Il sogno di Giustiniano di Gabriele Beccaria
Il sogno di Giustiniano Il sogno di Giustiniano Un millennio e mezzo di storia LA Grande Chiesa. La meraviglia delle meraviglie. La costruzione più sontuosa dall'epoca della Creazione. Il luogo-simbolo del neoimpero bizantino. Santa Sofia. Così la volle Giustiniano nel 532, all'indomani della tentata rivoluzione che per una settimana tenne in scacco il monarcalegislatore, devastò Costantinopoli e la sfigurò in una rovina fiammeggiante. Piegati gli insorti, massacrati a migliaia dalla guardia di Belisario, l'imperatore ordinò la ricostruzione dell'antica basilica eretta da Costantino due secoli prima e consacrata alla divina saggezza, «Agìa Sofìa». Le cronache di palazzo narrano con enfasi che le province d'Oriente e d'Occidente furono mobilitate per la colossale impresa. Per la cupola di 55 metri si ricorse agli artigiani di Rodi che produssero migliaia di mattoni impastati con una terra finissima: ce ne volevano 12 per raggiungere il peso di uno ordinario. Ciascuno recava incisa la scritta beneaugurante: «E' Dio che l'ha fondata ed è Dio che le recherà soccorso». Al di sotto furono innalzate 107 colonne, scelte secondo calcoli che intrecciavano l'ingegneria con la mistica. Il 107 - si riteneva - sarebbe stato un numero di buon auspicio. Santa Sofia fu completata nel 537. Seguirono due settimane di preghiere e distribuzioni pubbliche di denaro. Giustiniano aveva di fronte un monumento capace di sfidare il tempo. Gli architetti greci erano riusciti a riprodurre nella pietra e nel marmo il miracolo immaginalo dall'imperatore assetato di assolutismo e di glorie militari. Antemio di Tralles e Isidoro di Mileto avevano realizzato un edificio dalla pianta quadrata, articolata in uno spazio centrale ellittico e in due navate laterali. Al di sopra, una cupola e due semicupole. Nasceva la creatura più celebrata dell'arte bizantina. Santa Sofia si elevava a microcosmo dell'universo cristiano, una visione mozzafiato che sarebbe diventata l'icona di Costantinopoli e la fonte di ispirazione per le future moschee della capitale, innalzate dai conquistatori tur¬ chi. Appena un ventennio dopo la consacrazione, un terremoto polverizzò la cupola. Isidoro di Mileto il Giovane la ricostruì, diminuendone diametro e altezza e aggiungendo una serie di contrafforti esterni per irrobustire le mura. Giustiniano officiò la seconda inaugurazione la notte di Natale del 563. A quel punto, Santa Sofia apparì ai contemporanei un'opera indistruttibile, intrisa di un'aura divina. Che per otto secoli rimase pressoché intatta. Solo nel 1346 la cupola fu rimaneggiata una seconda volta. Ma l'impero stava morendo. La sera della presa di Costantinopoli, il 29 maggio 1453, Maometto II la visitò emozionato e ordinò di trasformare in moschea il sogno di Giustiniano. Sapeva che «a Costantinopoli il popolo ha l'Ippodromo, l'imperatore il Sacro Palazzo e Dio Santa Sofia». Gabriele Beccaria Maometto II la trasformò in moschea nel 1453 Santa Sofia Dal 1935 è un museo
Persone citate: Rodi
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