Un frac per Sholokhov in segreto di Cesare Martinetti

DOCUMENTI. Dagli archivi di Mosca, la «telenovela» del primo Nobel sovietico DOCUMENTI. Dagli archivi di Mosca, la «telenovela» del primo Nobel sovietico Un frac per Sholokhov, in segreto Trattative per 11 anni, intervenne anche Breznev MOSCA 1 DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Segretissimo», «Urgentissimo. ..». Con il solito corredo di timbri che fanno pensare ad una nazione sempre in guerra con il mondo intero e con se stessa, il 29 novembre 1965 il compagno Ghennadi Kunitsyn, vicecapo della sezione cultura del Comitato centrale del partito comunista dell'Unione Sovietica, invia una breve lettera al vertice supremo del pcus ponendo un problema delicato: mancano solo 9 giorni al conferimento del premio Nobel al compagno Sholokhov e non abbiamo un frac da dargli per la cerimonia. Possiamo comprarlo all'estero? Si può, si può. L'occasione è storica, il Comitato centrale del partito comunista dell'Urss cede ai formalismi borghesi degli accademici di Stoccolma e invia al compagno Kunitsyn 3 mila dollari per acquistare a Helsinki non solo il frac destinato a Sholokhov, ma anche abiti adeguati per la moglie ed il seguito. E' l'epilogo melodrammatico di come fu assegnato per la prima volta il Nobel per la letteratura ad uno scrittore sovietico. Una telenovela che si è protratta per ben undici anni, incapsulata dentro il rigore delle rigidità sovietiche più forti della destalinizzazione che attraversava il Paese. L'itinerario del Nobel a Mikhail Sholokhov, autore del Placido Don, è stato ricostruito in questi giorni da Moskovskie Novosti su documenti inediti raccolti dalla rivista Kontinent. E' un viaggio surreale dietro le quinte del regime. E' cominciato tutto il 21 gennaio 1954 quando Boris Polevoj, segretario dell'Unione degli scrittori dell'Urss, informa l'ideologo del pcus Mikhail Suslov che il comitato del Nobel aveva inviato a Mosca la proposta di indicare un candidato sovietico al premio. «Non c'è bisogno di ricordarle - scrive Polevoj a Suslov - che il Comitato per il Nobel è una delle organizzazioni più reazionarie dell'Occidente che ha conferito il premio a Churchill per le sue memorie e al generale Marshall per la pace». Che fare? Polevoj - prudente indica due alternative: «Possiamo . rifiutare pubblicamente con una motivazione politica, oppure accettarlo imponendo la scelta di un nostro scrittore con la motivazione di essere un "attivo partigiano della pace"». Suslov - gelido - risponde con una riga: incaricare la sezione scienza e cultura del Comitato centrale. Il 25 febbraio l'Unione scrittori comunica a Stoccolma di aver scelto Sholokhov: «... discendente dagli strati popolari, da una famiglia di cosacchi del Don, Sholokhov vive tra la sua gente e concepisce la sua opera in modo inseparabile dalla vita e dagli interessi degli uomini semplici sovietici... la sua opera indubitabilmente contribuisce al progresso dell'umanità e al rafforzamento dei legami del popolo russo con i popoli degli altri Paesi». Benissimo, rispondono da Stoccolma, ma troppo tardi: la candidatura doveva arrivare entro il primo febbraio: «Sarà per il prossimo anno. Grazie e arrivederci». Passano quattro anni, non accade nulla, ma il vento cambia. Nel 1958 gli accademici svedesi propendono per l'«antisovietico» Pasternak. Da Mosca mettono in movimento l'ambasciata sovietica a Stoccolma per bloccare l'operazione facendo pressioni sugli intellettuali locali per mostrare «all'opinione pubblica svedese che Pasternak non gode il riconoscimento degli scrittori sovietici, né dei progressisti del resto del mondo». Ma il premio va all'autore del Dottor Zivago e il progetto Sholokhov si inabissa nuova- mente nell'oblio. Passano altri 7 anni e apprendiamo da una lettera autografa di Sholokhov a Leonid Breznev (da poco segretario generale dopo la defenestrazione di Krusciov) che la questione è tornata d'attualità: «Caro Leonid Ilijch - chiede deferente lo scrittore cosacco il 30 luglio 1965 - vorrei sapere come reagirà il presidium del pcus se il Nobel (malgrado le convinzioni di classe del comitato svedese) sarà conferito a me. Cosa mi consigliate?». Con rara tempestività il 2 agosto l'imperituro compagno Kunitsyn risponde che «non ci sono più motivi per rinunciare al premio». Manca solo il frac per Sholokhov. Ma se ne accorgeranno pochi giorni prima della cerimonia. Cesare Martinetti Tutto pronto, mancava l'abito da cerimonia: l'acquisto fu deciso dal Comitato centrale Mikhail Sholokhov, premio Nobel per la letteratura nel 1965. A destra, i cosacchi da lui descritti