il trauma di Agca aver fallito
// trauma di Agca, aver fallito // trauma di Agca, aver fallito ROMA. Quando il Papa andò a visitare il suo attentatore Ali Agca, lo trovò «traumatizzato» per il fatto di aver mancato il bersaglio. E' questa una delle confidenze che Giovanni Paolo II fece a Indro Montanelli, durante una cena riservata in Vaticano, il 5 luglio 1986. Su quella cena, l'allora direttore del Giornale scrisse un articolo, rimasto poi chiuso nel cassetto, pare per volere dello stesso Papa. L'articolo è ora riprodotto nel libro, pubblicato da Rizzoli, su «I vent'anni del Giornale di Montanelli». «Parlai con quell'uomo - raccontò il Papa a Montanelli - dieci minuti, non di più... Ma di una cosa mi resi conto con chiarezza: che Agca era rimasto traumatizzato non dal fatto di avermi sparato, ma dal fatto di non essere riuscito, lui che come killer si considerava infallibile, a uccidermi. Era questo, mi creda, che lo sconvolgeva: dover ammettere che qualcosa gli aveva mandato all'aria il colpo». [Ansa] un oscuro deserto in cui pareva inaridita la sorgente stessa dell'amore. Molti allora hanno pianto - ha proseguito Giovanni Paolo II, ed il loro lamento risuona ancora. Lo udiamo anche qui; non è morto con loro, ma si leva forte, struggente, e dice: «Non dimenticateci». Si rivolge «a tutti e a ciascuno». Certo, Giovanni Paolo II sa poco o nulla delle polemiche che stanno avvampando in questi giorni nel nostro paese su fenomeni di «revisionismo» e rilettura della storia patria. Ma la memoria della Chiesa è lunga, e si proietta sul futuro. Le candele accese nella sala parlano «della lunga storia dell'antisemitismo che è cul¬ i ragazzi possano vedere «Schmdler's List». Quale risultato si augura? «Che ci vadano in tanti. E' una banalità, me ne rendo conto. Ma nutro molta fiducia nei ragazzi, penso che usciranno dalla sala un po' frastornati, senza tutti gli strumenti per comprendere la dimensione dell'olocausto. Alla minata nella Shoah - ha detto Papa Wojtyla - ma non è abbastanza che noi ricordiamo; perché proprio ai nostri giorni, lamentevolmente, ci sono molte nuove manifestazioni dell'antisemitismo, della xenofobia e dell'odio razziale che erano le radici di quei crimini indicibili. L'umanità non può permettere che ciò accada di nuovo». Gilbert Levine ha diretto la Royal Philarmonic Orchestra e il coro «Cappella Giulia» in alcuni dei brani più toccanti della muscia ebraica. Il «Kol Nidre» di Max Bruch, la più importante preghiera del «Yom Kippur», il giorno dell'espiazione; e molti hanno pianto mentre risuonavano le note fine, però, emergerà il loro naturale buon senso, capiranno che il problema non sono gli ebrei maltrattati e uccisi, ma gli uomini maltrattati e uccisi da altri uomini. E' soprattutto agli insegnanti che vorrei rivolgermi: queste e altre pagine di storia vanno studiate e approfondite, non esauriamo il programma al-
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