E Paolo Berlusconi va dal giudice

Interno Sabato 2 Aprile 1994 . LA STAMPA IL ROBIN HOOD SBAGLIATO un collaboratore di giustizia, mestiere che appunto oggi si chiama del «pentito», così come ieri si chiamava dell'«impunito». Ma Iano è a sua volta accusato da altri pentiti, che lo hanno indicato come assassino in nuovi delitti. Insomma: i magistrati hanno deciso di processarlo e hanno spedito la polizia a cercarlo. La polizia è andata a casa sua, ha sfondato un finto tramezzo e lo ha catturato in un cunicolo. Poi è andato in onda un copione già noto: il boss è salito sulla macchina della polizia osannato dalla folla plaudente e, agitando le mani strette nei ferri, ha urlato una frase ormai di gran moda fra i criminali arrestati: «Complimentatevi con gli agenti perché son stati veramente bravi!». Quella frase loffia equivale ormai a un torbido lasciapassare: abbiamo visto più d'una volta in televisione persino dei dirigenti di pubblica sicurezza coprirsi di ridicolo menando vanto per una simile laurea magna cum laude dell'arrestato. Subito dopo la cattura s'è messa in moto la società civile che ha promosso una petizione per ottenere che Iano tornasse libero all'istante. Si sono raccolte subito più di mezzo migliaio di firme. Quindi è nato un movimento di solidarietà che promette di tenere sotto pressione il tribunale nel corso del processo per omicidio di cui Iano è oggi imputato. Chi è dunque il protagonista di questa vicenda? Forse la mentalità del Sud? Sì, anche. Benché si debbano ammettere d'ufficio le attenuanti canoniche: lo Stato assente, la mafia di vecchio stampo che supplisce alla giustizia incassando un patrimonio di stima e riconoscenza. Vale la pena ricordare che Iano è accusato di far parte della cupola, o commissione, in seno alla quale non si astenne dal votare sentenze di morte. Si potrebbe dichiarare protagonista di questa storia l'assenza di cultura, di ogni nozione sulla legge e la società. Ma si finirebbe certamente nel prevedibile bla-bla-bla a metà strada fra sociologia, pietismo, generica riprovazione. Secondo noi il protagonista vero e terribile, il convitato che ci siamo messi ormai a tavola, il golem sul cui fango è stata alitata disinvoltamente la vita, è il conformismo mutante dell'ultùna generazione. Questa storia frustrante ed esemplare trasuda conformismo: là dove viene contrabbandata per società civile quella che invece è una società palesemente incivile; nella scivolosa e petulante retorica delle lenzuolate antimafia contro nessuno e nella attiva omertà nei confronti di un boss; c'è del conformismo nel trasformare in un fatto di pubblico interesse il «dramma interiore» dei collaboratori di giustizia; c'è conformismo parrocchiale nei chierici che usano pericolosamente la parola «imbarazzo» alludendo a orrendi delitti di sangue. C'è poi il conformismo che abbiamo già indicato di quegli irricevibili «complimenti alla polizia». Una morale da questi fatti non ci sentiamo di trarla, perché non ne vediamo traccia. Vediamo però la necessità, l'obbligo di un ritorno rapido almeno alla limpida verità dei fatti e a un linguaggio sobrio, non visionario. Un uomo deve essere giudicato: che la legge faccia dunque il mestier suo e nessuno osi interferire. E se lo fa, ne paghi il prezzo. Paolo frizzanti Interno Inchiesta dopo la denuncia di un deputato missino, parla di un «buco» di 9 miliardi E Paolo Berlusconi va dal giudice AOSTA

Persone citate: Iano, Paolo Berlusconi

Luoghi citati: Aosta