La notte dei maxischermi di Maria Grazia Bruzzone

u La notte dei maxischermi / leader tra piazze e televisioni u r%/4 II ROMA N maxischermo per il popolo di sinistra a piazza dei Campitelli, sede dei Progressisti a un passo da Botteghe Oscure dove veglierà Occhetto. Un altro sul palcoscenico allestito nella mega sala congressi del Jolly Hotel, dove alla fine calerà Silvio Berlusconi. L'enorme aula magna del Collegio del Nazareno per contenere i giornalisti e la folla dei militanti di Alleanza Nazionale che aspettano il trionfo di Fini. A parte il Viminale, la lunga notte elettorale si giocherà tutta in questo triangolo, già abbondantemente presidiato dai camion delle televisioni, cavi e antenne che spuntano da tutte le parti. Un triangolo e non un quadrilatero. Per la prima volta da quarantacinque anni, piazza del Gesù sarà infatti semideserta, occupata simbolicamente soltanto da Michelangelo Agrusti e dal portavoce del segretario Giudici. Martinazzoli e Segni resteranno tranquilli nelle loro case di Brescia e Sassari. Chissà che nella storica sede della de non capiti invece De Mita il quale, dopo aver condotto la campagna per il suo successore irpino Salverino De Vito, ha fatto sapere che sarà a Roma, disponibile per dichiarazioni e commenti. Un triangolo di fuoco, dove fervono i preparativi. Ai Campitelli lo schermo lo monteranno stamattina, per non disturbare il traffico peraltro già ostruito da una gigantesca gru della Finivest, ripiegata fra le transenne, con in cima un paraboloide rosso. Ma al piano terra di palazzo Albertoni Spinola, dove, due piani sotto la storica sede dell'Associazione Italia-Urss, abitano i progressisti, tutto è pronto per ricevere dati, candidati, ospiti e giornalisti. Una festa? «Per carità». Fabio D'Onofrio, del comitato nazionale, non si sbilancia. «Verranno personaggi dello spettacolo e della cultura, ma non per cantare o ballare». Anche i politici si limiteranno a un passaggio. Ci saranno sicuramente quelli di Ad e i Verdi, che non hanno sedi all'altezza e forse Adornato e Ayala resteranno tutto il tempo. D'Onofrio ha ancora in mano l'ultimo fax appena arrivato, della Nippon Televisione Network ed è preoccupato per la capienza del salone. La Ntv chiede l'accredito per 5 persone: giornalista, interprete, coordinatore, cameraman, fonico. Le testate da ospitare finora sono più di 100. Quella del numero di giornalisti accreditati e, soprattutto, l'attenzione degli stranieri, è quasi una gara fra i partiti. Un nuovo status symbol. L'affluenza di testate e tv straniere quest'anno è davvero eccezionale. Sono arrivati persino dall'Australia, dalla Nuova Zelanda, e molti dal Giappone, interessati a verificare il nuovo sistema maggioritario che anche loro hanno appena approvato. Solo alla sala stampa computerizzata del Viminale hanno chiesto di entrare in 300. Al Bottegone, letteralmente circondato da pullman-regia e camion col gruppo elettrogeno, vantano già sette telecamere installate, compresa la tv spagnola. «Dovremo buttar giù le pareti», scherza l'ufficio stampa. Quelli di Forza Italia sorridono. Al Jolly, quartier generale degli uomini di Berlusconi, i giornalisti accreditati sono 200, e 50 le troupes televisive, 30 delle quali straniere. E' stato affittato l'intero piano. Con saloni, sale e salette a disposizioni, anche per interviste personalizzate. Mentre fra le moquettes grigie soffiano gli aspirapolveri, la sede del movimento, a via dell'Umiltà è piena di gente al lavoro. Al piano terra, alle pareti, ci sono ancora le carte topografiche dei quartieri del fatidico collegio di Roma 1 di Berlusconi-Spaventa-Michelini dove è stato fatto il porta a porta. Ogni zona «battuta», una bandierina tricolore. Fra manifesti e stemmini, monitor e telefoni, discute un gruppo di rappresentanti di lista. «Ne abbiamo uno per ogni sezione, 3000 nel Lazio», spiega Filippo Pepe, coordinatore romano. Attraverso la rete di candidati, rappresentanti di seggio, telefonini, computer ridisegnati dal «mago» americano Paul Moore, Forza Italia romana conta di dare in tempo reale lo spoglio dei dati di Roma 1, e via via quelli del Lazio. Anche Largo del Nazareno è occupata dalle televisioni. Ma non per via della sede del PattoSegni, ieri deserta, stasera presidiata dall'economista Marco Bal- dassarri e forse, se non sarà in tv, da Michelini. L'attenzione è tutta per il collegio privato dove alle 9 arriverà Fini, con le sue truppe di sostenitori. «Vedremo come contenerli. Ma come si fa a dire di no ai nostri?», spiega eccitato Francesco Storace, già portavoce di Fini, oggi candidato a Roma. «Se i risultati sono come gli exit-polis che ci stanno arrivando, si va al governo». Maria Grazia Bruzzone Per la prima volta quasi deserta la sede de in Piazza del Gesù A destra, la sede del partito popolare a piazza del Gesù Il leader «pattista» Mario Segni. A destra, Ferdinando Adornato