Bambini, è un dovere non dimenticare

Bambini, è un dovere non dimenticare Bambini, è un dovere non dimenticare Riuniti ieri i 120 allievi delle scuole ebraiche «Yom ha-Shoà» ieri per i 120 bambini delle scuole ebraiche Colonna e Finzi (materna ed elementare) e Emanuele Artom (media) riuniti nella sala del Centro sociale in via S. Pio V: un giorno (yom) per ricordare la catastrofe (ha-Shoà) dell'Olocausto, per confermare l'impegno quotidiano perché l'umanità non dimentichi. Ed anche occasione per testimoniare il cinquantesimo anniversario dell'assassinio di Emanuele Artom che della scuola a lui oggi intestata è stato giovane insegnante. L'incontro ha riunito anche tanti genitori, i nonni e, naturalmente, gli insegnanti. Commozione per il significato della manifestazione e tenerezza per questi bimbi che hanno letto e intepretato i documenti raccolti durante faticose ricerche con i maestri e i professori. La preside Marta Silva ha riassunto il significato del lavoro: «Tutti combattiamo sullo stesso fronte perché la storia non sia dimenticata. Voi bambini imparate il valore della parola «ricordo». Quando uscirete di qui potrete trovare chi dice menzogne, ma saprete difendervi, saprete portare la testimonianza di ciò che avete imparato». Il rabbino Alberto Somekh ha sottolineato che l'impegno del ricordo è fondamentale nella vita di ogni ebreo. Ed ecco come testimoniano questi bimbi alcuni con il grembiulino a quadretti, altri emozionati perché devono salire sulla pedana a leggere una parte delle loro ricerche. Un capitolo è dedicato alle modalità di organizzazione dello sterminio dal 1933 al 1940 e un secondo studio dal 1941 al 1945. L'attività che nonostante tutto continua nel ghetto di Terezìn (ebbe 140 mila morti) per «vivere fino all'ultimo con dignità». Le frasi lasciate dai bimbini che speravano di non morire. E tante interviste fatte agli anziani che i giorni tremendi del terrore li hanno vissuti. Canti in ebraico, e in yiddish, difficilissimi, con il coro diretto dal musicista Alberto Jona. Era ospite di Yom ha-Shoà la classe terza C dell'istituto magistrale Regina Margherita. Quelle ragazze, insieme ai professori, hanno iniziato fin dall'autunno scorso una collaborazione con la scuola ebraica. Hanno scelto una strada diversa per imparare la storia antica, hanno proseguito affascinate dalla cultura ebraica e dalla tragedia di tanti innocenti. Sperano l'anno prossimo di continuare e ampliare il tirocinio con i bimbi della materna e dell'elementare alla Colonna e Finzi. Maria Valabrega