Cagliari i giorni dell'ira

Deferito Cellino, i sardi si sentono vittime di un complotto Deferito Cellino, i sardi si sentono vittime di un complotto Cagliari, i giorni dell'ira Giorgi: e anche all'Inter serve aiuto ISOLA FELICE SOLO A META' CAGLIARI DAL NOSTRO INVIATO La pioggia della notte, che ha ripulito l'aria lasciando a terra pozze in cui si specchia il cielo d'estate, non ha lavato via l'indignazione e il sospetto che nel paradiso del calcio qualcuno non voglia bene al Cagliari. Certo la gente ò tornata a casa. E gli ultras li incontri con le fidanzatine sulla spiaggia del Poetto. Fuori dallo stadio, sul piazzale dove domenica centinaia di persone attendevano, con le pietre in mano, che uscisse l'arbitro Rosica, soltanto dieci ragazze con i brufoli a fior di pelle aspettano i giocatori per un autografo o un bacio sulla guancia. Della gran baraonda rimarranno l'inevitabile deferimento del presidente Cellino (che ieri si è comunque scusato con Matarrese per i toni usati domenica), e la punizione che Casarin infliggerà a uno dei due guardalinee. In attesa di sapere se Rosica ha scritto sul referto che l'ha colpito una monetina, oppure di aver sbattuto la testa all'ingresso del tunnel, come dicono i dirigenti del Cagliari. Ma in questa normalità apparente Cagliari si consuma pensando che l'avventura forse ò durata troppo e da qualche parte stanno costruendo il castigo. Dove? E perché? Se lo chiedi non ottieni risposta. Non c'è. Però le decisioni che hanno favorito domenica la Juve, insieme ad altre sulle quali qui recriminano da tempo, hanno costruito l'Ombra, la trama di un disegno incerto come quei misteri che si attribuivano indifferentemente alla Cia e al Kgb. «Vogliono portare il Toro e il Napoli in Uefa ai nostri danni, per invogliare qualcuno a comprarle», dice uno. «Vogliono che si salvi la Roma e noi domenica andremo all'Olimpico», sussurra un altro. Ma chi lo vuole? Silenzio. Non c'è un riferimento preciso, è l'Ombra, il potere dal quale i sardi si sentono lontani, non solo nel calcio. E siccome sono un popolo testardo è inutile convincerli che gli errori si commettono anche in buona fede. La situazione ha assorbito persino il piacere di trovarsi tra le prime quattro squadre di una coppa europea, con la prospettiva non troppo lontana di una finale che sarebbe la prima grande affermazione nel calcio dopo il crollo dei Gigirriva. La strada passa per la partita di domani sera contro l'Inter. Tutto esauri- to, anche il pieno di fiducia. Il tarlo resta però. Anche l'Inter dicono - ha bisogno di una mano. Come il Toro, il Napoli, la Roma. «Devono recuperare attraverso la Coppa la credibilità», dice Giorgi, che porta sul volto le tracce di una notte agitata.«Il Cagliari no, ha già fatto molto, lo si potrebbe anche scaricare». I cultori dell'Ombra spandono allarmi, ricordano gli episodi della partita di Torino. Brutto idee. «Noi non parliamo di complotto - insiste Giorgi - però qualche danno l'abbiamo avuto. 0 dovremmo fingere di no? La realtà è che il calcio italiano non è cambiato e per i maltrattati non c'è mai salvezza, si finisce sempre per subire. Ma dovrebbero dircelo prima. Voi non sapete cosa significhi ingoiare di questi bocconi, giocare bene e magari dover lottare per la salvezza soltanto perché ti hanno portato via un punto, poi due, poi tre. Soltanto per tenere fermi 1 giocatori domenica e lasciarli sbollire nello stanzone senza che si mettessero nei guai è partito via un capitale di energie nervose. E le energie fisiche si recuperano con un buon sonno, quelle nervose no. Poi sento il Trap che giudica l'arbitro discretamente bravo. Faccia il piacere. Lui è un amico, ma in questi casi ci vorrebbe più rispetto per i danneggiati, altrimenti diventa facile fare le battute più o meno intelligenti, come Vialli». Le scorie restano, si sono posate sulla vigilia che l'isola attende con rabbia. Dell'Inter si parlerà soltanto oggi. A Giorgi scappa la battuta: «La cosa peggiore per noi è che abbiano ufficializzato Bianchi. Non ha la bacchetta magica per cambiare la squadra in 48 ore, ma la raddrizzerà un po'. E i suoi giocatori si sentiranno come in una vetrina, senza la possibilità di nascondersi. Giocheranno bene». Ma più degli avversari è l'idea di venire scippati dal sogno che vortica nella testa dei sardi. «Noi siano stati i primi, dai tempi dello scudetto, che hanno riavvicinato la Sardegna al calcio - spiega Matteoli -. Non abbiamo ancora fatto nulla, non possiamo neppure paragonarci a quella squadra di 25 anni fa. Ma non abbiamo fatto neppure poco. Abbiamo ottenuto qualche risultato senza tradire lo spirito con cui si vive il calcio in Sardegna, che è gioia e nient'altro: non c'è rivincita sociale, non ci sono messaggi. Forse con le nostre vittorie mascheriamo qualche piccolo problema dell'isola, ma nessuno ci chiede di essere una coperta per tutte le difficoltà della nostra gente. Rimaniamo una squadra di calcio. E non vorremmo essere penalizzati per questo». Marco Ansaldo Giorgi: abbiamo subito dei danni

Persone citate: Casarin, Cellino, Marco Ansaldo Giorgi, Matarrese, Matteoli, Poetto, Rosica, Vialli

Luoghi citati: Cagliari, Sardegna, Torino