Locatelli con due miliardi cerchiamo un altro miracolo di Giorgio Barberis

Parla il direttore tecnico, che ha molti programmi e problemi Parla il direttore tecnico, che ha molti programmi e problemi Locatelli: con due miliardi cerchiamo un altro miracolo VERSO ATLANTA A tempo l'atletica italiana si dibatte in una crisi profonda. La nuova generazione di atleti non ha ancora espresso elementi in grado di primeggiare con continuità come, negli ultimi 20 anni, riuscì a Mennea e Simeoni, a Damilano e Bordin, a Cova e Panetta. Il miracolo è durato fino al 1987: poi, con il salto allungato di Evangelisti e le storie di doping, è venuto il disamore, con dirigenti incapaci di ridare credibilità all'ambiente. Oggi, vista da fuori, la Fidai pare un carrozzone vicino allo sfascio, in cui troppi vogliono comandare. Magari anche il Coni. Il presidente Gola minaccia e ritira le dimissioni, consiglieri nuovi si comportano come se fossero depositari unici della verità, il segretario generale cambia a ogni soffio di vento, contratti vengono rinnovati sulla parola e poi disattesi, la stabilità generale pare compromessa. In questa precaria situazione si muove Elio Locatelli, direttore tecnico apprezzato e apprezzabile per una lealtà che spesso, però, gli ha procurato anche nemici. E se a lui va la paternità del piano Atlanta '96, che si spera contribuisca a ridare la dignità di un tempo all'atletica italiana, è vero che già oggi il et deve confrontarsi con la realtà di appuntamenti - dalla Coppa Europa di fine giugno a Birmingham ai campionati continentali di agosto a Helsinki - nei quali è auspicabile il riproporsi di quei segni di ripresa già manifestati ai Mondiali di Stoccarda dopo i deludentissimi 1991 e 1992. Professor Locatelli, il riordino tecnico degli ultimi anni indubbiamente necessita di tempo per dare risultati: basta avere pazienza o comunque mancano talenti su cui contare in futuro? «La federazione distribuisce due miliardi ai Comitati regionali perché individuino e reclutino gli atleti del domani. Uno sforzo che in sede locale viene apprezzato e che ci ha già permesso di selezionare circa 200 potenziali talenti. L'organizzazione sta alla base di tutto, la concorrenza con gli altri sport è terribile, ma non è detto che chi prende una via, poi non possa tornare indietro. Il ragazzino che sceglie per esempio basket o pallavolo e Unisce in panchina, magari si stufa. Nell'atletica, invece, può trovare sfogo alle proprie ambizioni sportive: campioni di un passato recente dimostrano come non occorra fisico da marcantoni per recitare ruoli di primo piano». Personalmente è soddisfatto di come si procede? «I risultati sono per buona parte legati alla tranquillità con cui si può lavorare. Per questo, conclusa questa stagione, avrò precise richieste da formulare e garanzie da chiedere. Con i miei collaboratori c'è buona intesa, ma si potrebbero creare dei vuoti: è probabile che il professor Arbeit, grandissimo esperto di lanci, a fine stagione ci lasci per tornare in Germania e contribuire alla realizzazione di un progetto di scuola dello sport. Ci sforziamo di programmare, però tutto può venire vanificato se non arrivano medaglie». Già, le medaglie. Ovvero la cartina tornasole di ciò che si è fatto. «Salire su di un podio olimpico oppure iridato non è mai facile. Inutile guardare indietro, conta il presente che significa uno zoccolo duro formato dai vari Panetta, Lambruschini, Antibo, Mei e dalla marcia dove, accanto a De Benedictis, sta crescendo Didoni. Ed è proprio la marcia che dobbiamo curare e difendere visto quanto ci ha sempre dato e continua a darci. Senza dimenticare che abbiamo una scuola delle siepi seconda solo a quella keniana e nei 400 hs, al momento, unicamente gli Usa possono vantare un gruppo più compatto del nostro. Abbiamo bisogno di velocisti, questo sì, per concretizzare il rilancio di un settore al quale il prof. Vittori sta dando tutti gli impulsi possibili». In Italia pretese e polemiche degli atleti occupano sempre maggiori spazi... «A differenza del passato, dove non c'erano regole, abbiamo portato avanti un discorso uguale per tutti: chi si colloca in una certa fascia, gode di determinati diritti. Per gli atleti di interesse nazionale - sono una settantina si programma con loro, poi si procede offrendo ogni tipo di assistenza. Senza ipocrisie. Se errore c'è stato, riguarda il tipo di comunicazione senz'altro insufficiente. Rispetto al passato ci sono gli stessi soldi, ma cambiano i criteri di distribuzione. In taluni casi, usare le società come tramite è stato sbagliato. Con gli atleti di vertice occorre un rapporto diretto». I malanni da stress sono ricorrenti in atleti che hanno una breve storia. Perché? «Anche in passato c'erano i Sabia, i Mei, i Fiasconaro con un sacco di guai. Oggi, in pieno boom di Paesi nuovi, cresce il carico degli allenamenti e si vive sul filo del rasoio. Per questo, a livello di riconoscimento Coni, uno sport universale come l'atletica dovrebbe veder apprezzati i meriti non soltanto di chi vince una medaglia, ma anche di chi ottiene un posto in finale». Si parla sempre più di doping e di una battaglia che pare comunque persa per il progredire della ricerca: non è mistero, per esempio, l'uso della creatina, da parte degli inglesi e non solo... «La lotta al doping ha comunque raggiunto dei risultati apprezzabili: in quanto a sostanze come la creatina occorre saperne di più, cercare di capire in misura sempre maggiore. Una cosa è il doping, ben altra gli integratori il cui uso è previsto anche in una circolare del Coni». Esiste per il futuro dell'atletica italiana un motivo di reale ottimismo? «Ho sempre basato la mia vita sull'ottimismo e la mia fiducia non viene certo meno adesso. Certo bisogna lavorare sodo e difendere quello che abbiamo, tradizionalmente. Come la marcia». Giorgio Barberis «Bisogna difendere la marcia: di lì possono ancora arrivare le medaglie in una fase critica» Elio Locatelli (nella foto grande) sta preparando il piano Atlanta; Giovanni De Benedictis (sopra) è il nuovo alfiere della marcia

Luoghi citati: Atlanta, Birmingham, Europa, Germania, Helsinki, Italia, Stoccarda, Usa