fini senza di noi non si governa

Alleanza nazionale sfiora i 100 deputati e il 12-14%: numeri mai visti dal vecchio msi Alleanza nazionale sfiora i 100 deputati e il 12-14%: numeri mai visti dal vecchio msi fini; senza di noi non si governa // leader felice: non so che dire... ROMA. Sono le 22 in punto, Fini il freddo legge sul televisore il trionfo missino, sorride, ma non riesce ad esultare. «Molto buono il risultato, ma è ancora troppo presto. Quando sarà passata l'euforia valuteremo questa scelta chiarissima degli elettori». Proprio così: Alleanza Nazionale sfiora i 100 deputati, veleggia tra il 12 e il 14% numeri mai visti dal vecchio msi in camicia nera - eppure il duce dei post-fascisti si tiene abbottonatissimo. «In questo momento - dice ad un certo punto - mancano le parole anche a me...». Una volta Gianfranco Fini ha ammesso: «Un mio limite? Non so esternare le mie emozioni» e infatti anche nella notte del trionfo, il capo missino è controllatissimo. Siamo nell'aula magna di uno dei licei privati più famosi di Roma - il Nazareno - e i militanti che sono riusciti ad entrare, battono le mani, cercano di gasarsi da soli. Eppure, nella cautela di Fini, c'è un motivo: ha saputo che Bossi scalpita, che è intenzionato a porre pregiudiziali antifasciste. «Mi auguro dice Fini - che nessuno si voglia assumere la responsabilità di formare un governo che non tenga conto di questi risultati». E se il Capo è freddo, rassicurante, anche il luogo scelto per celebrare la vittoria è quanto di più post-fascista si possa immaginare: non siamo nella solita, cupa sede della «fiammella» in via della Scrofa, ma nell'aula magna di uno dei licei cattolici più esclusivi di Roma: il collegio Nazareno. E così, nel pieno della notte, tra le lavagne del liceo va in scena una curiosissima sequenza: i ragazzi missini, i vecchi fascisti, Teodoro Buontempo er pecora fanno festa nelle stesse aule dove per quattrocento anni hanno studiato i rampolli dell'aristocrazia romana protetti e guidati dai padri Scolopi, che ora, fiutata l'aria, hanno gentilmente aperto la propria aula magna agli ex camerati missini. Al Nazareno c'è festa grande tra i militanti, tra i vecchi camerati che per 45 anni hanno vissuto nel «ghetto», ne hanno date e ne hanno prese, e c'è invece molto più self control tra i capi del partito. La vittoria Gianfranco Fini se l'aspettava. «E' stata una campagna elettorale davvero sorprendente raccontava il segretario prima di conoscere i risultati - ovunque andassi, trovavo una folla strabocchevole, un entusiasmo incontenibile, anche in zone non favorevoli alla destra, come le regioni rosse». Quella di Fini è stata una «marcia trionfale», un fenomeno che lievitava giorno dopo giorno: in tutto lo Stivale ai comizi del duce missino quasi sempre più gente che per gli altri leader. A Milano quella piazza Duomo piena zeppa, proprio nel giorno in cui Bossi si ritrovava con pochi intimi a San Siro; piazza Maggiore a Bologna, piena quasi come per Occhetto; piazza Plebiscito a Palermo piena come un uovo e poi l'adunata finale a piazza del Popolo a Roma, con quelle ventimila persone in delirio («chi non salta, comunista è!»), con una folla quattro volte più numerosa di quella che ha riscaldato il comizio finale di Occhetto a piazza San Giovanni. Un giro d'Italia premonitore e con una piccola novità: per la prima volta, dopo 30 anni, a fianco del segretario non c'era più Mario Di Girolami il ruspante, anziano autista di Aimirante. A scarrozzare Fini da una città all'altra, un nuovo autista: alla guida della Croma del partito c'era un quarantenne, il distintissimo Pasquale. Un autista da Alleanza Nazionale. Fini la vittoria se l'aspettava e infatti quella di ieri è stata una giornata di relax, vissuta senza il batticuore degli ansiosi, sempre al telefono per sapere le ultimissime. Già da do¬ menica mattina Fini aveva «staccato» con la politica e se ne era andato - con la moglie Daniela e con la figlioletta Giuliana, di 8 anni - a potare le rose nel suo villino di Anzio, il luogo delle vacanze della media borghesia romana, la Anzio amatissima dagli ex fascisti come Vittorio Sbardella e Pietro Giubilo. Nel villino di Anzio, ieri mattina, Fini e signora si sono svegliati alle nove, l'adorato capo famiglia ha fatto colazione con caffè, spremuta d'aran¬ cio, toast, marmellata di albicocche. Doccia, barba e poi a comprare i giornali. Nelle strade di Anzio l'argomento del giorno sono le elezioni. Due vecchine chiacchierano fitto fitto, si capisce che sono indecise e si mettono a parlare con quel signore alto con gli occhiali e i giornali sottobraccio. Alla fine, con l'aiuto di quello spilungone così gentile, si convincono: «E vabbè, votiamo per Alleanza Nazionale», dice una delle due, che però prima di sgattaiolare verso il seggio, ha una folgorazione: «Ma dica un po' lei, mica è Fini?». Poi, nel pomeriggio il ritorno a Roma, il rifugio in casa d'amici e la ricomparsa alle 21,55 sul portone del Nazareno. E mentre il capo se la prendeva comoda, per tutto il giorno gli ex camerati, sull'onda delle anticipazioni dei sondaggi, hanno cominciato a discutere la più inattesa, la più inebriante, la più spinosa delle questioni: e ora che succede? Per gli ex camerati si spalancano per davvero le porte del governo? «Questa campagna elettorale - dice il direttore del Secolo d'Italia Maurizio Gasparri - ha dimostrato con grande forza il ruolo di Fini come leader trainante per tutta l'area di destra e d'altra parte che le novità siano arrivate proprio dalla nostra area l'hanno detto osservatori come Norberto Bobbio e Sergio Romano». E anche se ieri pomeriggio in via della Scrofa si sussurravano i primi nomi dei ministri di Fini (Muccioli, il politologo Fisichella, il generale Ramponi, l'ex de Fiori), nei giorni scorsi l'ipotesi più accreditata era quella di un appoggio esterno di Alleanza Nazionale, non ancora «matura». «Non se ne parla - dice ancora il direttore del Secolo -. IL' assurdo un rifiuto a priori di Alleanza Nazionale, tanto più se avrà ottenuto più voti della Lega. Oltre tutto sarebbe un veto contro una forza nazionale, mentre la Lega ha confermato di essere una forza regionale...». Nella notte del trionfo nessuno dei capi missini può ammetterlo, eppure dietro l'angolo si nasconde per davvero la grande beffa: conquistare la più corposa vittoria dal dopoguerra e dover restare, magari per un po', fuori dall'uscio del governo. «Sì, è vero - ironizza il portavoce di Fini Francesco Storace - col sistema maggioritario gli estremisti vanno all'opposizione. Gli estremisti, cioè Bossi e la Lega...». Fabio Martini Ma il segretario msi è cauto: Bossi vuole porre pregiudiziali antifasciste ELEZIONI POLITICHE MSI 4 (P) POLITICHE J\8.70 (A) AMMINISTRATIVE (E) EUROPEE '48(P) '51(A) '53(P) '56(A) '58(P) '60(A) '63(P) '64(A) '68(P) 70(A) 72(P) 75(A) 76(P) 79(P) 79(E) 'BO(A) '83(P) '84(EJ '85(A) '87(P) '89(E) '92(A) DOMENICO FISICHELLA POLTaOGO, EDITORIALISTA DEI TEMPO- VINCENZO MUCCI0U FONDATORE DELIA COMUNITÀ' SAN PATRIGNAN0 LUIGI RAMPONI EX COMANDANTE DELLA GUARDIA DI FINANZA ENRICO AMERI LA "VOCE" DI 'TUTTO IL CALCIO MINUTO PER MINUTO' PUBLIO FIORI EX SOTTOSEGRETARIO OC ALLA SANITÀ' MAURIZIO GASPARRI DIRETTORE DEL SECOLO ITALIA MIRKO TREMAGUA PADRE DELLA LEGGE PER IL VOTO ITALIANO ALL'ESTERO GUSTAVO SELVA EX DIRETTORE DEL GR2 EX EURODEPUTATO DC I CANDIDATI MINISTRI DI ALLEANZA NAZIONALE