i moschettieri della replica all'ombra di Voltaire di Alessandra Comazzi

/ moschettieri della replica all'ombra di Voltaire TIVÙ'& TIVÙ' / moschettieri della replica all'ombra di Voltaire LA sigla li mostra tutti e cinque più giovani mentre cantano o fanno mostra di cantare il «Gaudeamus igitur», l'inno della goliardia, in mezzo a un prato verde dove, forse, crescono speranze che si chiamano ragazzi, quello è il grande prato dell'amore. Sono cinque improbabili giovanotti, vestiti nel modo meno pittoresco possibile, blazer blu, pantaloni grigi, cravatta regimental. Soltanto uno di loro indossa una giacca di velluto bordeaux, ed è il cosiddetto «direttore», Sandro Paternostro. E' passato qualche anno, ma «Diritto di replica» continua ad andare in onda su Raitre con formula esatta e inalterata. Sotto lo slogan di Voltaire «io non condivido le tue opinioni ma sono pronto a dare la vita perché tu le possa sostenere», ogni settimana si avvicendano sulle poltroncine azzurre dello studio quattro signori che sono stati attaccati dai media. L'altra sera c'erano Claudia Mori, Natalia Aspesi, Riccardo Trespidi e Tinto Brass: davanti a ogni ospite si I siedono a turno Oreste De ForI nari, Fabio Fazio, Stefano Ma- gagnoli ed Enrico Magrelli, incaricati di raccogliere le parole degli accusati. Si proietta una scheda cattivella sul personaggio, ogni replica dura tre minuti esatti scanditi da un orologio, il tempo impiegato a far domande non viene calcolato. Sandro Paternostro sovrintende c guarda dall'alto, relativo deus ex machina; alla fine porge la cosiddetta «domanda delle cento pistole», e pure un regalo-contrappasso. Esempio: Natalia Aspesi doveva difendersi dalle accuse, mosse soprattutto da Oreste del Buono che se ne intende, secondo le quali le lettere cui risponde nella sua rubrica «Questioni di cuore» sul Venerdì di Repubblica sono false. Ebbene, per lei il regalo di contrappasso è stato una divisa da postina, «un vestito che è anche scuro e così snellisce», le ha detto poco carinamente Paternostro. Strano, perché normalmente il gruppetto è molto garbato, oltre che spiritoso. I quattro «replicanti» sono tutti un po' meno giovani rispetto alla sigla, ma almeno due tra loro sono molto più famosi: Fabio Fazio è esploso con «Quelli che il calcio...», la trasmissione più nuova e divertente dell'anno; Oreste De Fornari è diventato un «uomo-cult», conducendo con Gloria De Antoni e Daniele Luttazzi quel «Magazine 3» cui un pubblico non vasto ma molto molto affezionato non rinuncerebbe mai (la nuova febbre del sabato sera...). Regista è Paolo Beldì, uno di quelli che si notano, in televisione, e che proprio a «Diritto di replica» ha cominciato a mostrare il suo gusto sadico e ormai mitico per i particolari: una scarpa, una ruga sul collo, un risvolto, un bottone tirato sul petto. Un programma veloce, che oltre tutto si permette, andando in onda intorno all'ora del vampiro, libertà che altri non si concedono. Da segnalare un nuovo exploit di «Scherzi a parte», venerdì sera su Canale 5, 9 milioni 363 mila spettatori: più o meno lo stesso numero di persone che ha seguito due giorni prima, sulla stessa rete, il «Braccio di ferro» Berlusconi-Occhetto. Alessandra Comazzi