«Meno tasse ma non subito»

«Meno tasse/ ma non subito» «Meno tasse/ ma non subito» Ironie degli avversari su Forza Italia ROMA. La promessa elettorale di ridurre le tasse si è già dissolta nell'aria? «Nessuna rinuncia», si difende Antonio Martino, l'economista numero uno di Forza Italia: ma le frasi che ha pronunciato in un'intervista a Repubblica sono registrate su nastro. Gli avversari politici gli danno addosso, traboccano di sarcasmi. Tira un sospiro di sollievo chi invece temeva dal nuovo governo di destra una politica di bilancio lassista, inflazionistica, con rischi per la lira e per i tassi di interesse. «A me piacerebbe ridurre l'Irpef subito, ma c'è il problema del gettito», è la frase sotto accusa. Ovvero: «L'operazione costerà almeno 5000 miliardi. Potrebbe essere fatta solo con l'invarianza del gettito, perché non possiamo presentarci come il partito del risanamento per poi darci alla finanza allegra». Ancor prima della precisazione di Martino, una interpretazione autentica era arrivata da Maurizio Gasparri, neodeputato di Alleanza nazionale: «Si tratta di prudenza, non di una retromarcia: pensiamo di spostare il prelievo sulle imposte indirette, ottenendo una redistribuzione del carico che manterrebbe il gettito invariato». Dunque avremo un po' meno di Irpef (soprattutto sui redditi alti) e più Iva (aumento dell'aliquota principale dal 19 al 20 per cento?), a parità di gettito: come lo stesso Martino aveva già accennato giorni fa a La Stampa. Nel pomeriggio di ieri, l'economista di Forza Italia ha precisato così il suo pensiero: «A giudizio di alcuni esperti che hanno collaborato alla stesura del nostro programma, nel caso in cui i conti dello Stato dovessero risultare ancora più dissestati di quanto non appaiono, la riforma dcll'Irpef potrebbe essere realizzata in due tempi». L'ipotesi di una riduzione secca del gettito fiscale aveva preoccupato la Banca d'Italia, Il prof. Martino: riforme in due tempi E il pds: già finite le bugie elettorali? per le possibili ripercussioni sui mercati finanziari; non era condivisa da esperti indipendenti come l'economista Mario Monti e il fiscalista Victor Uckmar. Per Monti, «la pressione fiscale non può essere ridotta fino a quando non riporteremo il disavanzo dello Stato verso quei livelli che il buon senso e la comunità internazionale rendono accettabili». Agli occhi degli sconfitti alle elezioni, le parole di Martino appaiono una specie di rivincita morale. Dal centro, la Voce

Persone citate: Antonio Martino, Mario Monti, Maurizio Gasparri, Victor Uckmar

Luoghi citati: Roma