Atene attacca anche il Vaticano

Atene attacca anche il Vaticano Lo afferma Papandreu, dopo le «sparate» sulla vittoria della destra in Italia Atene attacca anche il Vaticano «Colpa sua e di Bonn la guerra nei Balcani» ATENE NOSTRO SERVIZIO Il capo del governo socialista greco, Andreas Papandreu, parlando ieri a un convegno del suo partito non ha esitato a porre sullo stesso livello le inquietudini - già espresse ripetutamente dal suo ministro per gli Affari Europei, Theodoros Pangalos - sul «drammatico ritorno delle forze dell'estrema destra in Italia» con la preoccupazione per il «notevole rafforzamento dei nazionalisti e dei fondamentalisti islamici nelle recenti elezioni amministrative turche». Il premier greco stava analizzando con i suoi quadri la difficile situazione del Paese, quella dei Balcani e lo spinoso problema della Macedonia. «L'Unione Europea ha detto - deve prendere coscienza del fatto che noi siamo l'estremo confine orientale del l'Europa». E ha imputato alla carente strategia comunitaria anche il disastro jugoslavo: «La Germania ed il Vaticano sono all'origine della tragedia», ha affermato. Atene è convinta che le «manovre» di penetrazione politica da parte di grandi potenze come la Germania, e confessionale da parte della Chiesa cattolica, mirino a rimettere in discussione l'assetto stabilito nella regione al termine della guerra. Nei confronti di Roma, i sospetti spuntarono già all'indomani dello sbarco in Albania dei reparti militari mandati ad assicurare la distribuzione degli aiuti alimentari. La prospettiva del ritorno di truppe di Paesi un tempo occupanti sul suolo balcanico - come prevede il recente progetto di includere soldati italiani e turchi fra i Caschi blu in Bosnia - continua a resuscitare fantasmi storici nella capitale greca. Ma i malumori contro una cer¬ ta politica italiana - se davvero di malumori si tratta, e non di frizioni economiche e commerciali coperte sotto la maschera comunitaria - traggono origine da progetti ben più concreti, che danno ai greci l'impressione di venir tagliati fuori dalla corsa europea verso Oriente. Come l'accordo per l'allacciamento diretto mediante fibre ottiche fra la Sip e l'Ente di telecomunicazioni turco; o il piano di ripristino dell'antica via Egnatia, asse di grande comunicazione prospettato dalle autorità comunitarie con la denominazione di «Corridoio numero otto», che anziché seguire il tracciato proposto da Atene cioè passare attraverso Igumenitsa e Salonicco per raggiungere Istanbul - preferirebbe, anche col patrocinio italiano, una variante settentrionale, via Durazzo, Skopje e Sofia. Minas Minassian

Persone citate: Andreas Papandreu, Minas Minassian, Papandreu, Theodoros Pangalos