«Condannate Goria a tre anni»

Le richieste dell'accusa al processo: stessa pena per Citaristi e Ligresti Le richieste dell'accusa al processo: stessa pena per Citaristi e Ligresti «Condannate Goria a tre anni» Le tangenti all'ospedale di Asti Quattro anni di reclusione per l'ex onorevole de Vito Bonsignore, 3 anni per l'ex presidente del Consiglio Giovanni Goria, 3 anni por l'ex senatore ed ex segretario amministrativo della de Severino Citaristi, tre anni anche per il costruttore Salvatore Ligresti. Sono le richieste di condanna avanzate ieri dal pubblico ministero Vittorio Corsi al processo per le tangenti promesse per il nuovo ospedale di Asti. Un dibattimento arrivato ormai alle battute finali: oggi tocca alle parti civili, seguirà la difesa. Il dottor Corsi ha inoltre chiesto la condanna a 1 anno e 6 mesi per Vittorio Valenza, collaboratore del defunto tesoriere del psi Vincenzo Balzamo; 2 anni e 6 mesi per Bianca Dcssimone, ex presidente della Usi di Asti, stretta collaboratrice di Goria; 2 anni e 4 mesi per Giacinto Occhionero (ex amministratore straordinario dell'Usi di Asti); stessa pena per Alessandro Sodano, ingegnere della Grassetto, fratello del segretario di Stato del Vaticano; 2 anni e 6 mesi per Filippo Milone, ex amministratore della Grassetto; 2 anni e 9 mesi per Aldo Genta, collaboratore di Bonsignore. Per Bonsignore il pm ha chiesto l'archiviazione per il reato di finanziamento illecito. Per lui, accusato di concussione, ha chiesto la pena più alta. «Questa storia assomiglia ad un giallo di Agatha Christie, do- ve la vittima e l'ospedale - ha esordito il pm ieri mattina -: ci sono due assassini, e c'è anche il maggiordomo». E ci vuole poco a capire che i due assassini sono le due cordate di imprenditori che si diedero battaglia per aggiudicarsi l'appalto di 230 miliardi del nuovo ospedale, opera solo progettata, su cui volarono promesse di tangenti miliardarie. Ma mai realizzata, visto che l'inchiesta della magistratura bloccò tutti i lavori. Da una parte Marco Borini, dall'altra Salvatore Ligresti. E «il maggiordomo»? Antonio Savoino, architetto e manovratore degli appalti della sanità in Piemonte. In mezzo, una commissione aggiudicatrice dell'appalto, i maneggi per pilotare la gara, gli incontri tra politici e imprenditori avvenuti ad Asti e a Torino, ma anche a Roma, nelle segreterie di psi e de. Borini era disposto a tutto per vincere la gara: contattò tutti, promise miliardi. Secondo gli accordi, passati - per parte socialista - at- traverso l'allora assessore regionale alla Sanità Maccari, l'onorevole Giusi La Ganga e Balzamo, e per parte democristiana attraverso Dessimone, Goria e Citaristi, Borini arrivò a promettere 3 miliardi alla de e tre al psi. E vinse, dopo un vano tentativo di inserirsi nell'affare attuato da Ligresti, che a sua volta era appoggiato da Savoino e dagli andreottiani. Quella vittoria era costata a Borini la promessa di un'altra tangente di un miliardo a Bonsignore. Dal processo sono già usciti gli imputati che hanno patteggiato: La Ganga (1 anno e 8 mesi, 140 milioni di risarcimento), Borini (1 anno e 2 mesi, 80 milioni di risarcimento), l'ex vicepresidente della Provincia di Torino Ezio Astore (1 anno e 11 mesi, 40 milioni), Maccari (1 anno e 2 mesi, 90 milioni), e Savoino, «il maggiordomo», con una condanna a 1 anno e 8 mesi e 165 milioni di risarcimento. Brunella Giovara «In questo giallo vittime solo i malati» Per il de Vito Bonsignore quattro anni Oggi le parti civili, poi parlerà la difesa Requisitoria di Vittorio Corsi (a sin.) contro Vito Bonsignore e Giovanni Goria (a fianco) L'ex segretario amministrativo della de Severino Citaristi

Luoghi citati: Asti, Piemonte, Roma, Torino