Steinbeck e i suoi derelitti, amici per finta di Fabio Galvano

Steinbeck e i suoi derelitti, amici per finta Esce a Londra una biografia-verità dello scrittore americano: un opportunista maestro di falsità? Steinbeck e i suoi derelitti, amici per finta Inumano con la prima moglie, egoista con la seconda: solo la terza resistette LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Una commedia delle falsità, più che l'intimo bisogno di immedesimarsi nei personaggi dei suoi romanzi? Ricostruire oggi la contorta e difficile esistenza di John Steinbeck, tanto più in un ambiente letterario che lo considera «fuori moda» e che gli svaluta il Nobel vinto nel 1962, non è impresa facile. Ma non è in un cedimento alla facile denigrazione, quanto piuttosto in uno sforzo di verità ammantato di profonda ammirazione, quasi d'amore, che il poeta e scrittore americano Jay Parini rivela uno Steinbeck più gretto (e anche crudele con la prima delle tre mogli, maltrattata e sommariamente liquidata) di quanto il mito suggerisca. Prima delle falsità sarebbe proprio l'immagine di reietto. E' vero: il cantore della depressione, dell'America povera, della società squassata da pregiudizi razziali e ingiustizia politica, dopo avere lasciato senza laurearsi l'università di Stanford aveva fatto in gioventù il cow-boy, il falegname, il marinaio e il muratore. E proprio in quella fase della sua vita - come nelle successive inchieste giornalistiche sull'immigrazione - avrebbe conosciuto i modelli dei suoi personaggi Ma la falsità, secondo Parini, che dalla cattedra di Oxford lancia una biografia di Steinbeck già additata come essenziale alla conoscenza del romanziere scomparso nel 1968, stava nell'atteggiarsi a compagno di sventura delle classi più umili, di avvinazzati, immigrati e barboni: «Proprio lui che proveniva da una famiglia borghese con cameriera in casa, che riceveva dal padre un assegno mensile di 50 dollari (una cifra, a quei tempi), che viaggiava sempre in prima classe e che quando veniva in Europa occupava un'intera suite del Dorchester a Londra o del Georges V a Parigi». Un'altra falsità - o si tratta piuttosto di opportunismo? - fu nel negarsi quel cedimento «borghese» che sono le gioie della paternità. «Aveva paura che un figlio avrebbe interferito con la sua attività letteraria». E così, quando la moglie Card Henning si scopri incinta, lui la costrinse a abortire. Fu la prima di tante macchie nella sua esistenza privata, e forse anche la più drammatica: l'intervento andò male, Carol dovette subire un'isterectomia. «Fu un trattamento inumano», commenta Parini. 11 matrimonio sopravvissuto agli anni difficili, con lei che fedelmente gli batteva a macchina i lavori e nel 1939 gli aveva anche dato il titolo per The Grapes of Wrath (malamente tradotto in hìirore) - naufragò in un clima di sospetto (lei si sentì tradita, e lo tradì davvero con lo scrittore Joseph Campbell che vent'anni dopo sarebbe diventato il guru degli hippie californiani). Che il suo rifiuto di avere un figlio fosse tutta una messinscena risultò chiaro qualche anno dopo, quando Steinbeck di figli ne ebbe due, ma dalla seconda moglie: la cantante di night club Gwyn Gon- ger, sposata nel 1943 e di 18 anni più giovane. E che il suo rapporto con le mogli fosse falsato dall'egoismo e dal protagonismo è confermato dalla fine che fece anche quel secondo matrimonio. Soltanto il terzo, con Elaine Scott (ex moglie dell'attore Zachary Scott, sposata nel '48) avrebbe resistito agli alti e bassi dei suoi umori. E' lei, infatti, a presentare oggi l'opera di Parini all'ambasciata americana di Londra, e a lanciare con l'editore Heinemann un concoreo (25 milioni di premio) per «un romanzo scritto nello spirito di Steinbeck». Dalla biografia di Jay Parini emerge a più riprese il «lato oscuro» del romanziere. Anche quando Hollywood lo scoprì, dopo il successo di Pian della Tortilla nel 1935, lui continuò a trastullarsi nel falso mondo di cui s'era circondato, quasi che le proprie insoddisfazioni e i propri complessi potessero svanire soltanto attraverso la familiarità con i diseredati di questo mondo, protagonisti di Uomini e topi e Furore, prima delle maggiori opere della maturità {Vicolo Cannery, La valle dell'Eden, L'inverno del nostro scontento). E', secondo Jay Parini, come se Steinbeck - sempre insoddisfatto di sé, turbolento cercasse un'identità, umana e letteraria, quasi prevedendo una celebre critica del New York Times che gli negava di avere «lasciato un'orma sulla letteratura della nostra epoca». Il clima di sospetto non s'è mai cancellato; e ora qualcuno cerca di spiegarlo. Fabio Galvano Si finse compagno di sventura, era un ricco borghese John. Steinbeck nel '62. con la terza moglie

Luoghi citati: America, Europa, Hollywood, Londra, Oxford, Parigi, Pian Della Tortilla