Il giallo del «Placido Don»

Il giallo del «Placido Don» Il giallo del «Placido Don» Fu davvero un plagio? La polemica continua IH L placido Don fu davvero un plagio, come sostenne la dissidenza sovietica da Solzenicyn a Medvedev? I Tre anni fa a Mosca ò stato ritrovato il manoscritto originale, ma la questione non e ancora chiusa. Il giallo dell'unico romanzo nato dal cuore del «realismo socialista» e premiato dall'Accademia di Stoccolma sembra destinato a non risolversi. Ora la rivista russa Problemi di letteratura promette per il prossimo numero un saggio decisivo sulla vicenda, intricatissima, dell'uso che Sholokhov fece rispetto alle molte «fonti». Ma lo slavista Vittorio Strada, direttore dell'Isituto italiano di cultura a Mosca, e scettico: «Non credo proprio che questa querelle letteraria possa finire presto». Sholokov, autore ritenuto ormai privo di attrattive dai nuovi scrittori russi, è diventato una «bandiera» per la cultura d'impronta nazionale, se non nazionalista. E l'accusa di plagio brucia ancora. Venne formulata per la prima volta nel 1928, quando iniziò la pubblicazione del romanzo. Sembrava incredibile che Sholokhov, allora poco più che ventenne, avesse scritto un'opera così complessa. L'anno successivo l'Associazione degli scrittori proletari formò una commissione per verificare le voci, anonime ma insistenti, e nel '30 le conclusioni furono pubblicate sulla Pravda: chi accusa Sholokhov, si disse, è un calunniatore. La polemica tornò a divampare dopo il Nobel. Fu lanciata, in modo assai più vigoroso, da un libro pubblicato a Parigi (in russo) dalla moglie di uno studioso sovietico e firmato con uno pseudonimo. La prefazione era di Solzenicyn ed avvalorava una tesi insidiosa: Sholokhov si sarebbe servito in larga parte di materiali scritti da Fjodor Krjukov, un letterato cosacco che durante la Rivoluzione si era schierato con i «bianchi», aveva combattutto i comunisti ed era morto di tifo nel 1920. Il suo nome, ovviamente, fu «cancellato» dagli annali letterari sovietici. Le sue carte scomparvero. Nel '77 fu la volta di Medvedev. L'allora capofila della dissidenza moderata al regime sovietico (poi rientrò nei ranghi dell'ufficialità) attribuiva l'opera a Krjukov, in base a un suo procedimento d'analisi stilistica. «In seguito Medvedev cambiò idea», ci spiega Strada. E nell'84 due studiosi norvegesi, esaminando Il placido Don al computer, assolsero Sholokhov dalle accuse di plagio. Fu anche l'anno, quello, in cui lo scrittore morì, «ucciso dalle accuse di Solzenicyn», come scrisse nell'87 sulla Pravda l'amico Anatolij Kalinin, criticando i brezneviani perché non avevano difeso con sufficiente energia l'autore del Placido Don. Sembrava tutto finito, una storia da guerra fredda. Ma nel '91, a sorpresa, il ritrovamento del manoscritto originale. Un giallo risolto? «Niente affatto risponde Strada -. E' certo che si è servito di molte fonti non dichiarate», e non solo di Krjukov. «Le pubblicazioni sull'argomento ormai sono molto numerose, e a meno di non essere specialisti di Sholokhov è quasi impossibile seguire punto per punto il dibattito». E, in attesa del saggio «definitivo», il dubbio continua. [r. e] Roy Medvedev e alla sinistra Alexandr Solzenicyn: entrambi accusarono Sholokhov di plagio

Luoghi citati: Mosca, Parigi, Stoccolma