Presidiate le scuole inglesi

14 I genitori chiedono protezione, Major promette «misure». Il folle omicida in tribunale Presidiate le scuole inglesi Dopo l'assassinio diNikki, 12 anni LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'Inghilterra chiede protezione per i suoi bambini e il primo ministro Major promette: «Il governo dovrà esaminare quali altri passi prendere». Qualcuno azzarda che per scongiurare un altro dramma come quello di Middlesbrough, dove lunedì una bambina di 12 anni è stata uccisa a coltellate da un folle e due sue compagne sono state ferite, sarebbe necessario un intervento della polizia, un controllo più attento delle 24 mila scuole pubbliche della Gran Bretagna. Domani, nella Hall Garth School che è diventata meta di pellegrinaggio e il cui ingresso si è trasformato in un tappeto di fiori, andrà anche il principe Carlo. L'assassino è uno sbandato, un solitario, un uomo che «non ha mai fatto una giornata di lavoro» e che trascorreva le giornate giocando con un computer. Stephen Wilkinson, 29 anni, è comparso ieri per pochi minuti in un'aula del tribunale di Middlesbrough: la solita formalità per il rinvio a giudizio. Ma nulla emerge sul possibile movente: il suo sembra proprio un gesto folle, imprevedibile, maturato nell'isolamento di una vita sbagliata. «Hanno ucciso me e adesso hanno ucciso tutti voi», ripeteva l'uomo nell'aula della morte. La colpa di Nikki Conroy, una graziosa bambina bionda la cui sorridente foto campeggia sulle prime pagine dei giornali, sarebbe stata di avere gridato per la paura. Stephen Wilkinson l'avrebbe allora colpita ripetutamente, e poi avrebbe colpito Michelle Recve ed Emma Jane Winter, anche loro colpevoli di non avere saputo sopprimere il terrore di fronte alla pistola e al coltello che l'uomo brandiva. L'Inghilterra vive ore d'angoscia e si domanda che cosa sia possibile fare per garantire la sicurezza dei suoi figli. La ferita di Middlesbrough sarà difficile da rimarginare: lascerà, come ha detto Major ai Comuni, «un'eredità d'orrore per le famiglie e per gli studenti». Ma quello che è agghiacciante, con il senno di poi, è il ritratto dell'assassino. E' quasi come se la sua vita sbalestrata fosse tutta un preparativo a un gesto di assurda follia. Viveva in una casetta di proprietà del Comune, alla periferia di Middlesbrough. Suo padre Jim, 56 anni, fa il giardi- niere: «Scusate, sono troppo scosso per parlare», ha detto ieri. Ma a parlare è stata Elizabeth Marsh, zia di Wilkinson. E il ritratto è agghiacciante. «Non ha mai avuto una ragazza e non aveva amici. Dall'età di 16 anni, quando ha lasciato la scuola dell'obbligo, non ha mai lavorato. Stava sempre chiuso nella sua camera, con il computer e con i giochi elettronici. L'unico momento in cui riuscivo a vederlo era quando usciva per andare in centro. Se non aveva denaro se la faceva a piedi, e sono alcune miglia; altrimenti prendeva l'autobus. Ma non stava via molto. Tornava nella sua stanza, con il suo com¬ puter. Stephen è sempre stato un ragazzo tranquillo: non fuma, non beve. Gli piace disegnare: legge fumetti e disegna. L'altro giorno mi ha sorpreso: è tornato a casa con la testa rasata da skinhead». O da marine. Stava preparandosi all'incursione in stile militare, con la testa rasata e il volto coperto da una calzamaglia, la tuta mimetica presa chissà dove, una borsa piena di armi. E' entrato quasi inosservato nella scuola. Una bambina che gli ha ceduto il passo aiutandolo anzi ad aprire la porta ha pensato che si trattasse di un operaio, venuto per qualche riparazione. Dopo pochi attimi l'uomo è en¬ trato nell'aula E23, dove stava finendo la lezione di matematica. «Hanno ucciso me e adesso hanno ucciso tutti voi», ripeteva puntando una pistola al capo di Souhil Malik, un ragazzo di 12 anni che sedeva al banco in prima fila. Ha costretto l'insegnante a uscire, minacciando di sparare ai suoi allievi. Li ha fatti schierare, tutti 25, lungo la parete, poi ha intimato ai ragazzi di voltarsi verso il muro e inginocchiarsi. Qualche ragazza gridava per la paura. «Smettetela subito», ha intimato. Qualcuna non ha smesso, e le grida sono diventate di dolore. Nikki Conroy è morta quasi subito, in un bagno di sangue. Michelle Reeve ha ricevuto 15 coltellate: è stata colpita alla schiena, al petto, alle braccia, ma per fortuna nessuno di quei fendenti ha leso organi vitali o provocato gravi emorragie. E' stata sottoposta a intervento chirurgico ma già ieri è stata rimandata a casa. Emma Jane Winter è stata ancora più fortunata: due colpi alla schiena, nessuno in profondità. «Dalla porta abbiamo visto macchie di sangue e a quel punto non abbiamo più avuto alcuna incertezza», racconta il vicedirettore, Chris Bieìby. E' stato lui, con un altro insegnante, ad affrontare l'assassino. «Aveva due coltellacci in mano, ma aveva riposto la pistola nella sacca. Quando ci ha visti l'ha nuovamente estratta. Il mio collega David Eland è riuscito ad afferrargli il braccio, io l'ho preso per il collo e in qualche modo sono anche riuscito a strappargli di mano la pistola». Dopo avere immobilizzato Wilkinson, Bielby ha anche tentato di rianimare Nikki. Ma era troppo tardi. Ieri Major lo ha lodato per il suo coraggioso intervento; ma in questo momento, alle lodi, l'Inghilterra preferirebbe il pugno di ferro, un drastico programma per mettere le scuole al sicuro. Fabio Galvano Stephen Wilkinson, 29 anni fanatico di computer, viveva vicino, con il padre giardiniere In tuta mimetica, testa rasata gridava: «Adesso uccidono voi» A destra Nikki Conroy vittima del dramma esploso nella scuola inglese Nelle due foto grandi il dolore e l'ultimo saluto di alcune compagne

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