La Svizzera orfana di Gugliemo Tell

La Svinerà orfana di Gugliemo Teli La Svinerà orfana di Gugliemo Teli «L'eroe non è mai esistito»: una mostra scatena proteste timane lettere di minaccia e telefonate di insulti perché colpevole di aver collaborato alla mostra e di aver ucciso con le sue ricerche il mito dell'arciere. Ma anche lo storico è tassativo: «La figura dell'eroe ribelle che lotta contro lo straniero fa parte dell'immaginario collettivo. La leggenda ha origini nordiche e gli svizzeri si sono limitati a copiarla». Tutto ciò anche se da non molto circola in libreria un volume di un storico «dilettante» che, in ben 350 pagine, cerca di dimostrare l'esistenza anagrafica del mitico arciere. Secondo la tradizione elvetica Teli si rifiutò di rendere omaggio al Governatore; per questo fu condannato a colpire la famosa mela sulla testa del figlio e poi fu imprigionato. Riuscì ad evadere e nel Canton Uri organizzò la rivolta contro il dominio degli Asburgo che Deputati del cantone dell'Appenzell si recano in piazza per il voto che è uno dei simboli tradizionali della democrazia capo del figlio per sfidare l'odiato nemico. Ed è proprio l'immagine ironica di un Guglielmo Teli che all'entrata del Museo offre in un paniere mele profumate ai visitatori, a mandare su tutte le furie gli svizzeri. Perfino il professor Werner Meyer, docente di Storia Medievale all'Università di Basilea, ha ricevuto in queste set¬ In altre parole dietro alla rabbia degli irriducibili di Guglielmo Teli si nasconderebbe, secondo Olivier Pavillon, la volontà reazionaria di mantenere la Svizzera nel suo attuale splendido isolamento. Ma la gente, nazionalista o meno, non è d'accordo a distruggere l'immagine del padre nobile e coraggioso che colpisce con precisione la mela posta sul portò nel 1291 alla nascita della Confederazione. Meno nobile la versione proposta dalla mostra: gli Asburgo abbandonarono la Svizzera Centrale perché povera ed improduttiva e con le sue mucche ed i suoi pascoli poco interessante agli occhi dell'Imperatore Rodolfo III. La mostra, che resterà aperta al pubblico fino al 28 agosto, è ricca di reperti archeologici, di miniature, di antiche scritture, ma tutta l'attenzione è ormai puntata sulla statua dell'eroe nazionale che offre le mele. «La verità - dice Olivier Pavillon - non piace, e pensare che per secoli anche noi svizzeri abbiamo dimenticato il nostro eroe perché la nuova borghesia nascente non aveva bisogno di ribelli. Il mito è stato rispolverato dalla Rivoluzione Francese, ma solo oggi sembra tornare tanto di moda, evidentemente come simbolo di una identità nazionale che si teme di perdere». E che gli svizzeri, neutrali per definizione, difendano con le unghie e con i denti il loro paradiso nel cuore dell'Europa, lo dimostrano i ripetuti no della popolazione ai referendum per entrare prima nell'Onu e poi in Europa. Il prossimo appuntamento con le urne è previsto per il 12 giugno, quando gli elvetici dovranno decidere se, in deroga alla rigida neutralità, dovranno mandare i propri soldati nelle zone calde per potenziare i contingenti dei Caschi Blu. «Sono pessimista - conclude il direttore del Museo di Losanna - diremo di nuovo di no alla realtà del mondo che cambia e sarà una decisione che rimpiangeremo, come le altre». Donata Belossi

Persone citate: Asburgo, Belossi, Guglielmo Teli, Olivier Pavillon, Werner Meyer

Luoghi citati: Canton, Europa, Svizzera