Contro gli intellettuali è l'ora del dileggio

m polemica. Ora tutti accusano quelli di sinistra. A torto? Contro gli intellettuali è l'ora del dileggio Badesso, dagli all'intellettuale: di sinistra, naturalmente. Adesso che il Cavaliere ha vinto, tutti se la prendono con chi aveva inutilmente cercato di esorcizzarlo. I primi colpi erano partiti dall'anonimo «Servo sciocco» dell'Indipendente all'indomani delle elezioni. Nei giorni successivi è stato un crescendo. Venerdì, sul Giornale, il nuovo direttore Feltri ha irriso l'«apparato pseudoculturale» che si è vanamente mobilitato per i progressisti. E con tono meno sprezzante ieri, sul nuovo giornale di Montanelli, La Voce, Mario Cervi ha fatto partire un colpo più insidioso, con il silenziatore: «La rabbia, lo scoramento, l'amarezza abbattutisi sui salotti dell'intellighenzia di sinistra» insinua, forse nascondono «un tacito e implicito rimpianto per i decenni del fangoso e gelatinoso ancien regime)), perché «in quel clima l'intellettuale della protesta continua e della firma facile si trovava a suo completo agio». Persino Frutterò e Lucentini, su Tuttolibri, ironizzano: era un po' che gli intellettuali non si facevano sentire, finalmente pareva venuto il momento della rentrée, ma ecco che sul più bello ti spunta «l'Orco, il Cavaliere Nero», e ora molti parlano di emigrare, e «c'è chi sta trattando l'acquisto di un quartierino a Parigi o Londra sull'esempio di Mazzini e dei fratelli Rosselli». Povera intellighenzia: sconfessata dalle urne, sbertucciata dagli avversari. Tanto che un nuovo argomento va facendosi strada: che i progressisti abbiano perso anche perché appoggiati in modo così aperto, fastidiosamente predicatorio proprio dagli intellettuali di sinistra. Sarà anche così, ammette con amara ironia Michele Serra sull'Unità di ieri, «la gente è felice, gli intellettuali sono dei rompicoglioni menagramo. Conosco abbastanza intellettuali per poter confermare che sono effettivamente, per la più parU:, snob è menagramo. 'Rompicoglioni, poi, non parliamone nemmeno»; ma sanno che «le ragioni e i torti non si misurano con l'audience. E questo Ambra, per adesso, non è ancora in grado di saperlo, e tantomeno di insegnarcelo. Chiedo scusa: mi tengo Eco». Umberto Eco, Nanni Moretti. La cultura di sinistra come un bagaglio nobile, ma ingombrante: un peso quasi, da portare con orgoglio, ma sapendo che è votato allo scacco. E' davvero così? Gli intellettuali sono tanto mal visti dalla gente comune, sono uno spot in negativo? «L'irrisione del "culturame" non è una novità: risalgono a Sceiba osserva Edoardo Sanguineti, firmaiolo non pentito -. Per non dire di Gòbbels che quando sentiva parlare di cultura, asseriva, portava subito la mano alla pistola. L'ultima forma di questo disprezzo è la polemica sulla svia efficacia, che dilaga in questi giorni: diffidate degli intellettuali, vedete a che disastri portano persino i loro beniamini. In questo modo non solo li si deride per la recente sconfitta, ma si pone anche un'ipoteca per la loro possibilità futura di incidere con l'arma della critica». Ma forse questa volta non hanno esagerato con il pessimismo, mentre la gente aveva bisogno di messaggi semplici, magari semplicistici, ma positivi? Ginevra Bompiani ha curato la pubblicazione-appello Contro Joker. Le ragioni della ragione d'allusione è al personaggio di Jack Nicholson, avversario di Batman, in cui molti scorgono una inquietante somiglianza con Berlusconi): è dunque fra coloro che la destra ringrazia. «In situazioni come questa - obietta -, in cui la stupidità e l'arroganza prendono il povere, e naturale che gli intellettuali che mettono in guardia contro la terribile euforia scatenata da questa vittoria vengano considerati "menagramo, rompiscatole, pessimisti" ecc. Il dileggio è la forma più propria di un'euforia sguaiata e trionfante. E' il dileggio dei fascisti contro gli antifascisti». Gianni Vattimo è anche lui «colpevole» di aver firmato: l'appello Ragiona Italia promosso da Alleanza democratica. L'Italia non ha ragionato? La risposta del filosofo è un'altra domanda: «Fino a che punto una posizione culturale si deve modificare in rapporto al fatto che non è riuscita a diventare maggioranza politica? Il problema si pone per una forza politica, non per un intellettuale. Anche questa è una differenza fra politica e cultura. Se Forza Italia ha vinto, vuol dire che la cultura di sinistra è da buttare? Bah... Ora io mi auguro - e come potrebbe essere altrimenti? - che Berlusconi riesca a dare il milione di posti di lavoro promessi in campagna elettorale. Ma, ragazzi, non cercate di convincermi che i panno- Ioni sono meglio di Joyce». Certo che no, però può darsi siano meglio di qualche salotto radical-chic mai (finora) passato di moda, come quello che riunisce «tutti da Fulvia, sabato sera» nella famosa strip di Pericoli e Pirella su Repubblica. E' forse a questo tipo di cultura sinistrorsa che si deve la sconfitta? «Non credo - risponde Luciano Canfora, un altro intellettuale che non si risparmia le prese di posizione pubbliche -. Dell'intellighenzia di sinistra, più o meno snob, la maggior parte della gente non sa nulla. Sa solo quello che passa sullo schermo di casa. Bobbio primeggia nella classifica dei libri più venduti, ma poi i progressisti perdono le elezioni: vuol dire che chi compra i libri è una minoranza. Intellettuali e gente comune sono due rette che non s'incontrano, incolpare la cultura per la sconfitta della sinistra è un sofisma». Probabilmente è davvero così: lo riconosce anche il filosofo Stefano Zecchi: «Gli errori dell'intellighenzia progressista sono altri, sono soprattutto l'incapacità di cogliere l'importanza comunicativa della tv, che si limitano a demonizzare. Ecco un atteggiamento elitario che io, accusato di essere antimoderno, non ho. Ma gli intellettuali di sinistra nella politica di sinistra non contano niente: non hanno peso né nell'elaborazione dei programmi, né nei risultati elettorali». Parola di un avversario dichiarato dei progressisti. Alla faccia dei trionfatori. Maurizio Assalto Vattimo: «Non mi convinceranno che ipannoloni sono meglio diJoyce». Sanguinea: «L'irrisione mi ricorda i tipici temi di Sceiba» m Gianni Vattimo, che ha firmato l'appello «Ragiona Italia», qui insieme con Umberto Eco Da sinistra, Luciano Canfora e Stefano Zecchi Qui a sinistra, Edoardo Sanguineti Sopra, la Fulvia, prototipo dell'intellettuale di sinistra, inventata da Pericoli e Pirella

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