inedito. Giovanni Paolo II concelebrerà con un patriarca, 35 cardinali, 39 arcivescovi, 146 vescovi e 90 presbiteri la Messa di apertura. Ma le musiche del rito saranno quelle africane, e così pure le danze: 400 coristi e danzatori africani eseguiranno 22 canti liturgici «inculturati» in quindici lingue diverse. Uno spettacolo unico, la ieraticità del rito latino unita al senso del corpo e del ritmo così forti nella cultura dell'Africa. Una cerimonia che prevedere solenne è fin troppo facile, una delle più maestose" fra quelle a cui ci ha pure abituato questo pontificato così sensibile ai simboli e attento alla coreografia religiosa. Da domani, parla l'Africa. Centottanta vescovi (ma mancano quelli del Rwanda) rappresentano 88 milioni di cattolici, su un totale di 530 milioni di abitanti. Perché a Roma, un Sinodo africano? Gli organizzatori - monsignor Schotte in particolare - spiegano: «Affinché non fosse un Sinodo di serie B. Roma appartiene a tutti i cattolici e tutti i cattolici debbono trovarsi a casa loro». E ancora è stata scelta Roma per evitare che i partecipanti «subiscano pressioni indebite esterne di qualsiasi genere». E il Papa vuole seguire i lavori (come fa in genere durante tutti i sinodi); non era pensabile che si trasferisse per un mese intero a Yamossoukro o ad Harare. Naturalmente, c'è chi sostiene che a Roma la curia - presente in forze nell'aula sinodale - può esercitare un controllo più diretto sui lavori. Che, almeno alla vigilia, sembrano venati da una reciproca paura. Da parte di Roma, che gli africani parlino troppo. E da parte degli ospiti, di reazioni negative se si dimostrano troppo espliciti. Tanto che si è parlato di una proposta avanzata dal card. Josef Tomko, prefetto della Congregazione di «Propaganda Fide» («il ministero delle Missioni», per intendersi) di uno speciale «voto del silenzio» chiesto ai padri sinodali, per impedire fughe di notizie o indiscrezioni. Da «Propaganda Fide» dipendono - anche finanziariamente - tutte le diocesi africane, che perciò non sono totalmente «adulte». E questo sarà certo uno dei problemi che verrà discusso; anche se c'è da attendersi che l'attenzione del grande pubbli- co sarà attratta soprattutto dai temi etici e di morale sessuale. A cominciare dal celibato dei sacerdoti. «Sembra che tutto il clero africano della diocesi nella quale avevo lavorato in passato - afferma un sacerdote, parlando del Cameroun - sia stato mandato a fare penitenza, o sospeso a divinis, o costretto a incardinarsi altrove per problemi connessi al celibato». Gli fa eco un teologo ugandese, Clement Othin: «I pronunciamenti della Chiesa in campo di morale sessuale sono percepiti da molti cristiani come un insegnamento distante dalla sfera concreta della vita». Una situazione difficile anche per i laici. La tradizione vuole il «matrimonio a tappe», la coabitazione dei fidanzati, i rapporti prematrimoniali: e l'unione diventa spesso ufficiale solo col primo figlio. In pratica, afferma un teologo, Adrian Hastings «con la maturità i cristiani sono di fatto scomunicati». Ma, sottolinea Clement Othin, «il Nuovo Testamento non ci permette di concludere che le prime comunità cristiane condannavano tutte le relazioni prematrimoniali». Una domanda diffide, per una risposta ancora più complessa. E se il Sinodo «apre» all'Africa, perché non al resto del mondo? Marco Tosatti Giovanni Paolo II apre il Sinodo africano che durerà fino all'8 maggio

Persone citate: Adrian Hastings, Bernini, Clement Othin, Giovanni Paolo Ii, Josef Tomko, Maderno, Schotte