Exit poll «pirata» il pds si ribella di Massimo Gramellini

8 Diffusi già domenica sera. Una ventata di euforia investe la Borsa, scompiglio nei partiti Exit poli «pirata», il pds si ribella Dure accuse alla destra, Mancino allerta i prefetti ROMA. C'era una volta Gianni Ippoliti, che il giorno prima del Festival di Sanremo ci spiegava perché lo avessero già vinto i Pooh. Dilettante. Finché, in una notte elettorale di luna piena, arrivò con calcolatore e barbetta il direttore del Ginn, Nicola Piepoli. Disse poche parole e la Borsa impazzì, persino la lira si gonfiò contro il dollaro, che di questi tempi è come far tredici alla schedina mettendo «2» sotto Milan-Acireale. E allora, largo al professor Piepoli, il Sondator Mannaro, che ieri mattina, ad urne spalancate, ha affidato i suoi vaticini al Messaggero. «Io sono il solo a sapere per chi hanno votato gli italiani». Non aggiunge che si tratta di un signore un po' stempiato, con le cravatte a pallini e un primogenito dal nome impareggiabile, Piersilvio. Magari, se gli telefonate, ve lo dico anche. Ma non lo scrive. Il Sondator Mannaro è una persona corretta, simpatica e anche un po' dispettosa. Sarà per questo che la prende così alla lontana: «Questa notte è stata una delle tante notti di luna piena. Il silenzio della città è stato interrotto, come sempre, dallo stridìo dei gabbiani in volo». Brokers e portaborse trattengono il fiato, agenti di cambio e bookmakers scrutano il cielo. I gabbiani? «Sono i miei amici della notte, i gabbiani. Stanotte si sono alzati alla ricerca degli itinerari di sempre». All'improvviso, il gabbiano scende in picchiata e viene al sodo: «Io sono il solo a sapere chi ha vinto. A quali nuovi protagonisti gli italiani hanno affidato le loro sorti». Segue uno scampolo di lirica elettorale sul tema: «Le correnti della pubblica opinione». «Queste correnti sono invincibili come le onde del mare, talvolta sonnacchioso e in bonaccia, talvolta agitato e terribile». Nel salone della Borsa, anche i vecchi pescicani (tanto per restare in acqua) tirano su col naso. Ma non è tempo di commozione, bensì di baldoria. Perché Piepoli, oltre che un genio, si rivela un autentico italiano e riesce nell'impresa mai riuscita prima a nessun altro albertosordi: saltare sul carro del vincitore senza neanche dirci chi è. «Il nostro popolo è riuscito a decidere per il meglio». Non soltanto: «Ha saputo trovare dentro di sé la via verso un avvenire migliore, per sé e per le generazioni che verranno». Forza Piepoli, per un nuovo miracolo italiano. Le notti di luna piena, si sa, lasciano il segno. Sulla scia del Sondator Mannaro, altri licantropi del voto si mettono in caccia di succulente anticipazioni. Sorge l'alba del lunedì: mentre la gente per strada va a votare, negli uffici già circolano numeri, soffiate, percentuali. Tutte a senso unico: la Sinistra non vince, la Destra forse sì. La classica «vox populi» viene controfirmata da sigle di istituti demoscopici più o meno prestigiosi. «Società e istituzioni economiche-finanziarie hanno commissionato sondaggi come mai in passato», conferma il sociologo Enrico Finzi. «Se di reato si tratta, posso dire che questo è stato piuttosto diffuso». Sondaggi segreti, naturalmente. Basta intendersi su quale sia il concetto di «segreto» in Italia. Sta di fatto che la Borsa vola e il senatore Miglio, a urne straaperte, già dichiara alle agenzie: «I mercati scontano il prevedibile successo del polo delle libertà», mentre persino un avversario, il sindacalista Galbusera della Uil, ammette fra le righe la sconfitta, dichiarando che «a spingere in alto i titoli è l'attesa di una politica economica liberista». E' un festival del voto virtuale: sondaggi veri e finti si mescolano in una macedonia di numeri. A mezzogiorno comincia addirittura a circolare un fantasma telematico: un misterioso broker inglese avrebbe diffuso un sondaggio fai-da-te, ma con pretese parascientifiche, da cui risulta che Berlusconi ha la maggioranza assoluta. Un minuto dopo le azioni Olivetti, antiberlusconiane per antonomasia, hanno già perduto un punto. Piepoli si proclama innocente. Il Sondator Mannaro, al lavoro per i canali Rai, ammette di aver continuato a fare sondaggi per «istituzioni finanziarie italiane e straniere» fino a sabato sera, quando renderli pubblici era vietato. «Ma quelli ad urne aperte non li ho ancora rivelati a nessuno. Siamo in un bunker». Da altri due bunker gli rispondono i grugniti della Doxa (Canale 5), attentissima a non ripetere gli errori delle amministrative di novembre, e i sospiri perplessi della Directa (Tmc): «Non fidatevi degli exit-poli, ma solo delle proiezioni che verranno fatte ad urne chiuse su un campione di voti reali». Parole sagge e quindi assolutamente inascoltate. Pannella convoca una conferenza-stampa alle cinque e mezzo del pomeriggio, in piena pasqua ebraica, «per il commento dei risultati e le prime ipotesi sul dopo-voto». Un agente della Digos cerca inutilmente di fermarlo: «Lei sta violando la legge». Un'ora dopo, perfino l'ultimo degli immortali, Vittorio Orefice, annuncia nella sua mitica velina un «tam-tam favorevole al centrodestra», incluso botta-e-risposta in transatlantico fra Selva e Bordon. «Siamo al 56%», esulta Gustavo il gollista. «Non è vero», lo rimbecca Willer il progressista. Si avvicinano i telegiornali e comincia a strillare anche il pds: «La Destra diffonde illazioni infondate e strumentali». Si lamentano i popolari, che chiedono l'intervento del ministro degli Interni, Nicola Mancino. Ma come già quello della Tv, anche il Garante delle elezioni si muove all'ultimo momento. Impartendo disposizioni draconiane ai prefetti, mentre sull'Italia dei licantropi elettorali sta già calando un'altra notte di luna piena. Massimo Gramellini La Cirm ammette di aver fornito dati «Ma erano soltanto intenzioni di voto» 2 10/2 17/2 24/3 3/3 10/3 I0p Nicola Piepoli, direttore Cirm «Non ho violato la legge»

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