Major dice no all'Ira di F. Gal.

Major dice no all'Ira Major dice no all'Ira «Non bastano 3 giorni di tregua per incominciare la trattativa» Accoltellato in casa: è tornato il killer dei gay} LONDRA. Major dice no all'Ira. Tre giorni prima di Pasqua, gli indipendentisti nord irlandesi hanno offerto a John Major un ramoscello d'olivo, forse una possibile ancora di salvezza: h„.<no annunciato un cessate-il-fuoco «unilaterale» e «incondizionato» di 72 ore - dal 5 all'8 aprile - a riprova del loro atteggiamento «positivo e flessibile» nella ricerca di pace per l'Ulster. Major ha denunciato «il cinico gesto»: «Una tregua di tre giorni non cambierà il futuro dell'Irlanda del Nord». Il premier britannico ha inoltre respinto la richiesta di Gerry Adams, leader di Sinn Fein, braccio politico dell'Ira, di aprire al più presto «trattative dirette». Ed è stato anche criticato per quello che è parso un netto «no». Ma forse qualcosa si muove nel faticoso processo di pace per l'Ulster: ò la prima volta dal 1975 che la guerriglia indipendentista cattolica ferma la «campagna militare» fuori dai tradizionali periodi di tre¬ gua natalizia. La voglia di dialogo tembra palese. Il premier britannico ha avvertito che soltanto un cessate-il-fuoco «permanente e irrevocabile» può portare alla cooptazione del Sinn Fein (braccio politico dell'Ira) nelle trattative sul futuro dell'insanguinata provincia del Regno Unito, ma con ogni probabilità non chiuderà del tutto la porta: ha indici di popolarità paurosamente bassi, ha alle spalle un partito conservatore logorato e diviso, rischia una brutale defenestrazione se (come è sempre più probabile) perderà le elezioni europee di giugno. L'Ulster è in apparenza l'unica residua speranza di Major: né il ministro dell'Industria Michael Heseltine né il Cancelliere dello Scacchiere Kenneth Clarke potrebbero certo insidiargli la residenza al numero 10 di Downing Street se riuscisse nell'impresa di pacificare Belfast, fallita da tutti i suoi predecessori. [Ansa-Agi] LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'hanno trovato con la gola recisa, sul pavimento del suo elegante appartamento vittoriano nell'East End di Londra. La morte di Barry Stubbings, cinquantuno anni, sarebbe forse passata quasi inosservata, o al più annotata come l'ennesimo fatto di sangue nel turbolento mondo della comunità gay londinese, se la vittima non fosse stata uno dei pezzi grossi nella società di agenti d'affari che cura le transazioni in Borsa della regina Elisabetta e di alcuni potenti figure, come il sultano del Brunei. Diventa allora notizia di prima pagina: il «money man» della regina, l'uomo che ne curava gli affari, accoltellato a morte in circostanze misteriose. Stubbings, responsabile di Opa e nuove emissioni nella società James Capei, deve aver avuto a che fare con la famiglia reale. Ma pare escluso che sia stata la sua attività di finanziere a armare la mano che gli ha teso l'agguato. Pare più probabile che il giallo coinvolga i lati oscuri della sua vita privata, compreso naturalmente il misterioso incontro di martedì sera - o era solo una rapina? - che gli è costato la vita. La polizia indaga; ma non è casuale che il dossier sia stato affidato all'ispettore Albert Patrick. E' lo stesso che l'anno scorso indagò e riuscì a risolvere un altro giallo della comunità gay, identificando e arrestando Colin Ireland, che aveva ucciso cinque omosessuali incontrati casualmente in locali gay. «Se il delitto è davvero a sfondo omosessuale - ha detto l'ispettore Patrick - so che potremo contare sull'aiuto della comunità gay. E se quello fosse davvero il caso non potrei che ripetere i miei moniti a quel mondo. Stiano tut¬ ti attenti, non si fidino di nessuno sconosciuto». Par quasi di capire che la polizia tema la presenza di un altro potenziale pluriomicida. Barry Stubbings era vivo martedì sera. Aveva parlato al telefono con la madre, che ha ottant'anni, dicendole che sarebbe uscito per cena. Il suo cadavere è stato trovato mercoledì pomeriggio: non ci sono segni di scasso, quindi l'ipotesi del furto sembrerebbe da scartare. L'omicida, probabilmente, era tornato a casa con lui. Dove l'aveva incontrato? Per ora non ci sono testimoni. La City, però, è a rumore. Stubbings era un personaggio noto, un «mastino» che si era fatto da sé entrando nell'azienda a diciassette anni come fattorino e scalando i gradi fino ad occupare una delle posizioni più prestigiose. Era anche, della vecchia guardia, uno dei pochi sopravvissuti ai colpi d'accetta con cui la James Capei aveva ristrutturato le proprie operazioni dopo un 1990 disastroso (perdite per settantacinque miliardi di lire). Guadagnava cifre da capogiro, dicono i colleghi, ma conduceva una vita tranquilla e modesta. Niente Porsche come è di moda fra i grandi operatori della City, ma un piccolo seppur elegante appartamento nel quartiere di Whitechapel e una casa nella campagna del Kent dove trascorreva ogni weekend con la madre. Era un grande lavoratore: dalle 7 del mattino alle 7 di sera era alla sua scrivania nella City; ma che cosa facesse nelle ore successive era sempre stato un po' un mistero. E' su quel buio che la polizia vuole far luce: individuare amici di vecchia data e occasionali, anche nel mondo della prostituzione omosessuale. Non si lasciano vie inesplorate per il «money man» della regina. [f. gal.]

Persone citate: Albert Patrick, Barry Stubbings, Colin Ireland, Elisabetta, Gerry Adams, James Capei, John Major, Kenneth Clarke, Michael Heseltine

Luoghi citati: Belfast, Brunei, Irlanda Del Nord, Londra, Regno Unito, Ulster