Matthau; sarò Einstein

Matthau; sarò Einstein Parla l'attore che è tornato a recitare con Jack Lemmon in «Due irresistibili brontoloni» Matthau; sarò Einstein «E darò lezioni di umorismo» LOS ANGELES. Dopo una brillante carriera a Broadway, Walter Matthau è approdato a Hollywood nel 1955. E da allora, nel corso di quarantanni, è diventato uno dei più amati, rispettati, premiati attori americani. Il meglio di sé lo ha però sempre dato quando davanti a lui c'era im altro veterano: Jack Lemmon. «La strana coppia», «Prima Pagina», «Buddy Buddy». Lemmon ha anche diretto Matthau in un film, «Kotch», che gli è valsa una nomination all'Oscar. Adesso, questa strana e popolarissima coppia torna un'altra volta sullo schermo. E lo fa con un film, «Due irresistibili brontoloni», dove i due tornano a esercitarsi in ciò che fanno meglio. Litigano, si fanno dispetti, si buttano pesci morti dentro le automobili. Quando poi proprio di fronte a casa loro compare una provocante maestra (Ann Margret) i loro appetiti sessuali si risvegliano e i due diventano come due bambini in lotta per ottenere attenzione. «Due irresistibili brontoloni» non ambisce a entrare nella storia del cinema, ma sta andando al di là di ogni ottimistica previsione. Cogliendo di sorpresa la Warner Bros, lo studio che lo ha prodotto e distribuito, il film ha superato i 70 milioni di dollari di incasso. A tre mesi dalla sua uscita continua a riempire le sale americane e adesso si appresta a invadere l'Europa e il resto del mondo. Come spiegare l'inatteso successo? E qual è il segreto della coppia LemmonMatthau? Ecco come risponde Walter Matthau. Mr. Matthau, che cosa tiene assieme questa strana coppia? E come mai questa vostra lunga assenza dallo schermo? «Basta fare un film che va così così e non ti chiamano più. Piano piano i giovani che hanno in mano le leve degli studios iniziano a leggere e a capire la buona letteratura e penso che la qualità migliorerà. Nel frattempo, l'obiettivo principale dell'industria cinematografica è il profitto e chiunque dice altrimenti «In gIcon sbaglia. Quanto a me e Lemmon, non lo so. Un bravo attore è uno che ascolta gli altri attori e io e Jack ci siamo ascoltati per 25 anni. Ci vediamo spesso, ci raccontiamo le ultime barzellette mentre le nostre due mogli entrano in profondissime conversazioni su dio sa che cosa. Lemmon è intelligente, ragionevole e noioso. Sì, mi piacciono le persone noiose, non devi stare a calcolare la velocità della luce, non devi discutere di fisica nucleare...». A proposito, nel suo prossimo film lei sarà Albert Einstein... «Avrò una parrucca e sembrerò proprio come lui. Ne so qualcosa perché mio suocero era un consulente per la Hughes Aircraft e si incontrava con Einstein due volte al mese. Discutevano di fisica, di armamenti. Nel film mia nipote, che è poi Meg Ryan, è fidanzata con un professore molto noioso, senza alcun senso dello humour. Così Einstein e i suoi amici decidono di metterla assieme con un benzinaio, Tim Rollins. Lei si lamenta che non film di oti» ha educazione e Einstein le spiega che non c'è solo questo, che nella vita bisogna anche divertirsi». Quando ha detto Tim Rollins intende dire Tim Robbins? «Robbins, Robbins. Che non si sappia che ho storpiato il suo nome!». Torniamo a «Due irresistibili brontoloni». Il film è andato al di là di ogni previsione. Come lo spiega? «Devo ammettere che quando abbiamo deciso di farlo non mi sembrava granché. La sceneggiatura era deboluccia. E poi, di questi tempi, se non ci sono violenza e spettacolari incidenti in auto un film non ha speranze. Anche il sesso è quasi inesistente e perdipiù con due vecchietti come noi. Ma alla fine abbiamo prodotto una buona ora e mezzo di intrattenimento, anche con un paio di punti che si prestano a una intelligente discussione». Il cinema raramente esplora la vita dei vecchi. Non sarà questa la sua forza? «Vecchi? E chi è vecchio? Anche se stanno leggermente migliorando, non si vedono in giro film molto belli. Li studiano mirando soprattutto a bambini e idioti, fanno i soldi con quel pubblico che continua a tornare a rivedere lo stesso film. E adesso che io sto cercando disperatamente di mettermi su questa strada, voglio fare un film che quando chiunque lo vede produce automaticamente multipli orgasmi. Se ci riesco, farò molti soldi». Ha dei rimpianti per gli anni di teatro? «Quando sei nel teatro le condizioni sono dure. Ci sono gli scarafaggi nei camerini e ti dicono: "Devi essere orgoglioso, questo è il teatro!". Poi ti metti a fare cinema e ti danno una cifra 500 volte superiore, tre persone che ti corrono dietro solo per muoverti la seggiola, uno che ti porta una mela, due che ti servono il caffè. Ti senti Napoleone dopo una vittoria. E a quel punto chi vuole tornare indietro al teatro?». Dal suo passato potrebbe sempre riesumare la sua carriera di boxeur. «Ho fatto l'allenatore per un po', è vero. Quando ero giovane, almeno una volta la settimana finiva a botte. Nel ghetto ebraico, nel Lower East Side di Manhattan, era la giungla. Uno mi guar¬ dava male, gli chiedevo cosa diavolo aveva da guardare ed erano pugni che volavano». Tornando a tempi un po' più recenti, lei è stato protagonista di battaglie molto pubbliche con Barbra Streisand. Avete ricucito i rapporti? «Penso che ha prevalso il mio sciovinismo maschile, non mi piaceva il fatto che la signora Streisand sapesse più di me. E così abbiamo fatto grandi litigate. Poi venne "Yentl" e un attacco di Isaac Singer sul New York Times perché la Streisand ne aveva fatto un film "alla Streisand". Questo è ridicolo: se vendi una storia per un milione di dollari a Barbra Streisand, non vedo perché dovrebbe essere altrimenti. In sua difesa è scesa mia moglie e Barbra è rimasta così commossa che abbiamo finito per fare la pace. Intendiamoci, cerco di vederla il meno possibile, ma non ho più problemi con lei». Pensa mai a chiudere e a mettersi in pensione? «E perché mai? Vai in pensione per far qualcosa che hai sempre voluto fare. Recitare è ciò che amo, soprattutto la commedia, che è poi sapere osservare il comportamento umano. Sarei folle». Lorenzo Sona Riappare la «strana coppia» riprendono liti e dispetti di due quasi-vecchietti che riscoptono pure l'amore «In giro non si vedono bei film I produttori fanno i soldi con i bambini e con gli idioti» Nella foto a destra Walter Matthau e Jack Lemmon insieme nel film «Prima pagina». Qui accanto una scena della pellicola intitolata «La strana coppia». Sotto ancora un'immagine di Matthau

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