«Ma questa non è storia» di Maria Grazia Bruzzone
Raiuno nella polemica. Bobbio: «C'è una parte giusta e una sbagliata». Guerri: «Morti tutti uguali» Raiuno nella polemica. Bobbio: «C'è una parte giusta e una sbagliata». Guerri: «Morti tutti uguali» «Ma questa non è storia» Così «Combatfilm» divide l'Italia ROMA. «Macché inedite, quelle sequenze erano già note e utilizzate». Alberto Caldana, autore di «La lunga campagna d'Italia» del 1965, attacca Combat Film. «Quelle immagini, le avevo già usate io. Sarebbe stato per lo meno sconcertante se non avessi fatto ricerche nelle cineteche del Congresso Usa e dell'esercito Usa». Queste le scene secondo Caldana già viste, «anche con le stesse inquadrature, naturalmente selezionate e montate»: «Piazzale Loreto e i tedeschi prigionieri, l'eruzione del Vesuvio, la liberazione di Roma, le Fosse Ardeatine, il congresso del Cln a Bari e il governo del Sud a Salerno». Non solo: Caldana sostiene di aver visto le altre scene, come «l'orribile fucilazione a S. Maria Capua Vetere». Ma allora giudicò «che potevano continuare a dormire negli archivi», [r. i.] OROMA UASI non esisteva più, il 25 aprile. Anniversario ormai pigro, stanco, rituale, forse anche dimenticato, negli ultimi anni. Lentamente, ma fatalmente, la Liberazione era scivolata via dalle prime pagine, dai titoli di testa del Tg, dai discorsi e quindi un po' anche dalla testa delle persone, di tante persone... Fino al 25 aprile, appunto, del 1994. Un nuovo 25 aprile. Nuovo per via delle elezioni, che per la prima volta hanno sanzionato la vittoria della destra e purgato, rendendoli utili, i voti - tanti - del partito che fino a ieri si dichiarava erede del fascismo. Un 25 aprile reso moderno dalla Tv. Rivisto e rivissuto in forma evidentemente anti-berlusconiana; rianimato e rivitalizzato come estrema, sacra risorsa da una sinistra tramortita ed inerte. In questi termini, dunque, finisce per rivivere il mito (e anche il rito) di quel giorno che già tanto - pure troppo, in definitiva, data l'atmosfera antiquaria degli ultimi anni - ricorre in canzoni, poesie, pietre di marmo da monumento. Bene, ieri s'è rilanciato, il 25 aprile, dalla prima pagina del Manifesto. Con l'idea di una manifestazione: però non la solita. «La più grande manifestazione che si sia mai vista, popolare e nazionale, nazionale e popolare, borghese e proletaria, giovane e vecchia, femminile e maschile, rossa e verde e magari bianca, escludendo il nero, nel quarantanovesimo anniversario del 25 aprile 1945». Quindi una manifestazione gigantesca, «come se n'è persa la memoria». Non le sempre più deserte e scontate sagre primaverilcommemorative con i partigiani vecchi, quel loro fazzoletto rosso sulle spalle. Non uno sforzo collettivo di comprensione su come funziona e perché ha stravinto la potentissima macchina tecnico-persuasiva del nuovo potere berlusconiano che ha rimesso in circolo il msi. No, una manifestazione. «Non un raduno antifascista, per carità», avverte tuttavia il Manifesto; spiegando che «l'aggettivo è premoderno e pressoché vietato tanto quanto è attuale il suo opposto». Come dire - con qualche dubbio semantico - che l'aggettivo fascista è attuale. Ma non è questo il punto. Fascismo o non fascismo, con quest'idea di manifestazione, straordinaria nella sua consuetudine e magari destinata a UN REGISTA vuoto culturale del programma, dicendosi scandalizzato sì, ma non per le parole di Giano Accame, che ha parlato dei repubblichini fucilati come degli eroi, quanto perché coloro che erano in studio davano l'impressione di improvvisare, mostrando di non conoscere circostanze e precedenti e fornendo commenti all'impronta». Su questo aspetto il più duro è ['«Osservatore Romano»: «Sarebbe potuta essere una lezione di storia, se non fosse prevalsa la voluttà del macabro e se da parte di uno dei conduttori non ci fosse stata quella domanda pregna di crassa ignoranza. "Ma allora la guerra era finita?". Si parlava di un episodio accaduto nella primavera del '44». Tina Anselmi A destra una scena di «Combat film» Maria Grazia Bruzzone
Persone citate: Alberto Caldana, Bobbio, Caldana, Giano Accame, Guerri, Maria Capua, Tina Anselmi
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