Sawallisch ritorno di «Passione» di Armando Caruso

Oggi per la Rai Oggi per la Rai Sawallisch ritorno di «Passione» TORINO. Wolfgang Sawallisch, erede con Kleiber dei grandi repertoristi tedeschi del passato, direttore musicale della Philadelphia Orchestra (dopo la «lunga cura» di Riccardo Muti), torna felicemente a Torino, alla testa dell'Orchestra Sinfonica Rai. Ventisette anni dopo. Dice il maestro: «Attenzione, la musica fa parte della nostra vita. Non c'è grandezza senza la musica. E' pericoloso che in Italia si abbattano orchestre come quelle della Rai e si cerchi a tutti i costi la privatizzazione. Ricordate - ammonisce -. Oggi negli Stati Uniti la cultura chiede l'aiuto e il conforto dello Stato, delle amministrazioni cittadine. C'è soltanto un'orchestra ricchissima, quella di Philadelphia, che vive con 25 milioni di dollari l'anno. Ma è un caso unico. In America sta succedendo esattamente il contrario di quanto accade in Italia, dove si vuol privatizzare tutto, perché lo Stato s'è impoverito, non sostiene la cultura». Wolfgang Sawallisch prova alcune battute della «Passione secondo San Giovanni» di Bach, che dirige a mani nude, senza bacchetta, come per ammorbidirne i suoni, poi si concede ad una raffica di domande. E «risponde» da musicista a filologi e storici della musica: «Sentire Bach con strumenti originali, antichi? No, assolutamente no. Bach aveva un orecchio straordinario e si faceva affascinare dalle novità strumentali, non avrebbe mai permesso che con strumenti antichi si potesse calare paurosamente di tono. Un'orchestra moderna oggi suona un Bach meravigliosamente intonato, senza peccati originali. E la stessa cosa dicasi per Mozart. Vorrei in sogno poter parlare con loro e chiedergli che cosa pensano delle orchestre sinfoniche. Sarebbero felici della loro musica. Nessuno, dico nessuno, può affermare di sapere come si suonasse al tempo di Bach e di Mozart. Chi afferma il contrario non è un musicista. Io torno a Torino con sentimenti di amicizia e di stima per l'Orchestra che ho diretto in passato con musicisti diversi, nella speranza di dare un esempio, far capire alla Rai che non può cancellare la cultura musicale che c'è in noi, neppure chiudendo le altre sue orchestre». Sawallisch («finalmente mi sono liberato dell'opera lirica, dei suoi stravaganti registi e dei cantanti che non sono più quelli di una volta») stasera e domani all'Auditorium Rai dirige la «Passione secondo San Giovanni», «molto più drammatica, umana di quella di San Matteo», precisa; sabato la replicherà a Ferrara e domenica 10 alle 21 tornerà all'Auditorium ancora con la «Passione»: ma questa volta per compiere un atto benefico a favore del Gruppo Abele. Il concerto di domenica, coprodotto da Rai e Fondazione San Paolo, rientra fra le attività benefiche della Fondazione giunte ormai al quarto anno. L'affettuoso abbraccio a Torino di Sawallisch però non si esaurirà domenica. Il grande direttore di Monaco di Baviera, il 13 aprile alle 21 e giovedì alle 20,30, dirigerà la Sinfonia «Mathis der Mahler» di Hindemith e la Nona Sinfonia di Schubert detta La grande. «E sarà la dimostrazione di quanto oggi io preferisca la musica sinfonica a quella lirica, soprattutto quando, dirigendo un'orchestra come quella di Torino, avverto che le mie sollecitazioni, i suggerimenti sono accolti al volo, con gioia». Armando Caruso