« Un disastro ecologico»

I campi allagati dal petrolio diventeranno improduttivi. Rischi di inquinamento per i corsi d'acqua I campi allagati dal petrolio diventeranno improduttivi. Rischi di inquinamento per i corsi d'acqua « Un disastro ecologico» Oleodotto in fiamme, la rabbia di Ivrea OVEVAMO dargli retta: Fermo aveva ragione a non voler far passare l'oleodotto in mezzo al nostro paese: 'Là sotto passa petrolio non acqua' continuava a ripetere, nessuno però gli dava retta». Era stato l'unico, Fermo Giugler, classe 1905, morto qualche anno fa, a dire no alla Snam che agli inizi degli Anni '60 era arrivata a Baio Dora per piazzare le condotte dell'oleodotto che, partendo da Pavia, doveva portare il greggio fino a Martigny in Svizzera. «Lui aveva cercato di conviverci che quei grossi tubi pieni di petrolio non potevamo essere interrati sotto i nostri campi di granoturco» dicono in paese. La sua battaglia privata all'oleodotto, Fermo Giugler era riuscito a vincerla: «Il progetto iniziale prevedeva infatti che i tubi passassero addirittura sotto il cortile della sua cascina: dopo ricorsi e denunce, alla fine la Snam dovette arrendersi a quel contadino ostinato e far cambiare percorso alle tubazioni» ricorda Quirino Perfetti. Domenica di elezioni a Baio Dora, 500 anime, a pochi chilometri dal Comune di Borgofranco d'Ivrea; ma soprattutto il giorno dopo l'esplosione dell'oleodotto. Nella piazzetta della chiesa, la gente esce da messa con in mano i rami d'ulivo appena benedetti. Don Leo Bovis si ferma a chiaccherare con i parrocchiani prima di rientrare a Borgofranco: «Paura? Forse subito, quando sabato abbiamo visto quel fumo nero salire così in alto: nessuno sapeva ancora che si era aperta una falla nell'oleodotto. Sparito il fumo è tornata la calma». Sulla «provinciale» che attraversa Baio, al di qua dell'autostrada Torino-Aosta, continua il passaggio dei mezzi dei vigili del fuoco e dei camion delle imprese impegnate nella bonifica dei terreni: «Hanno lavorato tutta la notte, anche i pompieri che sabato pomeriggio erano a pochi metri da quel tubo che all'improvviso ha preso fuoco». Al disastro ecologico, poteva aggiungersi anche una tragedia. La gente di Baio l'ha capito subito: «Nessuno voleva dirci niente: i carabinieri tiravano dritto, impossibile parlare con quelli della Snam, mentre il fumo si faceva sempre più spesso». Giuseppe Raga: «Era dal mattino che sentivamo uno strano odore, in paese dicevano che si era spaccato il gasdotto. Sono arrivati quelli dell'Azienda gas di Ivrea: per loro tutto era in regola. Ma la puzza non se ne andava». Nessuno ha pensato al vecchio oleodotto posato trent'anni fa, quando a Baio Dora si cominciava a parlare anche della nuova autostrada per la valle d'Aosta destinata a tagliare in due la frazione. «In quegli anni, il paese era diventato un grande cantiere: qualcuno protestava per i prezzi ridicoli pagati per i terreni espropriati, c'era l'Olivetti che continuava ad assumere. Nessuno pensava come avrebbe potuto cambiare la nostra vita quell'autostrada e quell'oleodotto». Tutti avevano accettato gli indennizzi per i danni causati dai lavori. Solo Fermo Giugler continuava la sua battaglia solitaria: «Cercava di convincere la gente di Baio Dora che non si poteva pensare di piantare il granoturco sopra i tubi pieni di greggio: - ricorda ancora Quirino Perfetti - qualcuno lo prendeva per matto e non capiva perchè si ostinava tanto contro un'opera che in fondo non si vedeva. Se fosse vivo, oggi Fermo si sarebber preso una bella rivincita». Arriva l'ingegner Natale Inzaghi, comandante provinciale dei vigili del fuoco: «Siamo riusciti a bloccare la fuoriuscita di greggio, certo i danni alla campagna sono notevoli anche perchè le fiamme correvano velocemente». Gli alberi a ridosso dell'autostrada, per un tratto di quasi un chilometro, sono scheletri anneriti: il calore del greggio incendiato ha reso precaria la stabilità di alcuni tralicci dell'Enel. «In quei terreni non crescerà più nulla ripete Antonio Vigliermo - il petrolio ha coperto tutto, non sappiamo quanto ne sia uscito da là sotto e soprattutto dove sia andato a finire». Non nelle falde che alimentano l'acqueodotto, assicurano i tecnici dell'Usi: «Ma anche l'oleodotto dicevano che era sicuro, che era sempre tenuto sotto controllo». A Baio Dora, la paura sembra essere passata: la rabbia, invece, sta crescendo. «Dopo anni di polemiche e proteste siamo riusciti a far piazzare alcune protezioni accanto all'autostrada per far diminuire il rumore dei Tir ed abbattere i fumi degli scarichi: ci siamo però dimenticati dei tubi del metano e dell'oleodotto, viviamo a due passi da una polveriera e non ce ne siamo mai resi conto». Chissà cosa avrebbe detto Fermo Giuglere, nemico numero di quell'oleodotto? «Sarebbe stato il giorno della sua rivincita» risponde senza esitazione Quirino Perfetti. Una rivincita pagata a caro prezzo dai tanti contadini rimasti a piantare granoturco intorno all'autostrada: «Da noi la gente è affezionata alla terra, alle colline, a tutto quanto è tradizione» dicono con orgoglio a Baio Dora dove insieme all'oleodotto maledetto convive anche un centro entologico che è riuscito a salvare la storia e la cultura popolare di tanta gente: dove alla sera ci si ritrova a cantare nell'osteria del centro, vecchi e giovani insieme. Per ricordare canzoni imparate da chi se ne andato per sempre, come Fermo Giugler, il nemico dell'oleodotto. Guido Novaria FotiK> Minister© dell'Ambiente i> x Porto Marqhero [VE] m Volpiano[TO| | B Mantova Ferrara • Ravenna li . tv1 r in Napoli 1 Taranto Brindisi «3 ! Gela [CL F~T LE AREE AD VI \ rmH^- L'incendio dell'oleodotto scoppiato per una falla a Borgofranco di Ivrea