«La tivù scuola di violenza» di Fabio Galvano

Rapporto di 26 accademici al ministro dell'Interno: certi film istigano i ragazzi al crimine Rapporto di 26 accademici al ministro dell'Interno: certi film istigano i ragazzi al crimine «La tivù scuola di violenza» Psicologi inglesi: va censurata «In realtà vorrei non fare niente. Però c'eravamo già impegnati per una tournée in Australia lo scorso anno e non ci siamo sentiti di cancellarla. Inizierà il 18 aprile. E pensare che i nostri antichi progetti prevedevano prima una vacanza. L'Australia è senz'altro il mio continente preferito, perché là convivono due realtà apparentemente contrastanti: una società civilissima e una natura meravigliosa, incontaminata. Laggiù ho visto le più belle spiagge che si possano immaginare. Ci sono stata moltissime volte, abbiamo un pubblico affezionato. Ma come si può capire quest'anno per noi non ci saranno vacanze, non si prendono vacanze dai pensieri. Non ho ancora avuto la forza nemmeno d'incominciare i preparativi di lavoro. Non riesco neanche a immaginare di scegliere gli abiti di scena. Non so ancora che cosa canterò. Già, le canzoni. Come posso considerare questioni come queste. La mia testa va da un'altra parte, altro che il lavoro». Allora perché ha acconsentito a partire? «Ho accettato perché spero che di qui al 18 aprile la situazione si sia risolta». Come? «Ma sì, che ci siano notizie positive su Ylenia». Ci sono nuove speranze? «Di questo per ora preferirei non parlare». E' vero che andrà a cantare anche a Vienna? «Non so. E' ancora una decisione in forse. Ma come le ho detto non ho alcuna voglia di lavorare in questo momento. La mia testa è altrove». Come trascorre le sue giornate a Cellino San Marco? «Seguo le piccole. Le seguo nei loro compiti per la scuola e nei loro impegni quotidiani. Ne hanno bisogno, hanno soltan- LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE In un gesto autocensorio che non ha forse precedenti nel mondo accademico, 26 fra i più autorevoli psicologi inglesi ammettono di avere sbagliato nelle loro precedenti conclusioni e riconoscono che la violenza nei film e alla televisione rappresenta una minaccia per i giovanissimi, tale da essere considerata elemento ispiratore in numerosi recenti casi di criminalità giovanile. In un documento di sette pagine trasmesso al ministro degli Interni Michael Howard, di cui non si conoscono che alcuni frammenti, essi indicano nell'omicidio Bulger - il caso del bimbo di due anni e mezzo massacrato a Liverpool da due ragazzini di dieci anni - un esempio tipico dell'allarmante impatto che le immagini violente possono avere sui piccoli. Il rapporto, che è destinato a riaccendere - non solo in Inghilterra - il dibattito sui rapporti fra il mondo dello spettacolo e la salute morale dei giovani, è stato compilato da Elizabeth Newson, professoressa di psicologia dello sviluppo all'università di Nottingham, ed è stato sottoscritto da altri 25 specialisti di psicologia infantile: fra questi il professor Sir David Hull, presidente dell'Associazione pediatrica britannica, il dottor Richard Lansdowne, primario di psicologia all'ospedale dei bambini di Great Ormond Street, e numerosi luminari delle università di UNA MADRE TRA DOLORE E FIDUCIA Oxford, Cambridge, Londra. «Molti di noi hanno a cuore taluni concetti liberali sul diritto d'espressione - afferma il documento - ma ora cominciamo a ritenere di essere stati ingenui non riuscendo a prevedere l'effetto del materiale dannoso e della sua facile disponibilità per i bambini. (...) Abbiamo sottovalutato il livello di brutalità e di sadismo che il mondo del cinema è capace d'inventare ed è disposto a mostrare. Sicuramente abbiamo sottovalutato la facilità d'accesso dei bambini a tale prodotto». Peggio, si afferma, è il fatto che «episodi di feroce crudeltà vengano collegati a svago e divertimento»: «Lo spettatore riceve immagini distorte di emozioni che non ha mai sperimentato e che quindi deve accettare: particolarmente pericolose quando amore, sesso e violenza sono messi sullo stesso piano». Il rapporto, che s'intitola «Video violenza e protezione dei bambini», insiste che «sembra impossibile poter consentire a tale situazione di continuare, e anzi di svilupparsi, come sta facendo». Vuol essere, insomma, un invito alla censura per la protezione dei giovani; e sicuramente le sette pagine della professoressa Newson finiranno sui banchi di Westminster quando i Comuni discuteranno, fra una decina di giorni, un emendamento alla nuova legge sulla criminalità presentato dal deputato liberaldemocratico David Alton e rivolto appunto alla video-violenza. «La maggior parte di noi - afferma il rapporto - preferirebbe affidarsi alla discrezione e alla responsabilità dei genitori, sia nel controllare ciò che i loro figli guardano, sia nel fornire ai bambini chiari modelli di malessere di fronte alla brutalità sadistica. Purtroppo è dolorosamente chiaro che molti bambini, a questo proposito, non possono contare sui loro genitori. La società deve quindi assumersi la responsabilità di proteggere i bambini da questa e altre forme di abuso». Non solo Chucky la bambola assassina - forse ispiratrice del delitto Bulger - è sotto accusa, o gli zombi o i morti viventi o le carognate dell'orrido citati negli ultimi mesi in altri due processi. Anche film come «Il silenzio degli innocenti» sono messi in discussione: ottimi, ma per chi è capace di affrontarli con il dovuto distacco, certamente non per i bambini. Una generalizzazione eccessiva? Probabilmente no, insiste la professoressa Newson riferendosi a indagini di psicologia infantile svolte negli Stati Uniti: persino fra i bambini che guardavano un telefilm «moderato» come «Starsky e Hutch» si è registrato un comportamento più aggressivo che fra quelli abituati ai Muppets. Il concetto di «violenza giustificata» è fallace, sostiene il rapporto: il bambino non sa distinguere e va protetto. to 6 e 8 anni». La vita privata è un rifugio sicuro? «Lo è sempre stata, quando non lavoravo. Devo seguire le mie bambine e anche curare il mio giardino. Poi c'è la posta. In questo periodo mi scrivono Fabio Galvano in tantissimi». Da quando è scomparsa Ylenia? «Sì, la posta è triplicata, mi scrivono di tutto». Ma chi è che le scrive? «Ho scoperto un'altra Italia, gente diversa, con molta fede, VERASLEPOJ «Il bimbo seviziato di Liverpool allarmante esempio» GLI ESPERTI ITALIANI CONDANNANO LE TRASMISSIONI DON SORGI «Danni seri» «E' giusto» «Ventisei psicologi inglesi dicono che le immagini violente fanno male agli adolescenti? In Italia siamo in 26 mila a sostenere la stessa cosa». Vera Slepoj, presidente della Federazione italiana Don Claudio Sorgi, critico cinematografico e televisivo dell'Avvenire, non si stupisce: «E' una conferma di ciò che pensavamo da tempo. La violenza influenza il carattere delle persone, soprattutto psicologi, accusa in particolare la tivù: «Ha un potere educativo enorme perché raggiunge anche bambini al di sotto degli 11 anni, in una fase evolutiva in cui il pensiero astratto non si è ancora formato. Ma se il piccolo schermo è addirittura capace di influenzare negli adulti aspetti ideologici come le scelte elettorali, come possiamo pensare che non condizioni i giovanissimi?». Vera Slepoj distingue però tra il caso inglese e quello italiano: «La tivù britannica trasmette pochi film. Lì il problema sono le videocassette. Da noi le emittenti peggiori sono Italia 1 e Raitre. Le conseguenze si vedranno tra un paio d'anni». quelle deboli. Nei minori il caso è particolarmente grave». La soluzione è la censura? «Una censura di questo tipo esiste e va distinta da quella ideologica. Ma non basta: occorrono norme precise che impediscano di mandare in onda certi spettacoli in certi orari. Non capisco perché si debba dare tanto spazio alla violenza quando c'è la possibilità di mandare altro in onda». I registi sostengono di rappresentare la realtà. «Sì, ma sono loro stessi a condizionare la realtà con le loro opere. Bisogna spezzare il circolo vizioso, facendo appello alla coscienza degli autori e con l'apporto di psicologi e pedagogisti». «Ma parto in tournée per l'Australia con l'angoscia, non riesco neppure a preparare gli abiti»