LINA FRITSCHI : DEBUTTA LA SIGNORA OMICIDI

LINA FRITSCHI : DEBUTTA LA SIGNORA OMICIDI LINA FRITSCHI : DEBUTTA LA SIGNORA OMICIDI / racconti crudeli di «Lady Olimpia Pabst» viridis», «il gioiello mostruoso» color rubino e smeraldo venuto dall'Egitto, dominante nella storia più terribile. La bestia avvelena una ballerina durante il sonno, sigillando il delitto con l'estremo «segmento della coda, con l'aculeo cavo, immerso nell'occhio sinistro». Il marito, accanto a lei, aspetta. Da lungo tempo tradito mentalmente, si vendica lasciando che le cose seguano il loro corso. La gelosia guida anche «Lady Olympia Pabst»: sospinge la porta dello stanzino blindato, una cassaforte, dov'è il marito, condannandolo così a una fine atroce («Mai quel gioiello avrebbe brillato sulla pelle ambrata di una rivale, mai»). La morte, sempre la morte. Benedetto Drago («Il libro e la fune»), congedatosi dall'Aeronautica militare, raggiunge l'Australia. Lo zio, proprietarie di una miniera, ha scelto come boia il gancio di un lanternone. Il nipote, malato di ansia («ansia pura»), deciderà di imitarne il passo d'addio una volta guarito: per non smarrire la giovinezza ritrovata («il viso di liceale») nella «luce fredda e chiara» dello specchio. «Lilli» è il ghepardo «domestico» che, affondando i canini nella carotide di Lazzaro Medina, dentista, conquista o riconquista il rispetto della savana. «La bistecca di cavallo» sfama, ogni mattina, il tumore annidato nel seno di una donna. «Il ponte» è l'ardita scommessa (fra sogno e realtà) di un ingegnere-pittore. Al computer crea un «arco» sontuoso e fatale: per collaudarlo «salì con un balzo sul davanzale. Si sentì leggero come non era mai stato», sfarinandosi «nell'umido fragore». «Delfino», nell'elegantissima livrea «verde cupo e argento», a colpi di muso salva un naufrago, lo traghetta verso la terra «piccola e arsa». L'unico lieto epilogo che la Signora Omicidi ha voluto concedere: «Un omaggio - spiega - alla sola fede che mi scorta: nella natura». Lina Fritschi è una toscana per caso. Prima di calare nel paese di Indro Montanelli, viveva a Pinerolo, la piemontese capitale della cavalleria dov'è nata. Genitori svizzeri, di Zurigo. «Mio padre era capotecnico nelle officine meccaniche Poccardi, ora Beloit. Uno dei tanti elvetici che raggiunsero la Val Pellice e la Val Chisone per chiara fama». Un'ombra ne incrinò la felicità o, almeno, il sereno scorrere dei giorni: «Mi voleva con lui, in ufficio. Un lavoro grigio, routinier, a cui "sfuggii" sposandomi. Capitai in Sicilia, poi in Puglia. Tornai a casa con la bambina, la figlia che ho seguito a Fucecchio, quando l'aereo del mio pilota precipitò». Anni Cinquanta. Lina Fritschi si affacciò allora nelle «belle lettere». Un esordio lirico: «La rivista Eva ogni mese pubblicava una poesia, ricompensata con diecimila lire. Quasi mi illusi che si potesse sbarcare il lunario componendo versi». Via via arrivarono le plaquette: da La pietra mascherata a Io, cenere, a Città con corona. Il racconto è una passione affiorata di recente. «Se ne scriverò ancora? Chissà. Sto cucendo un "diario visionario"». La sorreggono, per dirla con un suo «maggiore», Eugenio Montale, un «senso infallibile», un «radar da pipistrello». E la memoria, linda, balsamica, color favola: «Sa di chi ho nostalgia? Del nonno materno. Vorrei andarmene come lui. Ebbe in dono una morte educata, incorrotta: lo colse seduto sotto un melo fiorito». Bruno Quaranta IVIENNA A cognizione del dolore è bianca come la neve, muta come le montagne. Dall'infelicità austriaca senza desideri, che abbiamo conosciuto attraverso Handke e Bernhard, giunge una delle più importanti rivelazioni degli ultimi anni: Norbert Gstrein, caso internazionale alla Fiera di Francoforte dell'88. Il suo romanzo d'esordio, Uno di noi, esce nella bella e attenta traduzione di Anna Ruchat per i tipi di Lindau (pp. 95, L. 16.000). Presso la casa editrice torinese, dovrebbero arrivare gli altri due tasselli dell'ideale trilogia Andemtags e Das Register. Gstrein, 33 anni, nato a Mils, vicino a Innsbruck, proviene come altri narratori del suo Paese (Broch, Musil) da studi matematici. E con geometrica lucidità esplora il mondo chiuso e ferito del «Dorf» alpino, segnato da alcol, malattie, violenze famigliari, mutilazioni psicologiche. Dopo il successo di critica conquistato con tre romanzi, Gstrein vive da scrittore a tempo pieno, pellegrino per il mondo, nutrito da quelle miriadi di sovvenzioni che i tedeschi mettono a disposizione dei loro artisti («Forse i nostri governi sono fin troppo generosi - dice Gstrein con civetteria polemica -, Talvolta penso che basta saper battere i

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