Ruanda l'inferno dopo l'attentato

L'abbattimento con un missile dell'aereo con i presidenti del Paese e del vicino Burundi scatena il terrore L'abbattimento con un missile dell'aereo con i presidenti del Paese e del vicino Burundi scatena il terrore Ruanda, l'inferno dopo l'attentato Massacrati 11 Caschi blu, 17 sacerdoti, civili RIGALI. In Ruanda si è scatenalo il massacro. Anche il primo ministro, signora Agatha Uwilingiyimana, e 11 Caschi blu dell'Onu belgi sono stati uccisi, mentre, nella notte, è stata smentita la morte di tre osservatori militari di Bruxelles. Le violenze si sono scatenate dopo l'abbattimento con un missile dell'aereo dei presidenti del Ruanda e del Burundi, al momento del loro atterraggio all'aeroporto della capitale. Secondo le autorità burundesi, comunque, non si è trattato di attentato, ma solo di un incidente. Il portavoce dell'Onu Joe Sills ha reso noto che altri Caschi Blu sono dispersi e che, secondo alcune testimonianze, è stato atttaccato il quartier generale dell'Onu a Rigali. Poco dopo, l'agenzia «Belga» ha riferito anche dell'assassinio di 17 preti ruandesi, mentre si è persa notizia dei tre ministri ruandesi sequestrati ieri mattina. Kigali è a ferro e fuoco. I soldati, ieri, razziavano e uccidevano, mentre bande di giovani li affiancavano, colpendo i civili alla cieca con machete, bastoni, coltelli. Ma, sempre più numerose, sono spuntate anche armi automatiche, fucili e mitragliatrici. Diplomatici e testimoni hanno affermato che nella capitale regna il terrore, che la gente si è rintanata in casa, stesa a terra per non essere sequestrata o uccisa. Juvenal Habyarimana, presidente del Ruanda, e Cyprien Ntaryamira, capo di Stato del Burundi, sono morti in un'attentato: l'aereo su cui viaggiavano è stato colpito da un missile (altre fonti dicono due) all'atterraggio a Kigali. Nel rogo sono morti anche due ministri burundesi, cinque funzionari del Ruanda e l'equipaggio francese. Il mistero circonda ancora il duplice attentato: ieri, mancava ancora una ricostruzione dei fatti e restava nell'ombra il motivo del gesto, così come rimaneva oscuro il mandante o i mandanti. Solo una certezza c'è, la più immediala: l'uccisione dei due presidenti - è opinione degli osservatori blocca il processo di pace all'interno dei due Paesi e l'attuazione degli accordi di Arusha del 4 agosto 1993 per porre fine a tre anni di guerra etnica. Per questo motivo, dall'Occidente sono arrivati numerosi appelli alla pace e inviti a non «deragliare» dal solco di pace appena tracciato. Papa Giovanni Paolo EX JUGOSLAVIA Gli aggressori alle porte d II, in un messaggio di cordoglio, ha scritto di condividere «la pena e l'angoscia» delle popolazioni dei due Paesi privati dei loro presidenti. Da Mosca, dove si trova in visita, il Segretario generale dell'Onu Boutros Ghali ha detto che «questa tragedia minaccia di complicare ulteriormente l'azione intrapresa dalle Nazioni Unite per aiutare i due popoli». Il Belgio, ex potenza coloniale del Ruanda e del Burundi, ha condannato l'attentato e ha reso noto che chiederà un rafforzamento del contingente Onu in Ruanda. Stessa posizione dalla Francia, che ha messo in allerta i suoi 8600 soldati in Africa centrale. Anche i Caschi Blu sono nel mirino dei soldati e delle bande che scorrazzano per Kigali. Presenti nella capitale per assicurare una convivenza civile tra hutu e tutsi, le due etnie che popolano il Ruanda e il Burundi, ieri non de sono riusciti a muoversi. Testimoni hanno raccontato che in alcuni quartieri i Caschi Blu sono stati costretti a ritirarsi sotto la minaccia delle armi, mentre in altri hanno tentano di pattugliare le strade ma con scarso successo. Di ora in ora, i bollettini della rivolta sono diventati sempre più terrificanti. Oltre a raffiche di L'ODIO TRA HUTU E TUTSI ORE 13,45, 7 aprile 1994. «I preti di Rambura sono stati uccisi in parrocchia e un religioso, Jacques Hazard dei Padri Bianchi, è stato salvato da un ufficiale dell'esercito». La prima notizia del massacro arriva fortunosamente via fax. Un grido dall'inferno del Ruanda. Poche ore dopo, altri messaggi. I morti sono in realtà 17. Forse di più. Sono preti diocesani e gesuiti ruandesi giustiziati da commando senza volto. Si sa che due religiosi sono stati assassinati a Butare, una delle zone-incubo dove si estendono gli immensi campi profughi «Saga 1» e «Saga 2». «A gennaio, nello spazio di un giorno, sono arrivate lì 600 mila persone, in fuga dal Burundi dov'era avvenuto un colpo di Stato», racconta Roberto Cavalieri, giornalista della rivista laica missionaria «AlfaZeta», testimone di una marea umana che ha devastato un Paese già ferito da tre anni di guerra civile. «Valicavano la cresta della collina radendo tutto al suolo». Una ll'enclave musulmana. Salta del Lavoro) sarebbero stali sequestrati nelle loro abitazioni con i familiari. Visto l'aggravarsi della situazione, in serata, è stato convocato a New York il Consiglio di sicurezza dell'Onu. A Washington, intanto, il presidente Bill Clinton ha condannato l'attentato ai due mitragliatrici e colpi di fucile, a Kigali si sono uditi anche colpi di mortaio. Le zone più in pericolo sono il palazzo presidenziale e gli edifici governativi, dove è stata uccisa la premier. L'obiettivo sembra essere quello di decapitare il Paese, catturando funzionari e ministri. Tre di essi (quello dell'Agricoltura, dell'Informazione e [e. st.] Presidenti. Assassinato il premier (una donna), 3 ministri rapiti, si spara su tutto UGANDA JE J "TA IAGO "TANGANIKA; Scena di morte in Ruanda. Sotto, Habyarimania e a destra Ntaryamira camminati sulla via opposta, terrorizzati dal golpe che nell'ottobre del '93 ha fatto oltre 50 mila morti. «I ruandesi in fuga dai rivoltosi sono soprannominati deplacés e sono per lo più abbandonati a se stessi», spiega il padre barnabita Giuseppe Griffa. «Sono come stranieri a casa loro», confessa padre Maurizio, che li ha visti accampati in «capannucce di frasche» nel distretto di Byumba, dove tre missionari si sono trovati di fronte 30 mila disperati. Dietro di sé - raccontano alcune suore - avevano lasciato donne torturate e uomini castrati dalla rabbia dei ribelli. nati sui campi profughi. La guerriglia dell'Rpf ha sconvolto la vita dei villaggi, costringendo intere popolazioni a darsi alla macchia. Un milione e mezzo di tutsi si sono dispersi nel Sud del Ruanda, oltre che in Tanzania, Kenya, Uganda, Zaire e Burundi, mentre proprio dal vicino Burundi altri profughi si sono in¬ Gabriele Beccaria Appello ali'Onu: penalizzate bambini e ammalati