Quell'omicidio per noia in una vallata di montagna di Marina Cassi

Quell'omicidio per noia in una vallata di montagna Quell'omicidio per noia in una vallata di montagna SPECIALISTA DELLA FUGA STEFANO Santolini ha paura della libertà? Il ragazzo che tenta disperatamente di evadere dai carceri minorili di mezza Italia del Nord potrebbe già essere in semilibertà so ogni volta che la meta si avvicina non «rovinasse» la sua posiziono con una fuga che lo ricaccia dietro le sbarre. Della condanna a 8 anni, inflittagli per concorso in omicidio, ha già scontato 3 anni e mezzo. Negli ultimi dieci giorni ha provato duo volte a lasciarsi alle spalle il Ferrante Aporti, malgrado gli fosse già stato concesso di lavorare all'esterno tutto il giorno e rientrare in carcere solo la notte. L'avvocato trentino, Franco Busana, che lo segue da 4 anni è sconcertato: «Non sono uno psicologo, ma ragazzi ne ho visti tanti. Tutti aspettano la libertà con un'ansia anche maggiore dogli adulti ed è comprensibile. Ma nessuno si fa del male con le proprie mani». Tenta una spiegazione: «Forse Stefano ha paura di affrontare una esistenza normale; fatta di lavoro, impe- gni regolari. Lui la normalità non l'ha mai vissuta». Stefano Santolini oggi ha 20 anni. Era una ragazzo con l'aria dell'adolescente quando fu arrestato nel maggio di 4 anni fa per concorso in omicidio. La vittima era un taxista ammazzato al posto di guida con un colpo alla nuca. Dal portafoglio mancavano poche migliaia di lire. Era la notte sera del 2 marzo del '90. A Sella Valsugana l'inverno non aveva ancora ceduto alla primavera. Faceva freddo. Stefano e un amico avevano deciso - come diranno più tardi alla psicologa - «di passare una se- rata diversa». L'omicidio di un uomo era arrivato «per caso» anche se in cerca di una «serata diversa» i ragazzi c'orano andati con una pistola. Non avevano particolarmente bisogno di soldi, in casa non erano molti, ma por una pizza, una serata in discoteca, potevano bastare. Quell'omicidio aveva fatto impazzire gli investigatori. Vendetta? Racket? Por duo mesi a lare ipotesi, battere piste, scartare soluzioni. Poi a Levico, il paesino della Valsugana dove il ragazzo abitava con i genitori e il fratello Massimo di duo anni più grande, ciano incominciato a girare strane voci: «Il taxista l'hanno ammazzato Stefano e un amico». Erano stati gli stessi ragazzi a confidarsi, a «rivendicare» di averla fatta franca, di aver beffato la giustizia. Ma nessuno voleva credere a quei ragazzini con aria infantile. Allora erano arrivati i particolari che solo chi c'era quella tremenda notte poteva conoscere. 1 genitori, due lavoratori fuori casa dal mattino alla sera, e il fratello Massimo erano stati annientati dalla verità. Per la vergogna il ragazzo si ora chiuso in casa, incapace di affrontare il piccolo paese, i pettegolezzi. Tranne che nei due mesi estivi la vallata offre poco, quasi nulla. Non lavoro, a parte qualche occupazione saltuaria, non luoghi dove incontrarsi e crescere insieme, tranne la solita discoteca. Tanta noia, pochi libri, scarsi mezzi economici. Così o il ragazzo ha voglia di studiare, di progettare un futuro diverso o la mancanza di interessi crea miti e comportamenti sbagliati. Dopo l'arresto per Stefano in¬ comincia una girandola di trasferimenti nei carceri minorili di Treviso, Bologna, Milano, Torino. Fugge appena può o ci prova. Le sue evasioni durano lo spazio di un mattino; d'altronde ò troppo solo e ingenuo per fare il latitante. Qualche volta riesce a lavorare all'esterno per qualche giorno, a Milano come gelataio. Ma dura poco. Quando gli si apre uno spiraglio di normalità Stefano lo chiude scappando. Nella sua vallata intanto è diventato un mito. E' famosissimo. Persino il fratello Massimo, dopo la vergogna dei primi mesi, si è ricreduto. Anche per lui è diventato un modello da emulare. Così è finito in carcero per tentato omicidio. E ai due anziani genitori, che hanno visto la famiglia disintegrarsi nello spazio di pochi mesi, vesta solo un'amara consolazione confidata all'avvocato: «Siamo contenti che li abbiano presi; almeno sappiamo dove sono e che cosa fanno». Marina Cassi L'avvocato: ha paura di una vita normale Stefano Santolini abitava a Levico, in Valsugana (Trento)

Persone citate: Franco Busana, Levico, Stefano Santolini

Luoghi citati: Bologna, Italia, Milano, Torino, Treviso