«Cercano di fermarmi ma parlerò ancora»
«Cercano di fermarmi, ma parlerò ancora» «Cercano di fermarmi, ma parlerò ancora» ROMA. Carmine Alfieri, anche se pentito, resta un boss. Anche se all'alba gli hanno ucciso una parente. Entra nell'aula, dove era atteso spasmodicamente, senza una piega. Elegantissimo, con le mani strette dietro la schiena, come un ospite a disagio. Poi si siede sulla poltroncina dei testimoni. Immediatamente si fa il silenzio. I carabinieri della scorta lo attorniano..Fotografi e cameramen sono tenuti lontani. I giornalisti aprono i taccuini. Ma la udienza non si terrà. Si alza infatti uno dei pm, Antonio Laudati, che chiede di sospendere. «E' evidente - aveva appena detto il suo collega Franco Roberti - che l'attentato di stamani è da collegarsi all'udienza di cognata, Maria Grazia, e tre figli, Luigi, Saverio e Cannela. Bravi ragazzi anche loro, nonostante l'amicizia che li lega sin da piccoli ad Antonio Alfieri, il figlio venticinquenne di «don» P oggi. Un chiaro segnale intimidatorio». Aggiunge Laudati: «E' stato un tragico agguato, teso a ferire il figlio di Carmine Alfieri». Il boss annuisce. Ha voluto essere in aula per dimostrare alla camorra che non ha intenzione di tornare indietro. Ma non se la sente di parlare. Rilascia solo una dichiarazione al presidente, con voce profonda e accento napoletano: «Io sono venuto qui per rispetto a voi. Sono molto dispiaciuto per questa vittima innocente di cui mi sento responsabile e vi ringrazio per questa decisione di spostare l'udienza. Mi fa piacere di rendere la deposizione, soprattutto per illuminare le cose». [fra. gri.] Carmine. In passato il ragazzo ha trascorso intere giornate in casa di Francesco, me da qualche mese è scomparso dalla circolazione: come tutti i familiari del pentito abita in un'altra città, costantemente protetto dagli uomini della Direzione investigativa antimafia. Eppure i sicari sono convinti che Antonio si trovi proprio lì, nella masseria di Saviano. Que- AVVOCATI MAGISTRATI Armando CONO LANCUBA, (nella foto) ex capo ufficio denunce procura di Napoli (arrestato per concorso in associazione a delinquere di stampo mafioso) Arcibaldo MILLER, magistrato della procura di Napoli (avviso per concorso in corruzione) Alfredo BARGI, (nella foto) penalista, ex senatore de (arrestato per associazione a delinquere di stampo mafioso) Alfonso MARTUCCI, ex vice presidente della Commissione giustizia alla Camera (richiesta d'arresto per concorso in associazione a delinquere di stampo mafioso) Vito MASI, magistrato della sezione penale di Napoli (avviso per corruzione) Raffaele SAPIENZA, sostituto procuratore a S. Maria Capua a Vetere (avviso per corruzione) NI TUTTI GLI UOMINI ACCUSATI DAL CLAN ALFIERI GIORNALISTI Giuseppe CALISE, capo redattore al «Mattino» (avviso per corruzione) AMM. LOCALI Gli interi consìgli comunali di 11 comuni del napoletano ACCUSA: corruzione, concorso in associazione per delinquere di stampo mafioso E' l'arma più usata per scoraggiare «gli infami» POLITICI Paolo Cirino POMICINO, (de), Antonio GAVA (de), Alfredo VITO (de, nella foto) Vincenzo MEO (de), Raffaele MASTRANTUONO (psi) ACCUSA: concorso in associazione. per delinquere di stampo mafioso
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