HRABAL, OTTANT'ANNI A TUTTA BIRRA

HRABAL, OTTANTANNI A TUTTA BIRRA HRABAL, OTTANTANNI A TUTTA BIRRA 77 «tenero barbaro» di Praga si confessa come era Ottone uno, Ottone due, Ottone tre... io ero l'imperatore e loro erano i principi feudatari, non so se mi capite, ci siamo divisi i ruoli... io, Vladimir Boudnik, il pittore Medek e Egon Bondy. Eravamo una specie di cosa feudale... e io ero il più vecchio, sicché potevano permettersi di darmi addosso, ero una specie di loro imperatore, ma quello che volevano veniva realizzato. A quell'epoca abitavamo a Liben, io e Vladimir rientravamo dal lavoro e Egon Bondy era già lì seduto che si guardava le scarpette. Gli piacevano le scarpe piccole. A 21 anni aveva tradotto Christian Morgenstern perché gli serviva, copiava la sua struttura poetica, la sorpresa e la tensione e le assurdità... lui era così... tutti surrealisti a ventidue anni... ci teneva delle lezioni su come il surrealismo era superato... Bondy amava bere anche lui, solo che quando arrivava alla dodicesima birra diceva: "Adesso sì che mi funziona il cervello!" Era sempre preoccupato che ci fosse da bere abbastanza. Prendeva in prestito un secchio e due catini e andava a cercare birra. Il signor Vanista, poveraccio aveva già chiuso, Bondy prendeva a calci la porta e urlava dal buco: "Porca puttana, alzati, arrivano i poeti!". "Gesummaria, ragazzi disgraziati, mi avete rotto l'uscio a calci... ora me lo ripagate". "Paghiamo, ma i poeti hanno bisogno di bere. Mesci!". Quello era un periodo... Io e Vladimir Boudnik avevamo il complesso dell'essere impegnati. Piuttosto che perdere un turno di lavoro ci saremmo andati in bicicletta a Kladno, quando lavoravamo lì. Bondy invece diceva: "L'importante è non fare niente, appena cominci a fare qualcosa sei perduto". Suo padre era colonnello e abitavano laggiù... qualcosa per comprarsi da mangiare ce l'aveva, oppure ci pensavano gli amici. All'epoca c'era l'abitudine di fare i mecenati, insomma qualcuno le birre le pagava sempre, sennò vendevamo qualcosa. Una volta siamo andati all'inaugurazione di una mostra sull'amicizia con la Bulgaria, mentre noi facevamo il palo, Bondy rubò abilmente una bottiglia di cognac. Poi ci siamo precipitati subito sotto un ponte e quando abbiamo cominciato la bottiglia, lui fa: "Cristo, è una catastrofe, i fratelli socialisti fabbricano una schifezza incredibile". C'avevano messo dentro il thè, era una bottiglia fac-simile. E pensare che ci era costata così tanta paura... Bondy disse "ho paura che sia una premonizione di tutto il mio destino, che andrò avanti così tutta la vita". Poi ci siamo... ci siamo inevitabilmente separati, tutto quello che dovevamo dirci ce l'eravamo detto, ognuno di noi era a un punto diverso... adesso ci vediamo ogni tanto...». E Vladimir Boudnik? Può descrivercelo in maniera diversa da «Un tenero barbaro»? «Era un disegnatore e un pensatore geniale, ma tutto dipendeva dal fatto era un po' malato. Era un paranoico e uno schizofrenico. Era la sofferenza che lo spingeva in un mondo fantastico... per esempio io dico che dopo la sesta birra sono geniale, mbè lui era geniale quando si strangolava un pochettino. Provava la massima soddisfazione a camminare sul confine tra la vita e la morte. E le ragazze che l'avevano sposato, come Tekla, anche loro erano sul confine tra la vita e la morte. Era sempre un o così o niente, ed è sempre stato una persona estremamente conflittuale. Ma i conflitti li sapeva trasporre e scaricare con la grafica attiva. Negli Anni Ses¬ santa e Settanta pensavamo che l'aite curasse le ferite, lo diceva già il signor Nietzsche, ma nel nostro caso, certi individui, se non avessero avuto la scrittura, la grafica, si sarebbero sucidati. La grafica attiva per Boundnik, come in van Gogh, era una questione di vita o di morte. Per non impiccarsi, cercava di raggiungere il limite nell'arte, per questo era in grado di realizzare opere così incredibilmente belle... il fatto è che era ceco... fosse nato in Francia, sarebbe diventato famoso come Jackson Pollock o Mathieu. Era orgoglioso di aver studiato da tornitore, di lavorare, ma aveva il complesso di non essere inserito... E' la fortuna di Praga che ci vivano persone meravigliose come Egon Bondy e come era Vladimir Boudnik. Incontrare Vladimir Boudnik significava incontrare un dotto santo cristiano, era un campione nella categoria della docta ignorantia. Era un poverello di Dio, ma assolutamente colto e suscettibile. Era umile, si metteva al servizio della gente, ma bastava toccare appena appena il suo onore che prendeva quei pezzi lì, pesanti un quintale, e te li tirava addosso, insomma quasi ti ammazzava... Era magro, ma aveva la forza di un toro. Era fragile come un bambino, vulnerabile». fi?] VENTICINQUE ANNI DI ATTIVITÀ [eJ|) I P 1 AL SERVIZIO DELLA CULTURA UNA DISTRIBUZIONE ARTICOLATA SU TUTTO IL TERRITORIO NAZIONALE Ini Selezioniamo testi di narrativa, poesia, saggistica i<p d'ogni genere: testi di psicologia e psicopatologia; (sj di teatro: libri di viaggio e d'ogni altra specie. ^ L'EDITORE È IL SUO CATALOGO: CHIEDETECELO! isj Sottoponeteci i vostri testi per un giudizio k] P Mojmir Fulin Ivan Kott Vaclav Kladec ] P 9 n 9 va sede: n , 29-Tel. (02) 55.21.34.05 SJ

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