La prima volta della Buy «Nuda ma con mio marito» di Donata Gianeri

La prima volta della Buy «Nuda, ma con mio marito» Le attrici nostrane si spogliano, ma non per tutti La prima volta della Buy «Nuda, ma con mio marito» ROMA. Margherita Buy, la più casta, la più vestita, la più irreprensibile delle attrici nostrane, affronterà per la prima volta due scene di nudo nel film «Prestazione straordinaria» che Sergio Rubini inizierà a girare in aprile. L'attrice ha preteso e ottenuta ppr contratto che durante i giorni della sua prestazione davvero straordinaria non siano presenti sul set né il fotografo di scena né la troupe, ma soltanto il fonico, il direttore della fotografia e il regista, per altro suo marito. Significa dunque che tutte, prima o poi, cedono al richiamo del nudo o addirittura che il nudo fa ormai parte integrante del bagaglio professionale di un'attrice così come la gestualità e la voce impostata? Non proprio. E non più. Anche per il nudo, ci sono corsi e ricorsi. Secondo Enrico Lucherini, press-agent delle dive, il nudo integrale ha ormai fatto il suo tempo. Oggi non solo si è arrivati alla saturazione, ma l'erotismo non paga più, basta vedere i film di Tinto Brass scesi a 4 miliardi d'incasso, rispetto ai 12 degli anni d'oro. Lontani i tempi in cui Stefania Sandrelli trovò ne «La chiave» un clamoroso rilancio, oggi sono più le attrici che rifiutano di svestirsi per Brass, di quelle che accettano. «Certo se a offrirti la parte è Nanni Moretti o Mazzacurati nessuna si preoccupa di sapere se nel copione siano previste o no scene di nudo. Anche se i registi importanti rifuggono ormai dall'erotismo, considerato di cattivo gusto. E le attrici sono diventate più attente: cancellano con cura i seni nudi dalle fotografie di scena e si oppongono a qualsiasi lancio che possa dare adito ad ambiguità», dice Lucherini. D'accordo Angelo Frontoni, specializzato in nudi di attrici famose: «Sin dall'84 ho cominciato a rivestire tutte quelle che prima avevo spogliato. Sentivo che ormai si era arrivati ad un punto oltre il quale era difficile andare. Per cui, non restava che tornare indietro». Indietro a quando? All'oscurantismo totale dell'epoca fascista o ancora più in là? Il primo nudo cinematografico è quello di Hedy Lamarr che corre sulle rive di un lago in «Estasi»: è il '32. Tutti ne parlano anche se pochi lo vedono, dato che subito dopo la sua presentazione alla Mostra di Venezia il film viene tolto dalla circolazio- ne. In Italia si deve aspettare al '41 per veder comparire sulla scena un seno nudo, sia pure adeguatamente sfumato: è quello di Clara Calamai ne «La cena delle beffe». Una decina d'anni dopo, la macchina da presa indugia sulle cosce di Silvana Mangano, scoperte da calzoncini ridottissimi in «Riso Amaro». Mentre nel '64 si assiste al primo ed ultimo spogliarello di Sofia Loren che nel film «Ieri, oggi e domani», rimane in reggipetto e mutande da conversa. Pochi brividi negli spettatori, molti per la diva che giura a sé stessa di non farlo più. Gina Lollobrigida, da parte sua, ripresa con una gamba scoperta fino all'inguine nel film «Le fate», querela il produttore. Sempre nel '64, anno cruciale, i manifesti del film «L'uomo del banco dei pegni» annunciano il primo nudo integrale: ma è quello di una negra e, secondo la censura, non offende il pudore perché rispecchia una stato di natura. Per la stessa ragione non vengono censurati i seni nudi delle giapponesi in «Onibaba». Esiste anche un rovescio della medaglia: quando Angelo Frontoni va in Rhodesia per un servizio fotografico su Ursula Andress, pensando che non esistano problemi dato che in Africa girano tutti senza niente addosso, scopre invece che i problemi esistono. Eccome: al primo clic sull'attrice nuda, immersa sino al pube nelle acque d'un fiume, salta fuori la polizia che arresta i due per oltraggio al pudore. Partita dal seno, la cinepresa si spinge sempre più giù, sino al ventre, poi inquadra il sedere nudo, ma di profilo. E' una sorta di spogliarello psicologico che si snoda negli anni per culminare nel nudo integrale. La prima attrice che posa completamente nuda è Sylva Koscina ritratta da Angelo Frontoni per «Playboy» americano in occasione del lancio di un suo film a Hollywood, con Paul Newman. E' il '60: i maschi italici fanno lunghe code alla frontiera svizzera per accaparrarsi il peccaminoso mensile. Intanto le suffragette del nudo cominciano a farsi avanti: Laura AntonelU si fa spogliare da Patroni Griffi in «Divina Creatura», Florinda Bolkan in «Metti una sera a cena». Emmanuelle Riva con «Hiroshima mon amour» lancia il «nudo ideologico» subito preso a pretesto dai registi nostrani che dichiareranno a più riprese di mostrare tette e sederi non per fare dell'erotismo, ma per dissacrare le convenzioni borghesi, denunciare le contraddizioni della società del benessere, svergognare l'imperialismo americano eccetera, eccetera. Nel '70 cade ufficialmente il muro del pudore e non occorrono più né alibi né ideologie per denudarsi davanti alla cinepresa. Lo fa chi vuole: e lo vogliono in molte. Ormai le attrici si contendono l'obiettivo di Frontoni, il più ambito fotografo del set. Basta dare un'occhiata al suo libro «I miei nudi celebri» per ritrovarcele tutte, le dive, da quelle più disponibili a quelle al di sopra di ogni sospetto, rosee o abbronzate, posate su prati o divani come grandi farfalle, fra pellicce e fumate di veli. Jane Fonda, le sorelle Kessler in nudo gemello, Mariangela Melato in nudo intellettuale, Ornella Muti in nudo nudo, Deba Boccardo nuda, ma con la pamela a fiori in testa. Quelle che si mettono in mostra per puro esibizionismo e quelle che lo fanno per sfida: come Anita Ekberg che si fa fotografare a cinquantanni suonati per dimostrare che non è poi così sfatta come si dice (ma il dubbio rimane). 0 Milena Vukotic per dimostrare che se vestita ha l'aria dimessa di una suorina, nuda con il corpo sottile e la pelle trasparente sembra un Klimt. Oggi esiste ormai una demarcazione precisa fra quelle che non si spogliano, Margherita Buy, Monica Bellucci, Chiara CaseUi e quelle che si spogliano con la massima disinvoltura. Come Francesca Neri giunta al successo per aver accettato nel film di Bigas Luna, «Le età di Lulù», un ruolo compromettente e impegnativo. Rischio che l'attrice, con grande abilità, ha trasformato in successo. «Spogliarmi non mi procura alcun fastidio». Altrettanto disinvolta, Anna Galiena: «Mi spoglio senza problemi perché considero la nudità una questione professionale per chi, come me, fa questo mestiere. Inoltre, a me piace moltissimo star nuda». A questo punto, viene da chiedersi: come sarà accolto, il riflusso? In fondo, è molto più facile sapersi spogliare che sapersi vestire. Donata Gianeri A Ursula Andress n alto le Kessler a destra la Antonelli Sotto a sinistra la Buy, a destra la Kinski |FOTO FRONTONI!

Luoghi citati: Africa, Hollywood, Italia, Rhodesia, Roma, Venezia