Separato in casa stupra la moglie assolto

Separato in casa, stupra la moglie; assolto Cagliari, il pm aveva chiesto la condanna a tre anni. La coppia, divisa, vive nello stesso alloggio Separato in casa, stupra la moglie; assolto «Mi ha preso con la forza», ma la corte non crede alla donna CAGLIARI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Vivevano sotto lo stesso tetto, ma dormivano in camere diverse, separati in casa; il loro matrimonio non esisteva più, neanche come finzione da recitare davanti ai tre figli. Una vita d'inferno, probabilmente, in un piccolo centro come Nuxis, una ventina di chilometri da Carbonia, dove, come in ogni paese, tutti sanno tutto di tutti e dove i giudizi della gente pesano come macigni. Poi lei lo aveva denunciato affibbiandogli l'etichetta di marito-padrone: «Io non volevo, ma lui mi ha scaraventata sul letto e ha fatto i suoi comodi. 'Finché sei in casa mia, comando io', mi urlava». Ma i giudici del tribunale di Cagliari non hanno creduto all'accusa lanciata da una casalinga contro l'ex coniuge e lo hanno assolto «perché il fatto non sussiste». La versione della donna aveva invece convinto il pubblico ministero, il quale aveva sollecitato una condanna a tre anni di carcere. Sarà importante leggere, quando sarà depositata, la motivazione del provvedimento per capire quali elementi hanno pesato sull'esito del verdetto. In aula, i due, ora separati anche legalmente, si sono comportati come estranei. «Non c'è niente di vero in quel che dice. Lei è un po' fuori di testa», si è difeso con una punta di rancore Sergio Pilisi, 43 anni, operaio. Arrivato il suo turno, Marisa, 35 anni, ha replicato alzando il tiro contro l'ex compagno: ha detto di essere stata violentata non ima sola volta, ma tre o quattro. E il legale dell'ex marito, l'aw. Francesco Mulas, ha avuto buon gioco nel sottolineare le contraddizioni. Nella vicenda, elementi di dubbio ce n'erano fin dall'inizio. Uno su tutti: lo stupro era stato denunciato in un esposto inviato alla procura nel settembre del 1992, con un ritardo di una ventina di giorni rispetto all'aggressione. E il fatto aveva reso inutili i controlli su una porta che la donna sosteneva fosse stata forzata dall'operaio per entrare nella camera in cui dormiva con i figli. «Ha forzato la porta con attrezzi che aveva nell'auto. «Oggi ti voglio», mi ha detto avvicinandosi. Poi mi ha preso in braccio trasportandomi nella sua camera e ha fatto i suoi comodi. Mi teneva stretta e non sono riuscita divincolarmi, ero come imbalsamata», ha insistito la donna. «Sì, ma perché ha lasciato passare tanto tempo prima di denunciare l'episodio?», hanno domandato i giudici alla casalinga. «Ma io sono andata subito dai carabinieri», ha replicato Marisa, aggiungendo che la violenza subita nel settembre di due anni fa era solo un episodio di una persecuzione ben più lunga. «Mi ha costretta ad avere rapporti con lui per tre o quattro volte», ha precisato. Sviluppatosi in più udienze, il processo si è concluso ieri, dopo l'interrogatorio del comandante dei carabinieri di Nuxis e di due militari in servizio nella stazione. E gli uomini dell'Arma hanno escluso che la casalinga si fosse rivolta loro per denunciare di essere stata violentata. Pare addirittura che due di loro prestassero servizio in un altro centro all'epoca dei fatti. Inutilmente il rappresentante di parte civile e il pubblico ministero si sono battuti per una sentenza di condanna. Corrado Grandesso Lorena Bobbitt, l'eviratrice, è diventata il simbolo della donna che si vendica dei soprusi

Persone citate: Corrado Grandesso, Francesco Mulas, Sergio Pilisi

Luoghi citati: Cagliari, Carbonia, Lorena Bobbitt, Nuxis