Bindi-Formigoni guerra nel ppi di Barbara Spinelli

La resa dei conti nel partito comincia dall'assemblea dei neoeletti al Parlamento La resa dei conti nel partito comincia dall'assemblea dei neoeletti al Parlamento Bindi-Formigoni, guerra nel ppi «Non andremo con i vincitori». «Mai a sinistra» ROMA DALLA REDAZIONE Come i polli di Renzo, anche i superstiti de - schiacciati tra due poli - non si risparmiano beccate. E le anime più agguerrite sono quelle, altrimenti piissime, di Rosy Bindi e Roberto Formigoni. Campo di battaglia, l'assemblea dei neoeletti del ppi, spettacolo sconsolante, rispetto alle grandi assisi di un tempo, quando i notabili dell'Italia sedevano a centinaia su quegli scranni. Ora è una sparuta compagine a riunirsi nella sala di Montecitorio intitolata ad Aldo Moro: 33 deputati e 31 senatori che diventano 35 solo grazie al suffragio di 4 senatori a vita (Andreotti - presente ieri e in ottima forma - Bo, Fanfani, Leone). In questa atmosfera da Caporetto aleggia però più veleno che concordia. Rosy Bindi e Roberto Formigoni stanno lì solo perché gli tocca, ma tra lo- to quello che è stato mostrato. Tre vocaboli colmi di bontà: «Piccola, tenera Italietta», mentre l'occhio era straziato ancora da immagini che testimoniavano il contrario, e cioè un'assoluta ferocia: i cadaveri di Mussolini e della Petacci, i corpi appesi con la testa in giù a piazzale Loreto e poi presi a calci da folle affamate di linciaggio come fossero mucchi di cenci sporchi. E la processione di donne in gramaglie davanti alle Fosse Ardeatine: unica porta dell'inferno davanti alla quale Raiuno si è ritratta, con pudore e spavento. La rete pubblica poteva ricordare almeno il numero dei martiri 335 - e come fu decisa la rappresaglia, dopo l'attentato di via Rasella che uccise 32 poliziotti nazisti. Poteva anche evitare la censura. Sembra che le immagini fossero insopportabili alla vista, «impubblicabili». Ma tutto era insopportabile alla vista, dalle prime sequenze su piazzale Loreto. E se catabasi doveva essere, discesa di tutti noi nei nostri inferni, non si capisce perché non andare fino in fondo, per vedere e mostrare. Non so se Alessandra Mussolini ha guardato la trasmissione: ma se l'ha guardata, avrei preferito che le fosse toccato di vedere tutte le sequenze: il corpo vilipeso e offeso del nonno, e anche la confusione di A sinistra Rosy Bindi ro la parola scissione non è bandita. «Ognuno ricorderà la linea del partito - è Rosy che parla - o al governo o all'opposizione in modo chiaro. E non sarà in alcun modo un'opposizione anticamera di un accordo con lo schieramento vincitore, come alcuni esponenti del ppi sem¬ cadaveri dentro le Fosse. Non per ristabilire chissà quale giustizia numerica - non esiste giustizia numerica. Ma perché la vergogna di fronte al tremendo fosse dura sorte anche per lei. Perché Piero Fassino e Tina Anselmi, figli della Resistenza, non si trovassero soli, e in angoscia visibile, il volto tirato, la parola quasi muta, di fronte ai loro morti: che non sono omologabili, e di cui non è stata data testimonianza. In pochi giorni è cambiato il clima in Italia. C'è clima di banalizzazione del Ventennio, di libertinismo verbale, e anche per Berlusconi è giunto il momento di guardare in faccia questa realtà. Di tenere conto che Mussolini resta per Fini un impareggiabile statista italiano. Di tenere conto che Accame in televisione fa l'apologia dei crimini contro l'umanità. A Vittorio Zucconi, che ne La Stampa di ieri lo interroga sui saluti fascisti esibiti dai giovani dopo le elezioni, Berlusconi risponde: «Lo so, soprattutto all'estero certi gesti, e gli elogi di Fini a Mussolini statista, hanno fatto una cattiva impressione». Il capo di Forza Italia si rende conto che resta molto da fare, e si fa «personalmente garante», promette di incarnare l'equilibrio, la misura. Ma la responsabilità che si assume è grande, ed è resa fragile dalle sue consapevolezze, parziali. E' vero, all'estero ci si preoccupa. Trasmissioni come quella che abbiamo visto sarebbero impossibili in Francia, scatenerebbero burrasche insanabili in Germania. Ma non è solo l'estero ad allarmarsi, l'allarme è soprattutto in casa nostra. Certi gesti, certe licenze: è di fronte agli italiani che bisogna correggerli, restaurando divieti e tabù necessari. La maggioranza degli italiani non ha votato Fini e post-fascismo. La maggioranza numerica ha votato due forze politiche contrarie al blocco di destra, forze che hanno avuto la stupidità di non capire i meccanismi dello scrutinio maggioritario e di non allearsi tra loro, ma che restano pur sempre preponderanti nella nazione. E' grazie al meccanismo elettorale che Berlusconi ha una maggioranza parlamentare. L'Italia, non l'estero dovrebbe essere oggetto delle sue sollecitudini. La pacificazione tra fascismo e Resistenza è stata auspicata come fine di inutili guerre civili, da alcuni giovani della trasmissione. Non credo che siano rappresentativi di tutti i giovani, ma il malessere suscitato dalle loro parole permane. Ancor oggi, ripensando alla trasmissione, mi torna in mente il dramma più terribile di Ionesco: 77 Rinoceronte. Penso che se Ionesco fosse vivo, avrebbe impressioni analoghe: attorno a noi, le persone piano piano si trasformano, sono prese da rinocerite, cambiano modi di parlare, fisionomie. Si conformano, si adeguano. Diventa normale la metamorfosi - dall'umano al bestiale - e naturale: i rinoceronti esistono, punto e basta. Esistono perché così vuole il corso naturale delle cose, e la logica dei sillogismi: ì tutti i gatti sono mortali; So¬ brano desiderare». L'allusione, si capisce, è proprio a Formigoni, ma anche a Buttigliene. La pasionaria bianca ricorda come alcune posizioni del polo di destra siano inconciliabili culturalmente con la tradizione dei popolari, per esempio «il separatismo leghista, il disegno berlusconiano di una politica telediretta e non partecipativa, e poi un sedicente "post-fascismo" che non ha mai rinnegato quell'ideologia». Insomma ce n'è per tutti e quindi - dice il garante dell'ortodossia del ppi - di andare con quelli non se ne parla neppure. Balle, secondo Formigoni, tutte balle. Il centro non è «equidistante da destra e da sinistra, non è un terzo polo, ma è un modo diverso di organizzare il polo moderato». E' inutile dunque nascondersi dietro un dito, il partito di don Sturzo è alle corde e «fra noi - ha detto - c'è chi fa come Tartarino di Tarascona, che camminava senza accorgersi di essere mor¬ to». E in effetti, agli occhi del parlamentare lombardo, questa nuova edizione della de è alquanto esangue: «Berlusconi ha inventato un partito in tre mesi e lo ha fatto vincere. Qui non si riesce a fare un segretario in quattro mesi. Siamo in un'epoca pregiurassica, l'ultima volta che abbiamo chiamato la base a pronunciarsi è stato cinque glaciazioni fa, nel 1989, prima che cadesse il Muro di Berlino». Dunque, è la proposta di Formigoni, facciamo un congresso subito - ma subito sul serio - e diciamo alla base «che siamo nei tempi moderni, che vogliamo garantire una presenza dei cattolici in politica e non possiamo ripetere come un oracolo (l'oracolo Bindi - ndr) che una linea politica l'abbiamo già». Intanto si parla sempre con maggiore insistenza di una segreteria Andreatta, anche se ieri Pianco ha ricordato che anche lui corre per la stessa carica. crate è mortale; dunque Socrate è un gatto. Fascisti e antifascisti sono mortali, dunque Mussolini e la Resistenza sono la stessa cosa. Sono gatti tutti e due. Sempre più solo, sommerso dai mutanti, Beranger-Ionesco resiste. I mutanti non avevano cattive intenzioni, in principio. Volevano solo «essere tolleranti», partire «con un pregiudizio favorevole», mostrare «realismo». In tutti i modi la malattia non è mortale né eterna. Ci sono anzi malattie che sono sane, e chi può dire dove stia la peste, e dove il bene, o il male: tutto è così relativo. In che cosa precisamente le danno fastidio i rinoceronti, signor Beranger? «Mi domando se sono immunizzato», replica laconico il protagonista. Mi domando anch'io se lo siamo, dopo aver visto Combat film, e se sia vero quel che è stato detto dai commentatori di Raiuno: che Sarajevo e la guerra in Bosnia sono così diverse dalle immagini che abbiamo visto sulla fine del Ventennio. Sono le stesse immagini: immagini di un fascismo che semina morte in nome di popoli e razze puliti. Che avversa lo straniero, il diverso, l'ospite. La nostra apatia, la nostra indifferenza davanti ai cadaveri in ex Jugoslavia, negli ultimi tre anni, non sono senza rapporto con l'apatia, con l'allegra indifferenza mostrata dai giovani invitati da Raiuno a contemplare, da lontano, i cadaveri italiani di cinquantanni fa. Barbara Spinelli

Luoghi citati: Berlino, Caporetto, Francia, Germania, Italia, Jugoslavia, Roma, Sarajevo