legali dell'amministratore Fiat «Argomenti inconsistenti generici» di Giovanni Bianconi
/ legali dell'amministratore Fiat «Argomenti inconsistenti, generici» / legali dell'amministratore Fiat «Argomenti inconsistenti, generici» minare (quella depositata ieri è solo una richiesta, ndr) per dimostrare l'inconsistenza delle ipotesi accusatorie». E l'avvocato Chiusano aggiunga: «Romiti non è coinvolto per contatti diretti con qualsivoglia uomo politico. Le pretese dichiarazioni accusatorie sono talmente generiche da non giustificare una richiesta di rinvio a giudizio. Non sono una prova». Insieme alla richiesta di processare sessantuno persone (oltre ai politici e ai manager dei grandi gruppi ci sono imprenditori e amministratori delle varie società interessate ai lavori), i quattro pubblici ministeri hanno sollecitato l'archiviazione per altri 26 indagati, per i quali il coinvolgimento nel pagamento delle tangenti non è stato riutenuto sufficientemente provato. Tra questi il presidente dell'Olivetti Carlo De Benedetti e l'ex presidente dell'Italstat Ettore Bernabei. Ma Romiti, negli interrogatori svolti sia a Milano sia a Roma (dove fu iscritto nel registro degli indagati), ha sempre negato di essere a conoscenza di questa circostanza. L'ex amministratore delegato della Fiat-Impresit Antonio Mosconi ha raccontato dell'esistenza di «un tesoretto» del gruppo Fiat, a Lugano, cioè di «somme di denaro extra-bilancio» e l'ex direttore romano dell'Ente relazioni esterne, Umberto Belliazi avrebbe rivelato l'assenso di Romiti alla soddisfazione delle pretese dei politici per la concessione degli appalti. I difensori Chiusano e Coppi, dopo aver deprecato di aver avuto la notizia dalla stampa e non attraverso formali e regolari atti giudiziari, ribattono: «In ordine a tale episodio il dottor Romiti ha recisamente affermato la sua totale estraneità, fornendo ai magistrati argomenti e prove a sostegno. Confidiamo quindi nella superióre serenità del giudice dell'udienza preli¬ L'episodio che coinvolge l'amministratore delegato della Fiat, Romiti - insieme al direttore finanziario Paolo Mattioli e agli ex manager del gruppo torinese Papi, Mosconi e Belliazzi -, si riferisce ad una tangente di 3 miliardi e 230 milioni che sarebbe stata pagata a Craxi, Sbardella e all'ex cassiere della de romana Moschetti per l'appalto di alcune «opere civili» da realizzare lungo le nuove tratte della metropolitana romana ancora in costruzione. Quei soldi sarebbero stati prelevati dalle società estere Sacisa e Fidina, che per i magistrati risalgono direttamente alla Fiat e quindi al suo amministratore delegato. Giovanni Bianconi
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