I mezzibusti, termometro dei risultati di Curzio MalteseDemetrio Volcic

I mezzibusti, termometro dei risultati I mezzibusti, termometro dei risultati Fin dal pomeriggio facce lunghe alla Rai, esultanza in Fininvest TRA MUSICA ED EXIT POLLS E ora sentiamo che cosa ci vendono. Grandi offerte ! di grandi prodotti!» (Mike Bongiorno, Ruota della Fortuna). «Siete pronti per giocare al Totovoto?» (Bianca Berlinguer, Tg3). «Libero Stato in libero Show!» (Paolo Rossi, Raitre). «La storia si ripete due volte, una come tragedia, l'altra come farsa» (Karl Marx). «A Milano il pds ha una sezione Karl Marx. Col kappa!» (Silvio Berlusconi). «La cultura in lutto: ò morto Onesco» (Paolo Liguori). Verrà la seconda repubblica e avrà gli occhietti rapaci di Emilio Fede, il corpo di Valeria Marini, una testa di Fiorello. La televisione da vomito inflitta per un decennio agli italiani, a spese loro, e infine liberaniente eletta alla guida del Paese, ha vissuto ieri momenti di apoteosi. Non è stato neppure necessario attendere l'uscita dei polli (exit polis) per capire com'era andata a finire. Già era chiaro fin dal pomeriggio, dalla sera. Bastava osservare nei telegiornali le facce dei mezzibusti Rai e Fininvest, gente semplice: tifosi. O di qua, o di là. Di qua: la golosa eccitazione di Paolo Liguori, l'estasi mistica di Emilio Fede. Di là: il cruccio di Bianca Berlinguer, la cupa frenesia degli inviati di Santoro. Il Tg3 apre con il formidabile concorso Totovoto, la schedina elettorale. Un segno evi¬ dente di schianto psico-politico. Ilaria Foschini sul Tg2 straparla di «folli speculazioni in Borsa». Povero Tg2, tradito dall'ultimo cambio di casacca da Craxi a Occhetto -, come nell'ultima scena di Allonsanfàn. Alle otto della sera arriva Paolo Frajese, con la nuova scrivania di cristallo (modello glasnost). Sull'attenti, annuncia che «l'attesa dei risultati è grande nel Paese», dunque s'accascia sulla vecchia seggiola. ((Andiamo avanti...». Altrove, Fede e Liguori si mordono le mani perché non possono dare i numeri fino alle 22. «Non c'è più rispetto, la la la' E allora dimmi/ quanti soldi vuoi, quanti soldi vuoi/ per lasciarci andare». E' Fiorello a introdurre con note di Zucchero la notte della (prima) Repubbli¬ ca. Il sereno passaggio alla videocrazia avviene sulle note dell'inno karaokista. Che è un inno speciale perché li contiene tutti, da «Faccetta nera» a «Bella ciao». Dipende dalla sera, dalla piazza, dal mercato. Quando smette Fiorello, attacca Valeria Marini con «Bucce di banana», un programma che raccoglieva già dieci milioni di voti quando ancora Teodoro Bontempo detto Er Pecora non sospettava d'essere gollista. Al cospetto di Fiorello e Bagaglino, le maratone della chiacchiera sembreranno come sempre bolse, inadeguate a spiegare il terremoto elettorale. Come pure suona patetico e confuso il tentativo de II Rosso e il Nero di spettacolarizzare la politica - ma più spettacolo di così... ■ con un ardito mix di cantautori e professori, soubrette e suffragette. In un clima tragicomico che vorrebbe essere da cabaret weimariano e risulta invece al massimo da centro sociale di periferia ur¬ bana (quando è finito il fumo). E 'sti inviati in piazza che insistono col giochino: «Chi ha vinto al Totovoto?». Han vinto gli altri, o citrulli. Con la calma dei forti, la Fininvest attacca la marcia trionfale soltanto alle 22. La prima serata rimane tale e quale, come da sponsor. Telenovelas, facezie pallonare, film, telefilm e tanti, tanti spot. Una sfilata di eterni nani e nuove ballerine annuncia il destino che già batte nei teleschermi della patria. Prima che comincino tutti i discorsi: «Pubblicità!». E in mezzo a tutte queste bollicine nasce la nuova Italia. «Meno venti, meno dieci, meno cinque...». La Rai-Cirm stappa il primo sondaggio, un po' vago. Vince la Destra, ma senza maggioranza. Le reti Fininvest, gemellate con la Doxa, dipingono altre realtà virtuali. La Destra stravince. Emilio Fede è commosso. Vorrebbe parlare di Lui, ma la voce gli si spezza in gola. E' la prima immagine del¬ la seconda repubblica televisiva. La seconda è la figlia di Berlinguer che chiede lumi a Gianfranco Fini. Si capisce subito che non si capirà nulla. Pezzetti di Italia ingovernabile si sparpagliano sulle troppe reti. Mentana e il Tg5 arriva come sempre primi sulla preda più ambita: Umberto Bossi. Il leader del Carroccio, ultima speranza delle sinistre (pensa te), conferma che «non si può fare un governo con la destra forcaiola» e che dunque «bisognerà fare un governo all'interno del Polo delle Libertà», ma d'altra parte anche Berlusconi e Forza Italia «rappresentano un salto all'indietro» e quindi «sono il nostro alleato». Chiaro, no? L'unica certezza, chi è andato al potere grazie alla televisione, con la televisione proverà a governare. Orwell non aveva tutti i torti. E' cominciata l'era del Grande Prosciutto. Curzio Maltese Sul Tg3 la cupa frenesia degli inviati di Santoro Al Tg4 va in onda l'estasi mistica di Emilio Fede A sinistra Enrico Mentana direttore del Tg5 A destra Demetrio Volcic del Tgl

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