Quel polo pigliatutto di Lietta Tornabuoni

c PERSONE Quelpolo pigliatutto c I vede Gene Gnocchi truccato e mascherato da Bossi che regge sul palmo della mano un Berlusconi seduto come in poltrona o in trono con le gambe accavallate, si leggono le domande: «Sono finite le elezioni? Sei diventato presidente del Consiglio? Torni a fare la televisiun?» e il commento insofferente: «Va' a lavura', barbun!», stampato su riquadro tricolore. E' la copertina del mensile di Smemoranda, «Dire Fare Baciare», è divertente, ma da ridere non c'è poi moltissimo. Mentre i leader vincitori delle elezioni sono in conflitto e Bossi fa le sue incursioni da Lucignolo dispettoso nel Paese dei Balocchi di Forza Italia, altri del polo già espongono i piani dell'Occupazione. Gasparri del gruppo Fini esige un avvicendamento ai vertici delle grandi banche. Selva e Rositani, sempre del gruppo Fini, più l'aggregata Ombretta Fumagalli Carulli, esigono le dimissioni del consiglio d'amministrazione della Rai («Devono andarsene tutti»). Ma non s'era detto che la lottizzazione è una degenerazione della democrazia e una jattura, che doveva cessare l'invasione della società da parte dei partiti, che la spartizione politica d'ogni incarico direttivo aveva mortificato il merito e favorito l'ingiustizia, che bisognava smetterla con la dittatura delle tèssere, rovina d'Italia?"Dìyidersi il bottino e il Paese 'in tre partiti anziché irrcinque non è più lottizzazione, nobilita la spartizione, elimina l'invasione, cambia qualcosa? Neppure la democrazia cristiana del 1948 aveva preteso, almeno formalmente, d'essere un partito pigliatutto. La straordinaria vittoria alle elezioni politiche del 18 aprile le fece conquistare, da sola, il 48,5 per cento dei voti e, per i meccanismi della legge elettorale, il 53 per cento dei deputati, la maggioranza assoluta alla Camera; al Senato, che nel 1948 veniva votato per la prima volta con il sistema del collegio uninominale corretto ed era composto in parte da senatori eletti e in parte da senatori nominati, ebbe 151 seggi contro i 67 del Fronte democratico popolare delle sinistre, e ottenere una 1 maggioranza le sarebbe sta1 to facile. Avrebbe potuto governare da sola il Paese. Invece, per il governo da lui presieduto, Alcide De Gasperi chiese e ottenne senza fatica la partecipazione dei partiti liberale, socialdemocratico, repubblicano: poco rilevanti e poco autonomi, come sarebbero rimasti sempre per gli oltre cinquanta successivi governi della Repubblica, questi alleati servirono alla democrazia cristiana per coprirsi a sinistra e a destra «contro gli estremismi di destra e di sinistra» come già allora si diceva, per avvalorare la tesi del carattere centrista della sua politica, per evitare i pericoli dell'isolamento. Ma De Gasperi, naturalmente, era De Gasperi. SOGNO Bisognerà registrare, nelle discussioni post-elettorali, la grande rivincita del Sogno. Sinora in politica il Sogno non era molto stimato, anzi: un po' come l'Utopia, a chi lo perseguiva pareva piuttosto dare una patente d'inconcludenza e astrattezza se non di ingenua scemenza o di astuzia bugiarda. Un programma di governo veniva definito «libro dei sogni» per dire che era campato in aria, che non aveva alcuna concretezza né possibilità di trovare applicazione; i sognatori e gli utopisti venivano senz'altro irrisi e disprezzati da pragmatici e razionalisti della politica. Adesso tutto è cambiato. Alla capacità di «offrire un sogno», anzi un telesogno, agli italiani, viene con ammirazione attribuita parte della vittoria elettorale di Forza Italia & Compagni. E parte della mancata vittoria delle sinistre viene fatta risalire, con deplorazione, alla incapacità di sognare, di «dare un sogno» agli elettori e di raccontare favole sognanti, all'errore di privilegiare la realtà, l'analisi dei problemi, il ragionamento e la cultura critica, al vizio di rispettare l'intelligenza e la razionalità dei votanti. Lietta Tornabuoni — I oni I

Persone citate: Alcide De Gasperi, Berlusconi, Bossi, De Gasperi, Gasparri, Gene Gnocchi, Ombretta Fumagalli Carulli, Rositani, Sogno

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