Di Canio la mia rivincita di Fabio Vergnano

Pi Canio; la mia rivincita Pi Canio; la mia rivincita «Napoli mi ha capito, la ripagherò» Bello e impossibile. Un dribbling, un altro dribbling, passo avanti, passo indietro, giravolta e gol. Il tutto in uno spazio da ballo della mattonella. Un colpo alla Maradona? Esagerando sì, ma soprattutto un'invenzione alla Di Canio, il killer del Milan. Prodezze che esaltano le doti funamboliche del Grande Incompreso, il giocatore che alla Juve non trovava spazio e che il Napoli ha rigenerato. Un gol di quelli che non si dimenticano più: «E come potrei ammette -, non ne ricordo uno simile in tanti anni. Eppure Rossi dice che non era un tiro, ma un cross sbagliato. Mi sembra ridicolo. Come si fa a negare l'evidenza? Non avevo scelta, il mio compagno più vicino era sulla lunetta dell'area di rigore. Non potevo fare un pas- saggio, ho deciso di provarci». Poi quel raptus della maglia gettata per terra. Perche? «Devo svelare un piccolo segreto. Sabato avevo immaginato come mi sarei comportato se avessi segnato un gol, quali gesti compiere per me e per la gente. Non è un fatto strano, capita di fantasticare alla vigilia delle partite importanti. Ho deciso che mi sarei tolto la maglia e così ho fatto. Tutto molto semplice». Un gol che la ripaga di tante delusioni. «Io negli ultimi anni ha raccolto le briciole, mi hanno accusato di essere discontinuo, buono soltanto per mezze partite e neppure per quelle. Invece giocando con continuità ho dimostrato il contrario. Anche Gul¬ lit, che è un campione vero, si è ritrovato perché la Samp ha creduto in lui. Mi meraviglia tanto stupore». Dal che si deduce che secondo lei la Juve non aveva capito chi era Di Canio? «Ha fatto delle scelte. Quando me ne ha dato l'opportunità, ho disputato buone partite. Un esempio: giocai il derby di ritorno e con il Paris-Saint-Germain, poi finii di nuovo fuori squadra. Basta capirsi: se preferivano una squadra di muratori cosa potevo farci? Così ho chiesto di andarmene e adesso tiro le somme». Con Trapattoni il rapporto fu sempre difficile. «Dopo venti giorni che ero a Napoli mi mandò a dire che nel giro di un mese si sarebbe capito che giocatore ero. Con me si è sempre comportato male e ora è stato messo da parte. Bettega si è reso conto che il vero calcio ò un'altra cosa e ha colpito nei posti giusti». Parole ingenerose, le opportunità non le sono mancate. Sicuro di non avere nulla da rimproverarsi? «No, mi hanno maltrattato, ma oggi anche a Torino hanno capito dov'era l'errore. A Napoli scelgo io la posizione in campo, vorrei restarci a vita. Non ho mai visto un gruppo così affiatato, qui non ci sono presuntuosi. Invece i problemi della Juve sono legati alla mancanza di amicizia, alle invidie. L'ha detto anche Vialli». Anche lei, però, ha un bel caratterino. «Mi hanno dipinto come una testa matta, uno di cui non ci si può fidare. Sapete cosa mi ha detto Lippi? Che aveva sentito parlare di me in un certo modo, ma che o si trattava di bugie, oppure non avevano capito niente». Con Lippi lei tornerebbe a Torino? «Sono in prestito, ora dipende da Bettega. Può cedermi al Napoli, oppure riprendermi o ancora mandarmi da un'altra parte. A giugno mi scade il contratto, sono svincolato, magari resto pure disoccupato. Io non mi muoverei più da questa società, spero che i dirigenti facciano uno sforzo. Quattro miliardi e mezzo non sono una cifra esorbitante. E spero anche che il gol al Milan serva per convincerli a confermarmi. Ma la Juve ha preso un allenatore che stimo, l'uomo giusto per rimettere in riga tutti e creare l'ambiente ideale. Così non ci saranno più primedonne e Baggio correrà anche per Torricelli». Anche l'Inter è pronta a spalancarle le porte. «Per ora si tratta soltanto di fantasie. E' vero che a Milano ritroverei Bianchi, in un certo senso il mio salvatore, però Napoli mi esalta, soltanto in questa squadra sono sicuro di giocare sempre». Adesso ha altre cinque partite per confermare il suo stato di grazia. «Penso ad un finale di campionato alla grande e speriamo di tagliare il traguardo Uefa. Di mezzo c'è anche la partita con la Juve. Avrò una grossa carica, saluterò tutti con affetto. Meno uno». Fabio Vergnano

Luoghi citati: Milano, Napoli, Torino