Nuove rivelazioni sulla morte di Scopelliti

Nuove rivelazioni sulla morte di Scopelliti Nuove rivelazioni sulla morte di Scopelliti REGGIO CALABRIA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Prima il giudice Antonio Scopelliti, poi Salvo Lima. Tra i due delitti ci sarebbe un nesso. L'uccisione del magistrato calabrese doveva servire da campanello d'allarme alla corrente di Andreotti che non era più capace di garantire coperture e assoluzioni a Roma. Otto mesi dopo, l'uccisione dell'eurodeputato, da sempre tramite tra Cosa Nostra e il leader democristiano, fu la dimostrazione evidente che la «commissione provinciale» aveva deciso di punire chi non aveva saputo mantenere gli impegni assunti. E' questa la tesi che emerge dalla sentenza di rinvio a giudizio emessa l'altra sera a Reggio. E sui legami tra i due delitti il giudice di Reggio Alberto Cisterna chiede ora accertamenti approfonditi ai magistrati della corte d'assise che dovranno affrontare, dal 25 maggio, l'esame del processo per l'omicidio Scopelliti per il quale ha disposto il rinvio a giudizio di Totò Riina e degli altri 13 componenti la «commissione». «Risulta dagli atti - scrive il magistrato - di pretese amicizie massoniche che Scopelliti vantava, così come di legami chiari con ambienti politici vicini alla corrente di Andreotti che sarà duramente colpita pochi mesi dopo con l'uccisione dell'onorevole Li- Itlllfi: IL BUSINESS DEL MACABRO CAGLIARI EL nuovo che avanza in Italia c'è spazio anche per la mercificazione delle vittime della mafia. Un tour guidato, con il corollario di una vendita di mobili o pentole o di chissà cos'altro, sulla tomba della giovane poliziotta saltata in aria a Palermo insieme a Paolo Borsellino e a quattro colleghi, in seguito a un attentato della mafia. «Tutti insieme con un fiore a salutare Emanuela», è scritto su un pieghevole a colori distribuito porta a porta nei giorni scorsi, al Nord e al Sud della Sardegna, da un'agenzia turistica di Oristano. E dal volantino occhieggia la foto sorridente della povera ragazza in divisa, dilaniata dalla bomba esplosa il 19 luglio del '92 in via D'Amelio. Per sole 25.900 lire l'organizzazione offre il «pellegrinaggio» e «a tutti i partecipanti adulti, un meraviglioso omaggio: un telo da mare più un cuscinetto d'arredo». Pare che anche il pranzo sia compreso nel pacchetto posto in vendita «per la entusiasmante gita di un giorno», pubblicizzata, senza il minimo pudore, insieme alla proposta di una scampagnata al lago di Gusana, una delle località più amene del Nuorese. L'appuntamento per i primi turisti diretti al sepolcro della martire dei boss è fissato per il 12 aprile. Alle 6 un torpedone dotato di tutti i comfort raccoglierà i primi «pellegrini» a Nulvi, piccolo centro non lontano da Sassari, poi farà tappa a Osilo, prima di imbarcare il grosso della comitiva nel capoluogo della provincia. E poi via, lungo la «Carlo Felice», l'arteria che collega le due principali città dell'isola. Sestu, il paese nel quale riposa Emanuela Loi, dista neanche dieci chilometri da Cagliari. Nel cimitero, la ragazza è stata sepolta nei giorni successivi alla strage. Poi i familiari hanno realizzato una singolare costruzione progettata dall'architetto milanese Marco Benedetti, presentato loro da Vittorio Sgarbi: la chiamano la «tomba viva», una grande lastra di cristallo con giochi d'acqua, sopra una gigantografia della ragazza uccisa. E tutto intorno, tanti fiori e un prato irrigato automaticamen- ma». I legami erano soprattutto «con l'ex ministro Claudio VitaIone» - anch'egli magistrato e conterraneo di Scopelliti - «e con l'on. Ombretta Fumagalli Carulli». In queste frequentazioni - secondo Cisterna - si sarebbero potute registrare eventuali pressioni di altri esponenti della corrente andreottiana, per cercare di ammorbidire le posizioni del magistrato che avrebbe dovuto sostenere l'accusa in Cassazione al primo maxiprocesso alla mafia palermitana, già condannata in primo e secondo grado sulla base del cosiddetto «teorema Buscetta». Su questo punto si basa comunque, a giudizio di Cisterna, non era quindi preoccupata delle condanne in se stesse, anche perché Riina era latitante e molti altri in carcere, quanto piuttosto per l'autorevolezza con la quale Scopelliti avrebbe sostenuto l'impianto accusatorio portato avanti già in precedenza da Giovanni Falcone e poi confermato in Cassazione. In altre parole, la conferma della validità del «teorema Buscetta» avrebbe voluto dire effettivamente che tutto era deciso dalla «commissione provinciale». «Certo - scrive ancora Cisterna - che occorre leggere con attenzione tutte le carte del delitto Lima; possono essere indicative anche per il delitto Scopelliti». Certamente il magistrato le ha studiate bene, tanto che ad un certo punto riporta anche il racconto del pentito Marino Mannoia in un interrogatorio del 3 aprile 1993 a New York a proposito del presunto incontro tra il boss Boutade e Andreotti che doveva servire per un chiarimento sull'omicidio Mattarella. «In Sicilia comandiamo noi», avrebbe detto Bontade ad Andreotti, «e se non volete cancellare completamente la de, dovete fare come vi diciamo noi». E poi, minacciando: ((Altrimenti vi leviamo non solo i voti della Sicilia, ma anche di Reggio Calabria e di tutto il Sud». il motivo principale dell'uccisione di Scopelliti, che si era offerto spontaneamente di fare da pm in quel processo e che aveva respinto, stando anche alle dichiarazioni di Marino Pulito, un'offerta di 4 o 5 miliardi. Secondo Cisterna, Scopelliti fu ucciso perché era insostituibile nel ruolo di accusatore in Cassazione in quanto perfettamente a conoscenza del voluminoso dossier. «Obiettivo raffinatissimo, perseguito dalla commissione - è scritto nell'ordinanza di rinvio a giudizio - era quello di demolire il principio di diritto recato dalla sentenza della magistratura palermitana»: per il giudice reggino, la «Cupola» Enzo Laganà A sinistra il luogo dell'agguato. Sopra, il giudice Scopelliti. A destra, i fratelli Incognito