Una barca sconfigge Verne Fa il giro del mondo in 75 giorni

Lo skipper neozelandese Blake ha stabilito il nuovo record con il catamarano «Enza» Lo skipper neozelandese Blake ha stabilito il nuovo record con il catamarano «Enza» Una barca sconfigge Verne Fa il giro del mondo in 75 giorni Peter Blake esulta, può aggiungere un record al suo ricco palmarès di marinaio oceanico che ha concluso sei circumnavigazioni. Primo assoluto a tutte le tappe della Regata intorno al Mondo nel 1989-90, a bordo di Steinlager, ha rivoluzionato ancora l'intricata classifica dei marinai che hanno scritto le pagine più esaltanti della navigazione a vela. Questa volta lo skipper neozelandese ha compiuto, sul catamarano Enza, il Giro in 75 giorni: arriverà stamattina a Brest. Blake divide l'onore del record con lo skipper inglese Robin Knox Johnston e 6 uomini d'equipaggio. Insieme hanno battuto Bruno Peyron, che aveva concluso in 79 giorni, nel 1993. Questa avventura al sorpasso lunga 48 mila chilometri doppiando capo di Buona Speranza, Capo Leewin e capo Horn, si chiama Trofeo Jules Verne. Il celebre romanziere d'avventura non è che un pretesto. I mezzi di trasporto usati dal protagonista, Phileas Fogg, e il suo percorso hanno ben poco a che fare con il mare, ma uguale è lo spirito con cui si intraprende la sfida: una scommessa contro il tempo che esalta l'abilità e l'intelligenza non solo di chi sta in mare ma anche di tutti coloro che hanno contribuito ad allestire lo scafo. E' un premio ambito, che sta diventando il sogno di ogni velista innamorato di corse frenetiche sull'oceano. L'hanno inventato i navigatori estremi per porsi un obiettivo da superare continuamente. Il tro- IL MASCHIO E LA CULLA COLLOSO, ossessivo, sdolcinato, iperprotettivo e svenevole. In una parola, insopportabile. Vuol fare tutto lui, divora trattati di puericultura, ha sempre gli occhi addosso al pupo, «lo abbraccia e gli parla in continuazione e, quando parla, gorgheggia». E' il «padre-mammo» secondo le impietose e crude pennellate di colore che il pediatrasaggista Marcello Bernardi ha tracciato sulle colonne AeW'Unità. E il centralino del quotidiano è diventato subito rovente: telefonate e fax fanno già prevedere battaglia su fronti contrapposti e una lettera aperta, assicura un caporedattore, alimenterà la diatriba nei prossimi giorni. Il padre è importante? Figura di second'ordine. «E' necessaria solo la madre», sentenzia, provocatorio, l'esperto. I compiti, oggi, sembrano confusi e l'uomo, secondo Bernardi, per la moglie, più che un collaboratore nell'allevare i figli diventa un rivale. E, smarrito nella sua crisi d'identità, perde il ruolo di «maschio». Non la pensa allo stesso modo Michele Serra che, dalle colonne dello stesso giornale, «confessa» di aver pulito i culetti dei figli, di aver navigato in un mare di pannolini, tra notti insonni e gengive arrossate e s'inchina all'umile e massacrante fatica di aiutare un cucciolo d'uomo a crescere. «Un'esperienza - confessa - che mi ha permesso di capire concretamente il durissimo, oscuro, generosissimo lavoro svolto dalle donne, nei secoli, per far crescere i figli spesso a scapito di sé. E mi ha permesso di fare di questo sacrificio uno straordinario arricchimento umano che, per i maschi, è largamente inedito, e per questo ancora più prezioso». Serra garantisce che i suoi figli non fanno confusione tra mamma e papà, né tra maschio e femmina. Dove sta di casa l'equilibrio, insomma? L'identikit tracciato da Bernardi assomiglia al personaggio del film «Mrs. Doiibtfire» in cui un padre separato e privato dei suoi bambini (perché non ha lavoro, si mostra infantile e irresponsabile) si traveste da governante per star loro accanto e così diventa ordinato, preciso, ottimo cuoco, pedagogo perfetto, filosofo. In una parola: insopportabile. E torna ad essere «umano» in un solo momento, quando davanti ai piccini, esasperato dalla lotta con la ex-moglie per l'affidamento della prole, sbotta: «Siete anche figli miei, porca zozza!». Tipi così sono eccezioni, secondo Gianna Schelotto che rimpro- feo è una scultura affascinante di Thomas Shannon. E' un fuso in alluminio di 1 metro e 80, racchiuso in una teca che rimane sospeso in aria grazie ad un gioco di forze magnetiche: rappresenta una barca che fluttua sfidando la forza di gravità. E' conservato al Museo della Marina di Parigi. I vincitori ne hanno una copia in miniatura. Blake e il suo equipaggio navigavano su un catamarano di 28 metri (l'albero è alto 32 metri), hanno vissuto quest'avventura senza un attimo di tregua, tenendo sotto controllo gli strumenti di bordo per navigare alla velocità ottimale, seguire l'evoluzione meteo, scegliere la rotta giusta. Per ottenere il massimo è necessario perfezionare costantemente l'assetto della barca, la regolazione delle vele, la rotta. E' stata positiva la scelta di partire in otto (Peyron aveva soltanto 4 aiutanti): si è potuto così dosare meglio lo sforzo. Il catamarano Enza non era solo sulle onde gigantesche dei Mari del Sud e nell'appiccicoso oceano equatoriale. E' stato inseguito fino in fondo da un altro multiscafo partito lo stesso giorno, il 16 gennaio, da Brest, comandato dal francese De Kersauson. Il duello sull'oceano è stato esaltante: il francese, dopo un ottimo exploit, è stato costretto a tallonare Enza e non l'ha più sorpassata. Ma non ha mai perso la speranza: essere primi per migliaia di miglia non significa vincere. Le attrezzature, gli scafi, le vele sono stati sottoposti a sforzi estenuanti e potevano tradire gli A destra, il tragitto del catamarano «Enza». A sinistra, lo skipper neozelandese Peter Blake [DA .MAXI YACHT ■ INTORNO AL MONDO.. MONDADORI! OCEANO PACIFICO MILANO. Una lettera anonima arrivata a Radio Popolare aveva fatto ritrovare un quadro che, secondo gli autori, era l'«Urlo» di Munch, rubato a Oslo. Dopo una prima analisi, la docente di Storia dell'Arte Luisa Somaini a Brera, aveva dichiarato che si trattava di «un falso, una copia molto recente». Il che aveva fatto pensare a un «pesce d'aprile. Ma in serata la docente ha precisato di aver espresso solo «una soggettiva impressione, espressa a caldo». «Soltanto gli esami di laboratorio e l'analisi degli studiosi dell'opera di Munch - ha detto - potranno escludere con assoluta certezza che si tratti dell'opera sottratta alla Oslo». [Agi]

Luoghi citati: Brest, Milano, Oslo, Parigi