Dacia di Dacia Maraini

Dacia Dacia «Io descrivo un conflitto» ROMA. Come sarà questa Camille Claudel scritta da Dacia Maraini? Una proto-femminista, un simbolo di autonomia artistica, un caso di emarginazione e schiacciamento della donna imposto dalla società maschile della fine del secolo scorso? Dacia Maraini sostiene di no. «Ho voluto mettere in scena un conflitto. Ognuno dei personaggi ha le sue ragioni: Camille che voleva scolpire e vedere riconosciute le sue opere; il fratello Paul che pure l'amava ma non aveva il coraggio di farla uscire dal manicomio; i genitori che mandavano una retta per mantenerla senza controllare dove finiva il denaro; Rodin che l'apprezzava e la stimava ma non voleva abbandonare la famiglia per lei e finì per sfruttare la sua giovinezza e il suo talento. Era una società dura, tradizionale, perbenista che non aveva nessuna conoscenza della malattia mentale, quella dell'Ottocento». Ma Camille era pazza o no? «Era ribelle e distruttiva. Ma non faceva del male a nessuno. Le sue lettere sono terribili. Oggi sarebbe stata lasciata libera di far quel che voleva. Ma allora il manicomio era una strada senza uscita: dichiarare pazzo qualcuno era un modo per liberarsene e contenere lo scandalo». Il testo è costruito come un pezzo di teatro «No». Auguste Rodin, il celebre autore di «Il bacio», è morto e da morto racconta la storia di Camille entrando e uscendo dall'azione insieme agli altri sette personaggi, un modo di far teatro che Maraini definisce moderno e tradizionale. [si. ro.]

Persone citate: Auguste Rodin, Camille Claudel, Dacia Maraini, Rodin

Luoghi citati: Roma