Un Di Pietro francese terrorizza l'Eliseo di E. Be.
Illliilll Un Di Pietro francese terrorizzo l'Eliseo TRE MINISTRI SOTTO ACCUSA PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Un Di Pietro transalpino - il giudice Renaud Van Ruymbeke - ha sorpreso tre ministri del governo Balladur con le mani nel sacco. Sono Gerard Longuet (Industria), Frangois Léotard (Difesa) e Alain Madelin (Imprese e Sviluppo). Il trio appartiene al partito repubblicano. Anzi, il primo 10 presiede e l'ultimo ne assicura la presidenza onoraria. La loro colpa: essere al centro di fondi neri per 8 miliardi che la formazione politica moderata di osservanza giscardiana (ma con larga autonomia sull'udi) incassò fra 11 1987 e il '92. Ne conoscerebbero provenienza - fraudolenta, ipotizza Van Ruymbeke - e destinazione. Per ora i tre sono «messi in causa», null'altro. Il magistrato ha incluso i loro nomi nel dossier rimesso al procuratore generale di Rennes, sollecitando «ulteriori indagini». Dovrà autorizzarle il guardasigilli Pierre Méhaignerie, che sta esaminando con estrema cautela l'affaire. Perché quel fascicolo - scriveva ieri «Le Monde» rivelando una brutta storia all'italiana - contiene dinamite. Se le responsabilità venissero appurate, i tre rischiano l'incriminazione. E la Francia si troverebbe alle prese con una grave crisi. Di Van Ruymbeke si dice che ami le azioni spettacolari. Il 14 gennaio '92 piombò ad esempio nella sede dps in rue Solferino, per sequestrare carte e bilanci. Gli investigatori frugarono lo stabile con meticolosità estrema: l'allora segretario Fabius era livido. Fu accusato, Van Ruymbeke, di antisocialismo aprioristico. E quando mise sott'accusa l'ex tesoriere ps Henri Emmanuelli - presidente della Camera, terza carica nell'organigramma dopo Mitterrand e il suo premier - la Destra gongolò. Adesso quegli opportunistici estimatori troveranno difficile presentarlo come un fazioso solo perché cambia sponda politica. Alle torbide casse Pr sarebbe peraltro giunto proprio attraverso le indagini sul ps. René Trager un mediatore in dubbie transazioni finanziarie la cui caduta travolse l'ex ministro ps alla Sanità Georgina Dufoix - lavorava, sembra, anche per i Repubblicani. O meglio, un tassello con- giunge i due scandali. Van Ruymbeke lo scopre per caso, e allarga l'inchiesta. Sei mesi fa, il tesoriere Pr Jean-Pierre Thomas si vede contestare l'arrivo inspiegabile di vari miliardi nelle sue esangui casse. Non ammette che l'evidenza: vorrebbe salvare i suoi capi. Ma la posizione di Longuet (che ha trascorsi filolepenisti), Léotard (già nei guai per una villa in deroga al piano rego- latore a Port-Frejus, cittadina di cui è sindaco) e Madelin si aggrava giorno dopo giorno. Dietro il semplice «esecutore» Thomas, erano il terzetto che manovrava le finanze in casa repubblicana. Lo ritroviamo per l'acquisto tra l'86 e l'88 dei locali parigini che ospitano il Pr. Prezzo basso, condizioni favorevolissime al compratore. Nell'operazione sono coinvolti la grande compagnia assicurativa «Axa» e la «Generale des Eaux», gruppo dagli interessi molteplici. Favorirono il Pr in attesa che Longuet-LéotardMadelin offrissero loro una inconfessabile contropartita politica? Sì, presume Van Ruybeke. E gli 8 miliardi, valigie di soldi dalle origini misteriose che qualcuno paracadutava sui Repubblicani avrebbero retroscena ancor più sporchi. In ogni caso, continuarono ad arrivare ben dopo il gennaio '90, termine dell'amnistia sui finanziamenti irregolari. Mentre la Gauche si fermò in tempo. Sta ora al governo decidere attraverso Méhaignerie se vuole farsi processare da «Mains Propras». [e. be.]
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