La Cgil benedice la Stet «Italtel buona intesa» di Francesco Bullo

La Cgil benedice la Stet «Italtel, buona intesa» La Cgil benedice la Stet «Italtel, buona intesa» DOPO L'ACCORDO CON LA SIEMENS ■ L sindacato ha sempre I guardato con sospetto lo H sbarco di stranieri in Italia. Tante alleanze, in passato, hanno trovato l'opposizione delle rappresentanze dei lavoratori che alcune volte hanno parlato, senza mezzi termini, di «svendite». Questa volta invece il matrimonio tra ITtaltel e la tedesca Siemens, firmato dall'amministratore delegato della Stet, Michele Tedeschi, e da Erwin Hardt, presidente del colosso germanico delle telecomunicazioni, soddisfa i sindacalisti che valutano positivamente la nascita di una nuova società manifatturiera. «Il caso Italt.el - ha detto Sergio Cofferati (Cgil) - dimostra che si può internazionalizzare senza cedere le armi, senza partire sconfitti». Firn, Fiom e Uilm, dal canto loro, nel ricordare i termini del memorandum d'intesa rilevano che vitine «confermata la scelta di un mantenimento del rafforzamento di una presenza industriale nel settore telecomunicazioni in Italia». Secon- do le tre organizzazioni, i problemi di un riassetto organizzativo dovranno essere affrontati «dentro una logica di sviluppo di nuovi prodotti e nuovi mercati» rafforzando il sistema di relazioni industriali che ha «finora consentito di gestire positivamente i difficili processi di riorganizzazione». Insiste Cofferati: «Due sono gli aspetti positivi. Il primo è dato dalla nuova dimensione di risorse e mercati; il secondo dal carattere europeo dell'alleanza. E' una vicenda, quella Italtel, che dimostra come si possano realizzare accordi di integrazione mantenendo l'identità dei produttori nazionali e garantendo al Paese una presenza attiva in settori strategici». Tuto bene, dunque. Ma che sarà dell'occupazione? «Non dovrebbero esserci dei tagli risponde Cofferati -; lo sviluppo dovrebbe consolidarsi e dare spazio, successivamente, a nuovi posti di lavoro. Il processo di internazionalizzazio- ne delle attività manifatturiere è un primo passo importante. Poi dovranno procedere alla privatizzazione della Stet». Siete favorevoli a questo disegno? «I processi di privatizzazione devono andare avanti con il massimo di trasparenza e garantire, in un settore delicato ma decisivo per l'informazione come quello delle telecomunicazioni, un'adeguata presenza del capitale italiano». Anche il Silt (telefonici della Cisl) giudica positiva la proposta dell'Iri di privatizzare la Stet, anche se manca ancora un indirizzo chiaro sul ruolo dei lavoratori in questo processo. Lo ha affermato in una nota Franco Domenghini, segretario generale della categoria, che aggiunge: «La previsione dall'azionariato diffuso in forma individuale non basta. Bisogna prevedere forme di partecipazione al capitale della Stet, da parte dei lavoratori, attraverso organismi collettivi, come i fondi pensione integrativi o altri strumenti simili. Solo così i lavoratori avranno un ruolo determinante ed una collocazione responsabile all'interno del gruppo Stet». I sindacati intanto hanno stabilito di convocare un «osservatorio strategico» appena verranno completati i piani produttivi della nuova società per un esame più approfondito degli stessi. Francesco Bullo Sergio Cofferati

Persone citate: Cofferati, Erwin Hardt, Franco Domenghini, Michele Tedeschi, Sergio Cofferati

Luoghi citati: Italia